Capitolo 20 - Amnesia

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Erano ormai passati tre giorni da quando di Harry si era persa ogni traccia, e se le prime ventiquattro ore dopo che Louis si fu svegliato, erano state un vero e proprio inferno di urla dilanianti e lacrime, adesso era anche peggio perchè Louis non parlava più. Era rimasto in posizione fetale con gli occhi chiusi senza dire una parola a nessuno.



"NO, NO, NO! È STATA LA FAMIGLIA VI DICO! È QUALCOSA DI STRANO! ALTRIMENTI HARRY ME LI AVREBBE FATTI CONOSCERE!", continuava ad urlare Louis.
"Ok, ma allora che facciamo?? Non possiamo denunciare la famiglia, Lou! Non abbiamo nemmeno idea di come si chiamino!", gli disse Lottie.
Louis rimase in silenzio piangendo. Ormai quelle sgorgavano da sole, senza nessun tipo di controllo.
"Gemma! Gemma Styles!! Andiamo alla polizia!!"

"Signor Tomlinson mi dispiace ma non esiste nessuna Gemma Styles registrata in questo paese. Sotto il cognome 'Styles' abbiamo solo un certo Harry Edward...", disse il commissario.
"È lui! Gemma è sua sorella!", urlò Louis.
"Ho compreso ciò che sta dicendo signor Tomlinson, ma la signorina non esiste in questo paese, non posso denunciare qualcuno che non esiste. A meno che lei non voglia intentare una denuncia di sparizione..."
Louis ci pensò un attimo. Avrebbe potuto mettere in pericolo Harry. Ma gli importava davvero? Era davvero più grande la paura di metterlo in pericolo o la voglia di riaverlo accanto a se?
"Proceda con la denuncia di scomparsa..."
"Molto bene..."

Mezz'ora dopo, Lottie, Louis e Zayn stavano scortando il commissario Malone e i suoi agenti di polizia nell'appartamento di Harry.
"Frugate ovunque. Cercate qualsiasi tipo di traccia e rilevate tutte le impronte digitali che trovate."
Dopo un'ora e mezza l'appartamento del riccio era stato rivoltato da cima a fondo, ma tutto ciò che avevano trovato si era ridotto al tempo che loro due avevano passato in quelle mura.
"Non credo che ciò che abbiamo trovato ci sarà utile, ma indagheremo e la terremo aggiornata..."

Una volta a casa, Louis scoppiò nuovamente.
"Me l'hanno portato via! Non se n'è andato lui! Sono stati loro, LORO me l'hanno portato via!"
"Lou, amico, ti prego calmati..."
Ma Louis non fece altro che singhiozzare più forte.
"Non credi che... Possa essersene andato lui? Magari le cose tra voi si facevano davvero serie e si è spaventato..."
Louis si bloccò quasi istantaneamente e alzò lo sguardo verso il suo migliore amico.
"Avevamo appena deciso di andare a vivere insieme... Stavamo organizzando un modo per dirvelo..."
Zayn rimase congelato. Un po' per lo shock della notizia, un po' perché si era reso conto che le sue parole fossero state totalmente fuori luogo.
Si sporse in avanti avvolgendo le braccia attorno al corpo tremante del suo amico, se lo appoggiò al petto e lo lasciò piangere, sapendo che non sarebbe bastata qualche ora per sfogarsi.



Lottie entrò dentro la camera di Louis piano e in silenzio.
Si avvicinò al letto, e si stese accanto al corpo apparentemente morto del fratello. Perfino le spalle si muovevano a stento.
Si sporse leggermente per controllare se gli occhi di Louis fossero aperti o chiusi e poi si fece più vicina che poté, circondandogli la vita con un braccio e stringendolo. Sentì il corpo di suo fratello contrarsi a quella stretta e dopo pochi secondi cominciare a singhiozzare sommessamente, cercando in qualche modo di trattenerli, ma era tutto inutile.
Louis non se ne accorse mai, ma anche Lottie pianse quella notte e tutte le notti successive che aveva passato ad abbracciarlo più forte che poteva, cercando di tenere insieme i pezzi di suo fratello.

* ~ *

Harry cercò di aprire gli occhi.
La sua testa era un gomitolo annodato di pensieri e ricordi confusi. Le palpebre pesanti come piombo.
Non seppe mai quanto tempo fosse passato da quando si era reso conto di stare provando ad aprire gli occhi e quando effettivamente li avesse aperti.
Si guardò intorno spaesato.
Erano passati più di tre giorni. Non era possibile che fosse ancora in acqua.
Si girò appena e trovò due occhi verdi immersi in una chioma rossa e in un attimo tutto lo colpì.
"Ed dove cazzo sono?", chiese Harry senza fiato e guardandosi intorno saettando con lo sguardo da una parte all'altra.
"Harry, amico mi dispiace... Non sono riuscito a fare niente..."
"Ed... Dove. Sono."
Il rosso stava per aprire bocca quando una voce grossa e minacciosa proruppe nelle vicinanze:"Lontano. È tutto ciò che saprai."
"Padre queste sono delle cazzo di sbarre! Sono tuo figlio, non puoi tenermi rinchiuso!"
"POSSO! Ed é quello che farò! Se necessario anche per tutto il resto della tua vita. Farai meglio ad abituarti", rispose secco Des per poi voltargli le spalle e andarsene.
Harry corse subito verso le sbarre della sua cella urlando:"Padre! PADRE!", ma fu tutto inutile. Il vecchio tritone se n'era già andato.
Harry si accasciò ai piedi dell'entrata della cella e cominciò a piangere.
Ed si accucciò accanto a suo cugino, il suo migliore amico di una vita.
"Harry mi dispiace... Abbiamo cercato di farlo ragionare anche con tua mamma e Gems, ma non c'è stato verso..."
Harry in uno scatto si aggrappò alle spalle del rosso.
"Cazzo Haz... Non sai quanto mi dispiace... Piangi, piangi... Sono qui, sfogati..."
E Harry lo fece. Persero entrambi la cognizione del tempo, di quante carezze Ed aveva riservato alla schiena del riccio, di quante volte lo aveva stretto più forte, di quante lacrime Harry avesse versato.
Quella sera anche Gemma andò a trovare Harry, con le lacrime già a rigarle il viso.
Anche lei lo tenne tra le braccia, sentì il suo dolore urlargli dentro e quando le si addormentò esausto sul grembo, sapeva. Avrebbe guardato suo fratello spegnersi lentamente, perché si ricordava tutto. Si ricordava il bracciale di bisso e si ricordava gli occhi smeraldini di Harry brillare al solo pronunciare il nome di Louis. Quegli occhi, che già dopo pochi giorni, non brillavano più.

Underwater // Larry Stylinson AU! #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora