XVII-L'unione di due déi

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Lucrezia e Tommaso

Lucrezia guardò il fratellino che le dormiva sulle spalle e sorrise.
Avevano corso per almeno tre chilometri senza fermarsi, poi lui era crollato per la stanchezza e il peso della spada. Lei aveva incastrato la lancia tra lo zaino e la schiena, poi aveva preso il piccolo sulle spalle e mentre continuava a camminare lui si era addormentato.
Era così carino quando dormiva, ma anche lei iniziava a sentire la stanchezza. Il sole stava calando e aveva il timore di essersi persa benché seguisse Aíbell e Cailte.
« Okay.» disse fermandosi ansante« Scusate, ma non ce la faccio più.».
I due uccelli la guardarono, poi planarono e si posarono a terra. Cailte batté il becco sul terreno un paio di volte per indicare che si sarebbero fermati per un po' in quel punto. Lucrezia posò il fratello a terra, poi si stese accanto a lui a guardarlo. Non era comodo come tenda e sacco a pelo, però anche l'erba aveva i suoi lati positivi.
Era morbida e fresca, inoltre era viva. Lucrezia poteva sentire il tremito di ogni singolo filo al vento, il respiro di ogni albero. Percepiva il battito ritmico della Terra. Sentiva un'energia antica pervaderla in ogni suo tessuto e rilassarla. Levarle ogni preoccupazione e cantarle una dolce ninnananna mentre le accarezzava i capelli. Sentiva vibrare quella morbida base come un grande cuore pulsante colmo d'amore. Era la sua terra, la terra del mondo, la terra a cui tutti tornavano prima o poi. Era anche la terra che dava frutti, che faceva vivere tutto e tutti, che nutriva e generava le sue creature, che non l'avrebbe mai tradita o minacciata. L'unica a cui si potesse affidare in quel mondo che voleva morti lei e suo fratello.
Appoggiò la mano sulla testa di Tommaso con un sorriso sereno, poi chiuse gli occhi e si addormentò.

