...decisi di scappare dall'orfanotrofio. Nessuno voleva ascoltarmi e nessuno voleva capirmi. Volevo fare una vita nuova, fare nuove amicizie e scoprire cose nuove. Dovevo scappare via da quella città, via da quella gente, via dalla malinconia, via dalla solitudine.
Scavalcai,delicatamente e senza far rumore, la finestra e cominciai a correre. Lo zaino, tenuto solo da un lato della spalla, si dimenava nell'aria, i miei capelli venivano mossi dal vento.
Sentivo le gocce d'acqua delle pozzanghere dimenarsi sulle mie caviglie, dandomi un senso di freschezza.
La città era piuttosto buia; il cielo, di un colorito grigio, donava un'aria di tristezza;le poche gocce di pioggia cadevano sui miei occhi, offuscandomi la vista.
Le mie scarpe di tela erano completamente inzuppate e quando appoggiavo il piede a terra lasciavo grandi quantità di acqua.
Il vento fresco mi soffiava delicatamente sul viso, facendomi sorridere: finalmente ero libera.
Dopo qualche minuto arrivai all'aereoporto. Appoggiai la testa vicino alle pareti dell'entrata, cercando di non avere il respiro affannato. Entrai dentro e gli sguardi disagiati della gente su di me, mi facevano capire che non avevo un buon aspetto. Mi feci spazio tra gli occhi persi della gente e raggiunsi il bancone.
"Dove vuole andare, signorina?"
Spostai lo sguardo sul tabellone: il prossimo volo era per..
"L'Irlanda, signore"...