Sola

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C'era la luce ma io vedevo buio. C'erano suoni ma io non sentivo nulla.
"Mia! Mia!" Esclamava mio fratello.
Mi guardai le mani, erano raggrinzite. Le bollicine del bagno schiuma erano oramai scomparse tutte,  ed il mio corpo era li, nudo, in quell'acqua cristallina, sporca solo del male che mi avevano fatto.
"Mia! Mia!" Continuava a dir lui.
"Rubert esci subito da qui, sono nuda!"
Non avevo realmente vergogna di farmi vedere da mio fratello per quello che sono veramente. Avevo il timore che mi vedesse in quello stato, non volevo farlo preoccupare, avevo davvero un pessimo aspetto.
"Ti aspetto in camera Mia!" Aggiunse lui mentre lasciava quella stanza.
Misi addosso un'accappatoio ed avvolsi un asciugamano ai capelli, aprii la porta per raggiungere la camera sua ma lui era già dietro la porta che mi aspettava. Mi abbracciò.
"Mia, non dirmi che..."
"Cosa Rubert? Cosa?"
"L'hai scoperto?" Mi domandò.
In quel momento ebbi un'altra batosta. Mio fratello, proprio lui, di cui mi fidavo ciecamente, mi aveva tradita. Lui sapeva tutto, eppure non mi aveva mai detto nulla.
"Va via! Va via per favore! Non voglio più vederti!"
"Mia, non volevo che tu stessi male"
"Credi d'aver risolto qualcosa così? Credi che nascondendomelo tu mi abbia fatto del bene? Ti sbagli Rubert, mi hai ferito, ancor più di quanto abbia fatto lui."
"Mia.." Disse un pò smorzato tentando di abbracciarmi.
"VA VIA HO DETTO!"
Su queste ultime,  mi voltò le spalle ed afflitto si allontanò da me.

Ero stanca nonostante quella notte dormii più delle altre notti. I miei capelli avevano perso di lucentezza, i miei occhi erano gonfi di lacrime, il mio corpo a pezzi. Il mio cuore distrutto.

Presi il cellulare, e feci per chiamare la mia migliore amica. Lei doveva sapere.
Al secondo squillo, lei mi rispose come sempre.
"Ehi bella Mia"
"Devi venire da me, ho una cosa da dirti."
"Mia, forse farò un pò tardi, ho giusto qualche impegno"
"Ti aspetterò"
"A dopo"
Chiusi la chiamata senza neppure salutarla. Ero arrabbiata con tutti, mi sembrava come se tutti mi stessero tradendo. Mi sentivo sola anche in mezzo alla gente.
Mi stesi sul letto per aspettarla, ancora in accappatoio, e in men che non si dica, le mie palpebre si abbassarono da sole. Dormivo.

Erano passate più di due ore quando mi svegliai. Guardai il cellulare, nessuna notifica, neppure la mia amica ci teneva a me.
Fuori c'era il sole. Tolsi l'accappatoio, mi legai i capelli, infilai l'intimo ed un paio di pantaloncini, misi la prima t-shirt che mi capitò fra le mani, rubai la bici a mio fratello ed uscii di casa. Senza una meta. Con la bici, io che la bici l'ho sempre odiata.
Forse stavo ferendo il nemico con la sua stessa arma.
Avevano ragione gli altri, non è poi così male andar in giro in bici. Sentieri di terra da esplorare, in cui ti senti davvero tutt'uno con la natura. E poi i volti della gente, riesci a vederne davvero tanti in bici. C'è chi torna a lavoro, chi è esaltato per una buona notizia, c'è chi è triste, ancor più triste di me. C'è anche chi mi fissa, mi imbarazza. Odio quando la gente mi fissa, ho sempre l'impressione di non aver tutto apposto. Noi ragazze siam già complessate per genetica, non portateci all'esaurimento anche voi altri.
Continuavo a pedalare di qua e di la, salutando la gente e cercando di trovar conforto nei sorrisi degli anziani. Ancor più in quelli dei senzatetto. Se sorridono loro, proprio loro che non hanno nulla se non un pezzo di cartone ed una bottiglia d'acqua, io, non ho motivo d'esser triste.

Mille e una notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora