CAPITOLO 9

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*A Dublino*

Mi svegliai all'improvviso. 

Rapido fu l'impulso di guardarmi attorno: 'Non è stato solo un sogno, quindi', pensai.

Di fronte a me c'era una grande finestra che, facendo entrare i raggi del sole, irradiava con la luce le pareti azzurre della stanza.

Su un mobile, là vicino, c'erano tantissime cornici con delle fotografie.

In una c'erano Maura e Bobby, probabilmente al loro matrimonio.

In quella accanto c'erano Greg e una ragazza bionda, abbracciati. Vedendo la torta davanti a loro e i palloncini che svolazzavano potei capire che si trovavano ad una festa di compleanno.

'Potrebbe essere la sua ragazza'.

Poi c'era una di Niall che giocava a calcio e altre tantissime foto di lui e Greg quando erano piccoli.

Con delicatezza, mi alzai dal letto in punta di piedi, misi le ciabatte e andai in direzione dell'armadio -che si trovava alla mia sinistra-, per poi aprirlo e trovare il vuoto.

Siccome avevo del tempo a disposizione, svuotai il mio zaino nero e misi tutti i miei vestiti lì dentro.

Solo dopo un pò mi accorsi della presenza di una musica dolce che, in verità, si sentiva appena.

Sembrava tanto quella di una chitarra.

Spinta dalla mia curiosità, aprii la porta e camminai silenziosamente nel corridoio.

La musica si fece più forte quando mi ritrovai davanti alla camera di Niall.

Ero come incantata. Suonava benissimo, senza interruzioni e senza errori, addirittura si poteva pensare che fosse una musica registrata. Eppure non lo era.

"Entra pure. La porta è aperta.", una voce dall'interno della stanza mi fece sobbalzare.

In quel momento avrei voluto sparire dalla vergogna. Come aveva fatto?!

Spalancai la porta: la stanza era praticamente uguale a quella mia.

Niall stava sul letto e suonava con concentrazione la sua chitarra.

"Ehm... come hai fatto ad accorgertene che io ero lì?", dissi incredula, indicando con il pollice il corridoio.

"Semplice. Ho visto un'ombra sotto la porta e ho intuito che fossi tu.", sorrise, per poi posare la chitarra sul letto e dare tutta la sua attenzione a me.

"Comunque..-esitai-..sei bravissimo. Sai suonare benissimo la chitarra. Scommetto che hai dovuto fare tanti corsi per imparare a suonarla così."

"Oh, niente affatto. Non ho frequentato nessun corso. Ho imparato così, da solo!"

Rimasi stupita. 

"Wow. Io non sono capace di fare nulla, tantomeno suonare una chitarra."

"Ci vuole solo un pò di concentrazione e tutta la buona volontà. Poi vedrai che è facilissimo... Se vuoi, posso insegnarti io qualche volta. Che ne dici?"

"Oh, perfetto!"

"...Oddio, perdonami se ho dimenticato, ma come ti chiami?"

"Aria!" impallidii di colpo. Avevo sbagliato, dannazione! Ma l'abitudine mi fece uscire il mio vero nome di bocca senza che ragionassi. "Ehm scusa, Celestine volevo dire."

"Non ricordi neanche il tuo nome!" scoppiò in una risata molto contagiosa, che fece ridere automaticamente anche me.

"Bhe, il fatto è che amo il nome Aria. E' il mio soprannome, insomma.", inventai una bugia stratosferica.

This is my weird life.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora