Quando rientrò nel castello, Mia trovò la veranda deserta. Ormai si era fatto tardi e tutti gli ospiti si erano ritirati nelle loro stanze per la notte. Dato che le luci erano spente, fu costretta a farsi strada tra i tavolini, mantenendo come unico punto di riferimento il fioco chiarore dei led notturni incastonati nel muro, all'altezza del pavimento. Com'era prevedibile, non ci mise molto prima di andare a sbattere con il ginocchio contro una sedia, facendola cadere a terra.
"In quel modo, ti farai male." La rimproverò qualcuno dal fondo della sala.
Mia si trattenne dal gridare solo grazie alla ferrea volontà di non fare la figura della fifona di fronte a uno sconosciuto, ma maledisse mentalmente chiunque fosse stato a parlare, spaventandola a morte.
I pugni serrati lungo i fianchi, si guardò attorno con circospezione, senza scorgere anima viva. Decise allora di lasciar transitare sopra la rocca lo spesso nembo che le stava oscurando la vista e solo dopo alcuni minuti, quando finalmente la luna inondò l'interno della veranda con la sua pioggia di raggi argentati, fu in grado di individuare una figura maschile seduta accanto alla vetrata. Con il corpo infossato nello schienale, stava facendo dondolare all'indietro la piccola seggiola, senza curarsi del suo equilibrio precario, le gambe sollevate e distese sul tavolino di ferro battuto, i piedi incrociati all'altezza delle caviglie.
"Spero che tu ti sia divertita, là fuori." Cantilenò il ragazzo con tono aspro, mentre l'oscurità scivolava via dal suo volto.
Mia sgranò gli occhi.
Come aveva fatto a non riconoscerlo subito?
"Sì, in effetti mi sono divertita parecchio." Non era nelle sue intenzioni risultare sgarbata, ma fu proprio l'effetto che ottenne con la sua risposta troppo brusca. Ad ogni modo, pensò, quel che faceva o non faceva durante la sua vacanza non era affare di Davide.
Riprese il suo percorso a tentoni in direzione della porta, augurandosi che quello sgradevole interrogatorio non dovesse proseguire oltre.
"Faresti meglio a trovarti un passatempo meno pericoloso." Le parole di Davide tagliarono l'aria, mentre un'altra nuvola di passaggio faceva piombare di nuovo la veranda nel buio.
Mia continuò a camminare, certa del fatto di non avere più le forze per affrontare un altro dei figli di Ada. Protese le braccia in avanti e, tastando alla cieca, accelerò il passo. "Meno pericoloso? Cosa vorresti dire?" Simulò indifferenza, nonostante la goccia di sudore che sentì rotolare sotto la maglia.
"Oh, lo capirai presto, se continui a fare di testa tua..." Sibilò Davide.
Che diamine stava dicendo? La stava forse minacciando?
Mia decise di fermarsi.
Incrociò le braccia sul petto e si voltò verso di lui, o, meglio, verso il punto in cui lo aveva visto un attimo prima che l'oscurità tornasse a fagocitare la sala. "Si può sapere che cosa vuoi?" Domandò tutto di un fiato.
"Voglio che lasci in pace mio fratello. Non mi piace che tu lo prenda in giro." Davide rispose con la prontezza di chi si è studiato un copione a memoria.
"Non lo sto prendendo in giro, abbiamo semplicemente passeggiato insieme!" Protestò lei al colmo dell'indignazione.
Il solo ricordo di Tommaso fu sufficiente a smorzare l'enfasi che avrebbe voluto usare per difendersi. Peccato. Restava comunque vera la sua innocenza. Non aveva fatto nulla di male, Davide non avrebbe dovuto insinuare il contrario. Certo, il modo in cui gli aveva risposto non era suonato un granché convincente, ma in fondo, che diavolo voleva? Sì, in cortile, Tommaso ci aveva provato, ma lei non lo aveva incoraggiato e nemmeno lo aveva respinto. Non ce ne era stato bisogno: le foglie li avevano interrotti. Per fortuna.
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SPECTRUM
FantastiqueL'antico castello immerso tra i boschi, dove Mia sta per trascorrere una breve vacanza insieme a zia Susi, sembra davvero il luogo ideale per potersi lasciare alle spalle il dolore dovuto alla recente perdita della madre. L'entusiasmo iniziale della...