È passata una settimana da quando mi sono scontrata con Harry Styles, aveva detto che mi avrebbe certamente scritto, ma non lo ha fatto. Vorrei rassicurare me stessa, dicendo che la cosa non mi tocca, ma in tutti questi giorni ho controllato innumerevoli volte il telefono. Anche Rain non si è fatto sentire, ha solo messo un like all'ultima foto che ho caricato su Instagram. Io non lo chiamo mai per prima, e ancor di più non gli mando messaggi perché so quanto lui detesti questo genere di cose.
Le persone mi dicono sempre che non ho carattere, che sono arrendevole e il giorno in cui troverò un uomo devo sperare che sia una buona anima che non si approfitti di me.
Io non credo di essere così, semplicemente non ho niente per cui vale la pena lottare.
Quando ho capito che c'era qualcosa che non andava, avevo sette anni. Il mio primo giorno di scuola alle elementari , la "Junior School Woodlands", notai che la maggior parte dei bambini erano accompagnati da un uomo e una donna. Io avevo con me una delle tanti custodi del nostro Orfanotrofio. Quando a fine giornata tornai nella camerata, continuai a riflettere sul perché non fosse venuto anche un uomo con noi. Non riuscendo a dormire promisi a me stessa che il giorno dopo avrei chiesto alla mia custode riguardo il mio uomo.
Avevo sette anni quando venni a conoscenza di essere sola. Mi venne detto che il papà non era l'unica figura assente nella mia vita, per me non c'era neanche una mamma, così lo era anche per tutti gli altri bambini che vivevano con me. La custode mi accompagnava perché era un suo dovere, non per un piacere.
Avevo sempre creduto che l'Orfanotrofio "Haut de la Garenne" fosse la mia casa, e che con gli altri bambini formavamo una grande famiglia. Quel giorno capii che non era così, quello era solo uno stato di passaggio per le persone come me. Arrivata alla matura età avrei varcato i cancelli dell'Orfanotrofio e fare della mia vita quello che più desideravo. Il mio sogno era sempre stato quello di fare la custode da grande, volevo essere una più buona e permissiva delle mie, ma da quel giorno ogni cosa cambiò.
Compiuti i miei diciotto anni iniziai a fare piccoli lavoretti come baby sitter, dog sitter, cassiera e donna delle pulizie. Per caso un giorno mentre pulivo la casa dei Signori White, trovai nella camera della figlia maggiore un volantino. Riguardava le selezioni per la ricerca di nuovi talenti. Senza neanche pensare al come cantavo, ballavo o al mio aspetto decisi di segnarmi l'indirizzo e provare a partecipare.
Venni presa subito, riscoprendo in me un talento che anche io non conoscevo. Nel giro di due anni mi ritrovai insieme ad altre cinque ragazze in un Girl Group, chiamato "Six Fox", a starnazzare e sbraitare le gambe da sotto delle sottilissime minigonne in pizzo. Il carattere che avevo lo persi quel giorno in cui iniziai la scuola all'età di sette anni.
Mi vibra il telefono tra le mani, lo guardo e vedo che è un numero sconosciuto. D'impulso esco dalla camerata mettendo di fretta un paio di pantofole e rispondo.
«Pronto?» Bisbiglio per non attirare l'attenzione delle altre ragazze.
«Pronto? Nana?» Riconosco immediatamente la voce roca dall'altro lato del telefono, e riprendo a respirare. Ho trattenendo il fiato, per essere sicura di poter sentire meglio che posso. Poiché è passata una settimana e ho bisogno di concentrazione per poter riconoscere la sua voce.
«Sì, sono io.» Sorrido come se potesse vedermi.
«Scusa se non ho chiamato prima ma ho avuto così tanti impegni. Così ho aspettato di avere abbastanza tempo per una chiacchierata», il fatto che cercasse "abbastanza tempo" per parlarmi mi fa sussultare «Ma non ti disturbo vero? Tu hai tempo?»
«Ne ho molto.» Rifilo di fretta. Troppa, da trovarlo imbarazzante.
«Bene allora!» lo sento sorridere lievemente. Lo riconosco per il leggero fruscio che ho sentito dritto nell'orecchio. «Sei nella zona della tua agenzia? Perché se è così pensavo che potevamo incontrarci. Non so, tipo adesso.»
Non rispondo. Ho bisogno di qualche minuto per elaborare il tutto, voglio andarci ma se lo faccio e Rain lo scopre? Krystal mi coprirà le spalle anche questa volta? Ho davvero intenzione di svegliarla dopo che mi aveva detto di voler dormire per la stanchezza?
«Ehi? Scusa non volevo essere invadente stavo solo...»
«Sì, va bene. Dove? A che ora?» Vomito tutto smettendo di pensare. Forse il mio problema in tutti questi anni è stato proprio il mio continuo elaborare i fatti e gli avvenienti dentro la mia testa. Rimuginare troppo sulle conseguenze delle mie azioni. Ho sempre Lasciato perdere per paura dei cambiamenti.
«In realtà mi sono informato, so dove alloggi. Passo a prenderti sotto il tuo palazzo tra una mezz'ora. A dopo.» Aspetta con gentilezza un mio saluto e chiudiamo la chiamata.
Quindi dopo essermi messa in pigiama e aver rimosso tutto il trucco, dovrò iniziare tutto da capo.
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Note: L'Orfanotrofio che ho usato in realtà è stato soggetto di orribili eventi, dove molti bambini hanno sofferto ed anche perso la vita. Ne ho solo ripreso il nome, non gli avvenimenti. Spero con tutto il mio cuore che queste cose non accadano di nuovo, anche se quasi giornalmente i media ci danno notizia di questi spiacevoli eventi, in posti come asili e case di riposo. Inoltre spero che le leggi sulle adozioni si addolciscano e permettano a bambini rimasti soli di poter trovare calore tra le braccia di persone che hanno voglia di donarne.
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The Pain In my Chest
Teen Fiction«Perché ti amo, perché vi amo entrambi, vi chiedo scusa.»