Quando aprì gli occhi doveva essere l'ora di pranzo. Il sole le colpiva la faccia in modo abbastanza insolito. Schermò la luce con la mano destra mentre il volto di Tommaso le spuntava davanti.
« Ben svegliata, sorellona!» sorrise innocentemente« Hai dormito parecchio.».
« Buon giorno, Tommy.» biascicò ancora addormentata« Che ore sono?».
« L'una e un quarto.» rispose con aria fiduciosa« Immagino avrai fame.».
« Sì.» rispose dopo un ampio sbadiglio ed essersi alzata a sedere« E anche tu, suppongo. Preparo dei panin...».
« Già fatto.» le passò due fette di pane con dentro prosciutto e maionese« Non puoi sempre fare tutto tu, così ho pensato di provare a farli io.».
« Sei sempre il solito!» gli accarezzò la testa e sorrise, poi addentò il panino« Hai capito perché dobbiamo andare al fiume Boyne?».
« Credo di sì. Papà ha messo nello zaino tutti i libri di Mitologia Irlandese che ti ha regalato. Pare che ci sia una Divinità di nome Boann nel fiume, ma non so in cosa possa aiutarci.».
« Lo scopriremo andandoci, allora!» sorrise fiduciosa finendo rapidamente il panino e pulendosi le dita« Era buonissimo.».
« Davvero? Grazie!» arrossì e guardò Aíbell e Cailte che stavano passeggiando a terra come delle galline che razzolano« Avanziamo!».
Gli uccelli gracchiarono felici, poi spiccarono il volo. Lucrezia si issò lo zaino sulle spalle e guardò la bussola:« Nord è di là, andiamo!».
Iniziarono a camminare in mezzo alla foresta come uno squadrone battagliero. Ogni tanto scivolavano o inciampavano, ma si rialzavano sempre e proseguivano. Lucrezia ogni tanto guardava a terra cercando rami caduti lasciando sorpreso Tommaso. Più di una volta ne aveva preso uno in mano e aveva fatto dei segni in aria con il risultato che non succedeva niente e lei lo appoggiava nuovamente a terra. Provò ad usare anche la lancia come bastone sempre tracciando segni strani, ma niente.
Un'altra cosa che aveva insospettito i due fratelli era lo stato di conservazione dell'arma di Lúg rispetto alla spada di Núada: una era nera e macilenta, al tatto anche non troppo piacevole; l'altra era bella e lucida come appena uscita dalla fucina. Quando si erano fermati per pranzo Lucrezia aveva anche provato a pulirla con un fazzoletto, ma non era servito. La ruggine ed il marciume erano rimasti, mentre il fazzoletto era diventato di un orribile color verde-marrone simile a vomito.
« Eppure ti ha difeso.» notò Tommaso.
« Sì, ma se incontriamo qualche altro nemico non farò paura a nessuno.» rispose Lucrezia mettendoci più grinta. A volte diventava veramente testarda.
Dopo un po' la ragazza si mise a leggere gli appunti di Émer continuando a disegnare simboli a terra o nell'aria con le dita o con la punta della lancia senza alcun risultato. Iniziò a pensare che forse non ci credeva abbastanza, oppure che Badb e sua madre si erano sbagliate: lei non era una Wicca.
"Forse è perché mi mancano alcuni strumenti." pensò rileggendo le parole scritte da sua madre, poi rimise il quaderno color kaki nello zaino e fece segno a Tommaso di ricominciare a camminare. Il bambino era rimasto poco distante a leggere i libri di Mitologia senza trovare alcuna risposta alla loro ricerca e fu felice di riprendere la via per il fiume Boyne.
Proseguirono per un po', poi Lucrezia inciampò e si aggrappò ad un ramo. Esso, però, non sostenne il suo peso e si ruppe facendola scivolare giù per una discesa fangosa.
« Tutto bene?» domandò Tommaso raggiungendola.
« Ouch! Sì, solo un po' di male al fondo schiena e tanto fango.» rispose alzandosi e massaggiandosi dove le faceva male togliendo in parte anche la melma« Possiamo continua...» si accorse di avere ancora il ramo in mano: era largo poco più di un dito, affusolato e ritorto, lungo più o meno venti centimetri e abbastanza resistente,benché si fosse spezzato dalla pianta principale« Cailte, che albero è?».
La cornacchia gracchiò e Tommaso tradusse:« Quercia.».
« Aspettate un attimo.» aprì lo zaino ed estrasse il quadernino color kaki di sua madre, poi lesse ad alta voce« Quercia: sacralità e poteri psichici.» guardò Cailte sorridendo« Credo di aver trovato la mia bacchetta.».
Tommaso la studiò incuriosito mentre ripuliva il legnetto dalla corteccia e se lo rigirava davanti agli occhi estasiata tenendo il quadernino chiuso tra le dita. Cailte si stancò e gracchiò arrabbiato.
« Scusa!» rispose la ragazza« Proseguiamo.» infilò il bastoncino in cintura e si mise a marciare spedita.
Passarono un paio di torrenti e un ruscelletto. Incontrarono piante e erbe che la ragazza studiò attentamente rallentando il viaggio. Alcune le raccoglieva con il Boline e le metteva nello zaino, altre le guardava analizzando il quaderno di sua madre. Tommaso la guardava sempre più incuriosito cercando di capire il perché di quell'atteggiamento. Provava anche a chiedere a Cailte, ma la cornacchia stava muta e studiava Lucrezia dall'alto.
Raggiunsero il fiume Boyne verso sera, poi si sedettero sulla riva aspettando... non sapevano bene cosa, in verità. Rimasero a studiare la superficie placida per un po', sperando che si muovesse qualcosa.
Non successe niente per ore, così decisero di accamparsi e dormire fino alla mattina.

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