La vera sorpresa

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Avrei desiderato lasciarmi cullare dalle sue forti braccia una vita intera. Non riuscivo a stavcargli gli occhi di dosso, era una droga per me e tutto ciò che desideravo era un'overdose di lui.

Quel momento magico finì ben presto. Tornammo alla macchina e lui sedette avanti. Mio fratello ed Alex erano molto in sintonia, andavano d'accordo, ed io ero felicissima di questo. A volte parevano essere una coppia, ridacchiavano e spettegolavano assieme, si scambiavano sguardi maliziosi, complici e curavano gli stessi interessi. Uscivano insieme in mountainbike, tante volte anche trascurando me. Una volta ho forato la bici di Alex, perchè volevo restasse a casa a farmi le coccole, ma lui aveva una ruota di scorta, o qualche stregoneria del genere, insomma il risultato fù che io restai a casa da sola e mio fratello si godette il mio Alex per tutto il pomeriggio.

<<abbassa un pò, sono appena arrivato, mi piacerebbe scambiar due chiacchiere lungo il tragitto.>>
Ad Alex non importava davvero di scambiar due chiacchiere, ma sapeva quanto fossi infastidita dall'alto volume della musica, così ordinò a mio fratello di abbassare il volume.
Ecco perchè lo amavo, non avevo bisogno di dirgli nulla che già sapeva cosa pensavo. Mi conosceva come nessun'altro mai ed era sempre pronto a far la faccia brutta per compiacere a me.
<<Non sei cambiato per nulla eh Alex?>>
<<Sono stato in svizzera, il cioccolato mi ha solo addolcito un pò ma sono sempre la stessa testa calda di un tempo>>
Sì, il mio Alex aveva trovato lavoro in una fabbrica di cioccolato, proprio come quella del film, o almeno così la immaginavo. Dato che il nostro è un paese che da poche, pochissime opportunità, grazie all'ausilio di un mezzo parente, riuscì a trovar lavoro in questa fabbrica. Tutto sommato è un'ottima cosa, un lavoro ben retribuito e non deve sporcarsi troppo le mani e poi l'odore di cioccolato che tutt'ora si porta addosso, lo rende ancor più affascinante.

La corsa finì, ed arrivammo a casa finalmente.
Mamma ci aspettava dietro la porta, e con grande stupore, anch'essa si buttò fra le braccia del mio Alex per porgergli un saluto.
<<Ragazzone! È da un anno che non passi a trovarci! Se proprio ti manca il cioccolato, posso procurarmelo anch'io!>> disse mia madre ridacchiando.
<<Si figuri Signora Bernardette, di cioccolato ne ho piene le tasche, sarebbe solo un pretesto per non passarla a trovare mai più quello. Ad oggi vengo qui, per lasciarmi alle spalle un pò di zuccheri>>
<<E per coccolare un pò mia figlia>>
<<Soprattutto>>
Mia madre riusciva sempre a mettermi in imbarazzo. La odiavo.

Li salutammo e a piedi ci incamminammo verso casa sua. Alex era orfano, aveva perso i suoi in un incidente stradale quando era soltanto un pargolo. Per un breve periodo a prendersi cura di lui è stata sua nonna, ma poi anche lei lo ha lasciato e sì è trovato a dover cavarsela da solo all'età di 14 anni.
Aveva ereditato questa casetta da sua nonna appunto ed è proprio li che ci stavamo dirigendo.

Arrivati entrammo in casa. Aveva sempre lo stesso odore di chiuso quella casa ma io la adoravo, mi faceva impazzire. Forse perchè mi ricordava dei bei momenti o forse perchè immaginavo il mio futuro assieme a Alex li, in quella casetta piccola e buia, fredda, dove ci si può scaldare solo con i corpi stessi.

Alex fece una doccia, ed io mi stesi a letto per aspettarlo. Non tardò molto e si stese affianco a me. Lo guardavo negli occhi mentre mi teneva stretta. Avevo la pelle d'oca, riusciva a trasmettermi e ergia passionale, mi sentivo amata. Mi rubò un bacio, poi un altro. Mi accarezzò il ventre, mi sfiorava la pelle, mi accarezzava. Sentivo caldo, iniziavo a bollire. Mi sollevò la felpa, mi accarezzò il seno e finimmo per fare l'amore.
Mi addormentai fra le sue braccia. Avevo trovato la pace dei sensi.

Era buio quando mi svegliai. Non ho la più pallida idea di che ora fossero. Alex dormiva, poveretto doveva esser stanco dopo il viaggio. Mi alzai dal letto per cercare un pò d'acqua, quando il suo cellulare ricevette una notifica.
"Sbrigati a tornare, molla quella puttanella e vieni da me, la mia vagina non vede l'ora di rivedere il tuo pene"

Mi cadde il mondo addosso. Alex, l'uomo che tanto amavo aveva tradito la mia fiducia con chissà chì per trastullare il suo membro. Non avevo neppure la forza per piangere o per lanciargli qualcosa addosso. Mi sentivo morta, e volevo soltanto tornarmene a casa. Lo lasciai lì da solo, nudo, senza neppure salutarlo. Lui non ha pensato a me quando mi tradiva. Non può essere un errore, non lo è mai, se io sono legata ad una persona, neppure ci provo a flirtare con altre. Adesso non merita nulla. Nulla da me.

Uscii di casa sbattendo la porta, pioveva. Tirai giù il cappuccio ed a grandi passi mi incamminai verso casa.

Ero pensierosa, quando ad un certo punto sentii una voce che mi disse:
<<non piove per nulla eh?>>
Dentro esplodevo dalla rabbia, ma quel ragazzo non meritava una risposta sgarbata, così cercai di esser educata il più possibile.
<<l'ironia è di certo un'ottima modalità d'approccio straniero>> gli dissi continuando a camminare.
<<PETER>> sentii urlare.
Così lo degnai di un'ultima sola risposta.
<<scusa se non mi trattengo Peter. Saluti>>
Percorsi gli ultimi cinquecento metri ed arrivai a casa. Mi lasciai Alex e la pioggia alle spalle, riempii la vasca da bagno, e mi lasciai cullare dall'acqua calda.
Afflitta dai pensieri mi addormentai li ormai inerme.

Mille e una notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora