Capitolo 4

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«Nana, ti prego. Smetti di mordicchiarti le unghie.» Amber sbuffa sonoramente «Sai quanto detesto sentirlo.»

«Scusa!» Ribatto secca. Scocciata quasi quanto lei.

Amber è l'ultima ad essersi unita al nostro gruppo, e non ha nemmeno mai provato a sembrare simpatica. Odiosa dalla prima ciocca dei suoi cortissimi capelli neri fino alle punte delle sue consumatissime converse.

«Dobbiamo ancora finire di chiarire la storia dell'altra sera.» Mi dice in tono fermo Krystal.

Non l'ho avvisata della mia scappatella notturna e posso perfettamente percepire la freddezza in cui mi parla e mi guarda da quando sono rientrata la mattina seguente. Ho cercato di evitarla ma non credo che ci riuscirò ancora per molto.

«Forse più tardi.» Mi alzo ed esco dal salotto per andare in camerata a prepararmi.

Mentre mi vesto per andare allo studio registrazione della mia agenzia mi squilla il telefono. Improvvisamente vorrei leggere sconosciuto nel mittente, ma quando leggo Rain non ne rimango delusa.

«Ehi, dimmi.» Starnazzo, con la perfetta voce di una che stava aspettando da secoli quella telefonata.

«Biondina!» Sorrido a sentirmi chiamare così. «Sono tornato ieri e adesso sto andando in agenzia. Possiamo vederci?»

«Certo! Sto andando anche io lì. Tra dieci minuti arrivo.»

«Perfetto! Ho bisogno di parlarti, a dopo.» Chiude la telefonata senza farmi salutare di rimando. Quando Rain chiede di parlare solitamente non è buon segno, ma di recente non ci siamo visti e io ho avuto mille impegni con il lavoro, non ho fatto niente che potrebbe farlo arrabbiare, tranne che andare a letto con Harry Styles. Impossibile che abbia già saputo di Harry. Impossibile...

Dall'essere emozionata mi assale un ansia soffocante. Odio avere a che fare con lui quando è arrabbiato. È già uno stress dovergli dire quello che ho fatto, avere a che fare con qualcos'altro è un vero problema. 

Prendo di fretta la borsa e con i miei mille pensieri mi dirigo dritta in agenzia. So che mi sta aspettando nella solita saletta delle prove, quella che non usano più perché ha problemi con l'insonorizzazione.

Lo trovo dentro, seduto sulla poltroncina di pelle. Con una mano si sorregge la testa e con l'altra tiene in mano il telefono. Le luci soffuse e il maglioncino nero attillato ampiamente scollato lo rendono perfetto. Mi costringo a calmarmi e a rimanere a mente fredda.

«Biondina!» Mi guarda senza cambiare posa.

«Ehi, perché non mi hai chiamata ieri?»

«Ho avuto da fare con amici.» Sulle labbra appare un sogghigno perciò decido di non avvicinarmi.

«Ah...» Dico soltanto.

«Non sei curiosa di sapere quali amici?» Mette il telefono in tasca e si sposta in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e incrociando le mani.

«Quali amici?»

«In realtà c'era molta gente... Anche quel gruppetto che cantano e basta. Son piuttosto simpatici, ma spero che non mi chiedano di bere una birra insieme da soli.» Sento le gambe che iniziano a tremare.

«Pesavi davvero che non lo avrei saputo? Oppure volevi dirlo e poi passare per quella onesta?» Lui lo sa già. Non averlo saputo da me complicherà le cose. 

«Io...» Arretro istintivamente verso la porta. Rain non mi ha mai fatto del male e so che non me ne farebbe ma spesso sa essere davvero rude e spaventoso. Il mio cercare di fuggire è solo istinto.

«Non sei né un'imbrogliona né un'onesta. Vuoi che ti dica cosa sei?» Si alza e mi viene incontro. Sulla fronte gli si sono disegnate delle leggere rughe e ogni volta che parla gli appaiano anche intorno al naso. 

«Sei solo una puttana! Ecco cosa sei.» Mi dice abbastanza vicino da far sfiorare i nasi.

«Fai tutta la timida quando sei fuori ma poi ti basta che ti sfiorano e sei già nuda.»

«Non è andata così. Oggi ti avrei raccontato tutto. Aspettavo di vederti di persona.»

Lo vedo alzare la mano verso la mia testa e istintivamente mi paro le mani davanti. Nel silenzio lo sento respirare rumorosamente a denti stretti. 

«Non ti picchierò e tu sai il perché.»

Si siede di nuovo sulla poltroncina con la testa fra le mani.

«Sai che finché non finiamo i nostri contratti non possiamo stare insieme. Sai che fino a quel momento non posso prometterti nulla, è per questo che abbiamo entrambi il via libera. Ma cazzo se devi tradirmi almeno non farti scoprire. Questa cosa mi fa incazzare. Vuoi sapere come l'ho scoperto?»

«No..» Pronuncio, convinta della mia affermazione.

«Quello sporco bastardo ci ha raggiunto in nottata dicendo di essersi scopato la gallina tonta delle Six Fox.» 

So che molti mi chiamano gallina o tonta ma il fatto che Harry abbia usato entrambi gli aggettivi mi ferisce. Sento che gli occhi iniziano a pizzicare ma un po' di ansia si affievolisce dal mio petto, Rain sembra essersi calmato almeno in parte.

«Ero talmente incazzato dal non poter dire o fare nulla che sono dovuto andarmene.»

«Mi dispiace. Ti prometto che non succederà di nuovo. Siamo già d'accordo di non vederci mai p...»

«Perché devi essere così troia fino alla fine?» Urla assottigliando gli occhi.

«Per favore smetti di chiamarmi i questo modo.»

«Non lo sei? Se hai la coscienza pulita dimmi che non lo sei.» Si alza di nuovo e portandosi le mani ai fianchi mi si para davanti. Io sono molto alta ma lui è esageratamente alto e a questa distanza ridotta devo alzare il viso per poterlo guardare negli occhi.

«Non lo sono. Sai che tutte le mie emozioni le provo solo per te.» Prendo un sospiro e cerco di spiegargli l'assurda situazione che mi ha coinvolta con Harry. «Da quando l'ho conosciuto mi sono sentita attratta. Sapevo quando mi ha chiesto di uscire che voleva portarmi a letto e io volevo farlo. Giuro di aver pensato molto a te ma volevo farlo. Anche adesso vorrei poterlo abbracciare perché c'è qualcosa in lui che mi attrae.»

«Ti rendi almeno conto della merda che stai dicendo?» Mi dà una leggera spinta sulla spalla, abbastanza forte per farmi perdere l'equilibrio e barcollare all'indietro.

«Non me ne starò qui a sentire certe stronzate vomitate dalla bocca di un'orrenda puttana.» Prende la giacca appoggiata su una sedia del tavolino e apre la porta. «Tu rimani, magari da adesso in poi anche con quello sfigato ti ritrovi qui per le vostre scopate.»

Fisso per qualche minuto la porta che ha sbattuto prima di uscire. Sento le gambe che cedono e cado in ginocchio per terra. Le lacrime mi rigano le guance. Non potevo piangere davanti a lui perché odia quando piango. Mi dice sempre che sembro una bambina e che dovrei crescere. Mi porto i pugni agli occhi e penso a quanta voglia ho di abbracciarlo.


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Sera a tutti ^^.

Se qualcuno sta leggendo la mia fic per favore datemi consigli, criticate a più non posso. Così mi posso rendere conto di dove sbaglio o come posso fare per rendere la storia più interessante. Ringrazio tutte quelle persone che hanno speso del loro tempo per leggere il capitolo.

The Pain In my ChestDove le storie prendono vita. Scoprilo ora