Capitolo Due

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Jess's pov

Il sole siculo di metà pomeriggio era tutta un'altra storia rispetto a quello del Nord, dove ero praticamente cresciuta fino a quel momento, ed era delizioso. Non ero mai stata in un posto così colorato, ricco di profumi e di turisti dagli abiti più strampalati...lanciai un'occhiata a un ragazzo dai pantaloni alla zuava color senape e una canotta fucsia quasi catarifrangente...
Diedi una gomitata a Rachel che camminava come al solito sopra pensiero, chiedendosi probabilmente se sua zia fosse abbastanza prudente a lasciare le chiavi in un vaso accanto alla porta...era un luogo così comune e ordinario.

E lei aveva il terrore dei ladri.

Soprattutto da quella volta che se n'era trovato in casa uno quando aveva undici anni e da allora ne aveva avuto un trauma...anche se non aveva paura solo dei ladri, temeva i piccioni, le auto( per convincerla a salire sulla mia c'erano voluti due anni, tutta la mia pazienza e una minaccia di morte), dei vicoli bui, delle armi...insomma, di quasi tutto.
Rachel mi guardò con i suoi grandi occhi scuri, confusa e momentaneamente spaesata e io le indicai il tizio strambo di prima:
-Scommetto che è daltonico...o almeno lo spero per lui.

Si mise a ridere con la sua risata fragorosa e mi fece spuntare un sorriso divertito.

-Stavo pensando...

-Ma che novità...- la stuzzicai, controllando lo spiazzo dei pullmini che ci avrebbero condotto giù lungo la collina di Taormina dove avevo lasciato la mia auto, o meglio quella che mi aveva concesso mio padre perché la mia moto non era un mezzo "comodo" per due giovani ragazze come noi, in un paese pieno di colline e dalle strade occupate per la maggior parte dai pullman turistici.

-Stavo pensando...che forse ho dimenticato qualcosa, ma non ricordo cosa..- si passò una mano ad accarezzarsi la treccia che teneva a un lato del viso, i capelli rossi scuri accarezzati dal vento.
Non potei evitare di sorridere, scuotendo la testa. Come al solito ricordava solo in parte ciò che aveva dimenticato...a tratti era così buffa, teneramente buffa. Come una bambina.
Salimmo sul pullmino per scendere le curve morbide della collina, da cui si poteva ammirare il mare.

Dio, se era bello!

Avevo sempre sognato un posto del genere, dove visitare i monumenti e scoprirne di nuovi e la Sicilia era un'isola ricca di storie da scoprire, leggende da ascoltare e macerie di civiltà da riportare alla luce. Era per questo che avevo deciso di studiare archeologia, specializzandomi in monumenti e civiltà mediterranee. Volevo approfondire anche gli studi più nordici, ma tutto a suo tempo. Lo stage in Sicilia era stata l'occasione giusta per staccare la spina dalla vita caotica di Milano, ormai monotona e grigia da quando...sentii gli occhi inumidirsi.

No.

Avevo promesso di non pensarci, non volevo dargli così importanza, l'avevo giurato a me stessa. Mai nessun altro avrebbe avuto così importanza per me. Strinsi le mani a pugno, per poi sentire quelle di Rachel accarezzarmele con le sue, con affetto. Alzai lo sguardo e la vidi sorridermi con dolcezza.

Aveva capito.

Appena salite in macchina la mia rossa si chinò a prendere il porta cd, sapendo che glielo avrei chiesto, ormai mi conosceva bene. Sorrisi, afferrando un CD degli Aerosmith adatto a quel momento.

-Abbassa il finestrino.- ordinai, abbassando il mio e accendendo il motore della macchina. Sciolsi i capelli liberandoli dell'elastico fastidioso, i miei lunghi capelli castani con i riflessi dorati per il sole mi accarezzarono la schiena e sorrisi al sole.

-Ok, ora si che si può partire- annunciati imettendomi sulla strada con una sgommata, Rachel si irrigidì leggermente, allacciando di scatto la cintura di sicurezza e facendomi ridere. Alzai il volume canticchiando Crazy degli Aerosmith, classico intramontabile. Mi venne in mente il video...e sì, mi piaceva immaginare di essere una di quelle ragazze tanto "pazze" quanto spontanee.
Arrivammo dopo un'oretta e mezza a Catania e sentii Rachel chiudere il libro che aveva iniziato a leggere, uno dei suoi romanzi d'amore, visto che li alternava con i gialli e il penultimo era stato un giallo, e osservarsi intorni.

-Sei sicura di ricordare dove sia l'Università?- chiesi titubante, visto che conoscevo le nostre scarse abilità di orientamento. Io non ero messa tanto male, ma non essendoci mai stata...avevo delle serie difficoltà. Ma Rachel era una delle persone più sbadate che conoscessi...insomma eravamo un perfetto duo, no?

-Tranquilla. Ho annotato tutto sul mio quader...- si interruppe mettendosi a cercare forsennatamente nella borsa -Oh, cazzo...-

-Ecco cosa avevi dimenticato...- sospirai, passandomi una mano tra i capelli per poi prendere il mio zaino e scendere dalla macchina -Non disperare, chiederemo a qualcuno...-

-Ma forse me lo ricordo...c'era una piazza, poi una strada lastricata...un semaforo, no aspetta...una chiesa...

-Tesoro, qui ci sono all'incirca 138 chiese...sai il nome?

-Ehmmm...

-OK, facciamo alla mia maniera, d'accordo?

-D'accordo.- annuì, sospirando e camminando in direzione dei corsi.
La osservai, mettersi gli occhiali da sole e andare incontro a una signora per chiedere indicazioni,con il suo passo deciso, mascherando la sua timidezza sotto gli occhiali da sole scuri.

Perfetto.

Tirai fuori la cartina della città che avevo stampato e sorrisi tra me e me. Sì, sono una stronza in un certo senso, ma lei non mi hai mai chiesto se io avessi una cartina o meno...

Sam's pov

-Sei sicuro che questo sia l'indirizzo giusto?- mi chiese Dean con una faccia tra lo schifato e lo sconfortato.

-Certo, questa é via Giovanni di Giovanni nr.67...

-Ma che cazzo di nome é Giovanni di Giovanni!- esclamò mentre scoppiava in una fragorosa risata, attirando l'attenzione di una vecchietta, la quale stava tranquillamente annaffiando i fiori.

Che figura...

-Dean, ma anche qua dobbiamo farci riconoscere?- avevo perso le speranze, viaggiare con mio fratello era sinonimo di guai, figure e scia di cuori infranti.

-Scusa ma guarda oltre ad avere un nome cretino, sembra la casetta dei sette nani formato gigante!

-Se non ti va bene, la prossima volta dell'organizzazione te ne occupi tu...e che palle!!- lo so che era quattro anni più grande di me, ma a volte si comportava peggio di un bambino.

In tutte le nostre avventure, per così dire, io ero la mente del piano e lui le braccia; eravamo sempre stati una squadra, ma a volte desideravo lavorare da solo...odiavo essere criticato, soprattutto se a farlo era Dean.

-Ok fratellino non ti scaldare, piuttosto entriamo, dopo tutte queste turbolenze e curve, ho bisogno di in letto dove riposare decentemente!

Finalmente qualcosa di sensato, avevo proprio bisogno di una bella dormita, poi ci saremmo messi all'opera.

Una Vacanza... SoprannaturaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora