XXI-I mostri che mancavano

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Basel e Alix

Trattenne il respiro sperando di non svenire. L'odore di sangue gli aveva sempre dato il voltastomaco, sopratutto quando sapeva di vecchio e sembrava pesce marcio. Chiuse gli occhi e provò a pensare ad altro. Caprette che saltavano staccionate, pipistrelli che gli volavano attorno sorridenti, lama che lo facevano salire sulle loro schiene.
« Basel!» disse la voce di Alix« Dovrebbe essere il contrario. Il Cavaliere prende al volo la Donzella in pericolo.».
Il ragazzo aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia della ragazza che non sembrava proprio contenta di sostenerlo. Cacciò un urlo ed iniziò ad ansimare.
« Posso metterti giù?» chiese la ragazza, e lui annuì inspirando l'odore di zolfo. Quasi quasi era meglio l'odore di sangue sentito in precedenza. Lei allargò le braccia e lo fece cadere a terra con la sua solita delicatezza.
« Ouch! » disse massaggiandosi il fondo schiena.
« Ti conviene toglierti la giacca. Qui si muore dal caldo.» ed effettivamente la ragazza stava sudando copiosamente. Anche lui sentiva il bisogno di togliersi qualche copertura, così iniziò a spogliarsi degli strati di abiti che si era messo per sopravvivere alle temperature per lui proibitive dell'inverno italico. Rimase in pantaloncini corti e maglietta a mezze maniche, proprio com'era arrivato a Torino, e per un attimo si sentì a casa. Niente freddo, niente congelamenti, niente brividi per com'era vestita leggera Alix. Finalmente era nel suo mondo. Finalmente era a suo agio.
Si guardò intorno: si trovavano in un enorme caverna a cupola chiusa dalle pareti color rosso. Una sola strada che sembrava un ponte di roccia e sotto di esso ribolliva magma.
« Allora? Dove andiamo?» domandò Alix. Lui la guardò interrogativo, c'era una sola via« Che c'è? Sei tu il figlio di Ade, non io!».
« Sì, ma dobbiamo per forza andare di qua.» le rispose dubbioso.
« Se lo dici tu.» iniziò a dirigersi verso una buca di magma.
« NO!» le si buttò addosso e rotolarono nella grotta.
« Scusa! Mi dici di andare da quella parte e poi fai così?» ringhiò.
« Stavi per buttarti nel magma incandescente!» esclamò sconvolto.
« Prego?! Sei tu che mi hai detto di andare nella porta a destra.» sbuffò infastidita.
« Porta a destra? Ma c'è solo un ponte di roccia, ed è l'unica via!» si guardarono come se fossero impazziti e ciascuno pensasse che lo era l'altro« Facciamo così: mi tieni la mano, va bene?».
« Se è per non perderci.» alzò le spalle e gli prese la mano.
Basel si alzò, l'aiutò ed iniziarono ad avanzare sul ponte di pietra che scoprì essere lava raffreddata. L'olezzo dei fumi era veramente rivoltante, ma cercò di non darlo a vedere: essere figlio di Ade e non sopportare gli odori di quel luogo era assurdo. Alix, benché scontrosa e maschiaccio, gli stringeva la mano come un appiglio sicuro a cui aggrapparsi. Un punto fermo in quella che per lei era un caos incomprensibile. Basel immaginava fosse così, sopratutto dall'atteggiamento puerile che la ragazza aveva preso da quando era quasi caduta nel magma. Cercava di non darlo a vedere, ma sembrava una bambina spaventata dall'Uomo Nero.
Superarono il ponte e raggiunsero una seconda caverna. In fondo ad essa c'era una pesante porta doppia in piombo nero con immagini greche scolpite sopra. Riproducevano Eroi ed epiche battaglie, ma Basel ebbe la brutta sensazione che tra di loro non ci fossero figli di Ade. Appoggiò la mano sul metallo e chiuse gli occhi. Sentiva le anime di chi aveva fatto quelle iscrizioni, percepiva i rumori dei ricordi scolpiti su di esso. Le immagini non erano altro che un linguaggio, un linguaggio che uno Scriba poteva percepire e tradurre nella sua testa.
Riaprì gli occhi ed estrasse il khopesh, poi passò la punta della lama nello spiraglio tra le due ante. I contorni della porta s'illuminarono di rosso, poi si spalancò. Superarono la soglia e Alix gli strinse più forte la mano. Portò le dita di quella libera alla mazza, i suoi occhi promettevano battaglia. Lui le sorrise rassicurate, ma lei non cambiò posizione.
« Odore di pericolo.» disse cupa.
« Cosa?» rispose lui.
« Puzza di morte, non la senti?» domandò sorpresa.
« Siamo nell'Ade, credo che ci debba essere puzza di mor...» un pungente odore di cadavere in putrefazione gli fece portare la mano alla bocca« O cavolo!».
« L'avevo detto. C'è qualcuno e non sarà gentile con noi.» gli lasciò la mano.
« Alix!» si slanciò.
« Arretra!» gridò.
Fece un salto indietro appena in tempo: una falce alta due volte lui si piantò tra di loro.
« Resta ferma e non ascoltarmi.» disse stringendo il khopesh.
« Va bene, vado a sinistra e seguo le tue istruzioni.» rispose.
« No, no, no!» gridò spaventato.
« Ho capito! Non c'è bisogno che ripeti sì all'infinito, ora vado!» sbuffò la ragazza.
« Alix!» esclamò sperando che non le fosse successo niente.
« Non può passare di qui.» gli disse una voce melliflua che lo fece rabbrividire« Lei non è Greca e, ops, nemmeno tu.».
La falce si alzò e davanti a lui apparve uno scheletro di due metri coperto da una tunica lunga, nera e logora. Puzzava di cadavere e teneva la falce appoggiata sulla spalla stretta nelle dita ossee. Alix non c'era più.
« Tecnicamente.» provò a dire il ragazzo mentre la testa iniziava a girargli a causa del fetore ed ignorando l'assenza dell'amica« Io sono anche Greco.».
« Vero, figlio di quel traditore di Ade. Non ci si può più nemmeno fidare dei Capi.» rispose battendo mascella e mandibola« Io non ti salverò e tu non farai finire la guerra.».
« Chi sei?» domandò con un tremito. Già lo immaginava, ma sperava non fosse vero.
« Chi sono?» le ossa tremarono come scosse da una folata di vento, Basel immaginò fosse il suo modo di ridere« Io sono Thanatos, la Morte.».
« Non sembri... Greco.» notò pensieroso.
« La Morte è indipendente da qualsiasi Religione o Cultura. La Morte esiste in ogni tempo e in ogni spazio, poi ci sono tante Divinità che la controllano.» spiegò alzando le spalle ossee.
« E perché usi il nome Greco se sei indipendente?» domandò scettico respirando con la bocca per non avere la nausea.
« Mi piace, è musicale: Thanatos.» si portò la lama davanti ed iniziò a lisciarla con le falangi d'osso« Però mi piace anche questa forma, mi rispecchia meglio, non trovi?».
« Concordo.» trattenne un conato di vomito.
« Cos'hai?» domandò quasi amorevolmente.
« Niente.» stava sudando freddo ed era pallido come un cadavere« Dov'è Alix?».
« La tua amichetta? Non lo so. Ha seguito le tue istruzioni, no?» suonava come una minaccia, o peggio. Un'accusa.
« No, ha seguito la tua trappola!» ringhiò prima di cercare di non vomitare.
« Sarà in giro per l'Inferno, comunque non è una mia illusione. Lei non è come te, non vede gli Inferi per quello che sono.» venne scosso da un'altra lieve risatina« O meglio, quello che per te è il vero Inferno.».
« Questo non è l'Inferno?» domandò interrogativo.
« Certo che lo è, ma lo vedi nella forma a te più familiare. Questo luogo, come me, non ha tempo ne spazio, sono gli esseri umani a costringerlo in una forma che non ha. Anzi, a crearlo con una forma.» sbadigliò« Comunque non sono qui per spiegarti i meccanismi infiniti e irraggiungibili del Mondo.» alzò la falce« Sono qui per mettere fine alla tua Vita, Prescelto.».
« Pre-cos...» si abbassò appena in tempo mentre la falce gli sfiorava la testa.
« Prescelto. Come, non lo sai?» alzò nuovamente l'arma« Sei destinato a trovare chi fermerà la guerra, ma io ti fermerò prima.».
« Non vuoi che finisca?» domandò sorpreso.
« Il mio alleato non vuole che finisca e io concordo. Uno, porta molte anime nel mio regno; due, finalmente avrò il posto che mi spetta.» Basel parò la falce con il khopesh.
« Posto che ti spetta?» domandò sperando di non essere verde di voltastomaco. L'odore di cadavere proprio non riusciva a reggerlo, ma doveva riuscirci. Ne valeva della sua vita e di quella di Alix.
« Non posso spiegarti tutto, anche se potrei visto che anche tu entrerai nel mio regno da qui a pochi secondi.» probabilmente sorrise, ma difficile dirlo di uno scheletro.
« Non è ancora il tuo regno, giusto? Non farò parte del tuo regno.» notò il ragazzino. Puntare tutto sulla razionalità aiutava ad eliminare la nausea.
La Morte si fermò valutando la situazione:« Effettivamente tu non saresti con me se non prima della fine della guerra, e invece sia io che il mio alleato ti vogliamo sotto controllo.».
« Quindi se muoio adesso tu non potresti controllarmi.» era veramente così semplice far desistere la Morte sui suoi piani di omicidio? Basel avrebbe tanto voluto darsi un pizzicotto per capire se stava sognando.
« No.» appoggiò la falce sulla spalla sinistra ed iniziò a picchiettarsi con il dito sulla tempia destra« Se io ti uccido tu vai da tuo padre che, fino a prova contraria mi controlla e che potrebbe concederti una seconda possibilità. Non posso permetterlo, e visto che entro la fine della guerra non troverai proprio nessuno posso anche aspettare tale data.» iniziò a diventare fumo nero« Oh, bé! A questo punto ti lascio andare, ma ci vederemo presto.».
« Aspetta! E Alix?» domandò cercando di mantenere un certo contegno.
« Sarà in giro cercando di non farsi ammazzare, no?» alzò le spalle come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo.
Basel provò a prenderlo, ma ormai era sparito in forma gassosa. Prese un profondo respiro: in fondo lo zolfo non era male se paragonato all'odore di Thanatos. Non si trattenne più e vomitò oltre il ponte costringendo il fiume di lava ad alzare una colonna incendiaria.
« Scusa.» disse tossendo un po' e pulendosi la bocca con un fazzoletto preso dallo zaino.
Si guardò intorno scoprendosi in un passaggio uguale a quello precedente. Sperò che Alix non fosse caduta nel magma, s'infilò il khopesh in cintura e proseguì lungo il ponte di lava rappresa. Era strano non averla vicino, quasi più spaventoso di quando era arrabbiata e gli occhi le diventavano neri. Aveva capito che era una sua caratteristica particolare e che se non capitava era un bene.
Dualismo. Alix era un dualismo, oppure soffriva solo di doppia personalità, ma Basel stava arrivando alla conclusione che fosse legato al fatto che era figlia di Khonsu. Due facce dello stesso satellite, due facce della stessa Alix. Sembrava sensato.
Raggiunse l'estremità opposta della strada e si vide davanti una porta doppia sempre in piombo nero, ma scolpita di bassorilievi egizi. Scene di battaglie e vita quotidiana, oltre alle istruzioni per l'imbalsamazione e le varie divisioni dell'anima: Ab o Ib, Akh o Khu o Sahu, Ba, Hekau, Ka, Ren, Sekhem, Sekhu o Khat e Sheut o Shuyt o Khaibit. Estrasse il khopesh e provò a fare come con la porta precedente. Le ante tremarono minacciose e lui s'irrigidì. Guardò l'arma, poi tornò a studiare la porta. Ruotò la spada prendendola per la lama e toccò l'intersezione della porta con la punta del pennello. I contorni s'illuminarono nuovamente di rosso e l'ingresso si aprì rivelando uno spazio identico a quelli precedenti. Basel si guardò indietro, poi oltrepassò la soglia.
« Oh, Thanatos ti ha lasciato passare?» disse una voce dietro di lui mentre l'ingesso si chiudeva con un botto sonoro« Lo dicevo che non aveva spina dorsale. Hi hi hi! L'hai capita? Spina dorsale! È uno scheletro!».
« Ammut!» esclamò voltandosi e rimanendo sorpreso. Si aspettava una specie di mostro, e invece era una voluttuosa donna dai capelli verde alga, gli occhi gialli e la testa di un coccodrillo come copricapo. Aveva delle zampe di leone che le coprivano le mani e delle scarpe che ricordavano le zampe degli ippopotami. Profumava di fiori e sangue fresco« Almeno credo.».
« Certo che sono io, scemotto.» sorrise famelica« Che c'è? Ti aspettavi un mostro?».
« Sì.» ammise con l'unico occhio visibile sgranato. La sua minima parte di maschio in fase puberale si era svegliata e stava ballando il tip tap nella sua testa.
« Uff! Come tutti! La cosa peggiore è che se vado in giro così la gente mi scambia per Sebek, devo mostrargli le mani e indicare i piedi per fargli capire che non posso essere il dio dei fiumi. Senza contare che io sono una femmina, una femmina! Certi Greci dovrebbero studiare un po' di più prima di infastidirmi.» passò la lingua sulle labbra sensuali ed un brivido passò nella schiena di Basel« Ma tu mi hai riconosciuto, piccolo Greco del cavolo.».
« Non è difficile. Non capisco proprio come non ti si riesca a riconoscere.» per lui era certamente facile, ma se fosse stato qualcun altro non sapeva come avrebbe reagito.
« Non giocare con me: so che tua madre ha fatto un bel lavoro con gli insegnamenti, ma adularmi non servirà a salvarti.» scosse i capelli e facendolo sentire un giocattolino in mano sua. Per un attimo gli piacque pure l'idea che la sua anima fosse sbranata da un essere talmente bello« Mi è stato ordinato di ucciderti e lo farò. Non ho mai mangiato uno Scriba Greco, spero che non sia stopposo.» gli saltò addosso e lo bloccò al suolo, poi gli accarezzò la faccia con la mano fredda e calda allo stesso tempo« Da dove comincio? Sei così bellino che non voglio farti soffrire. Potrei morderti la gola uccidendoti all'istante, ma poi non mi diverto. Adoro sentire le mie vittime urlare di dolore e pietà.» Basel deglutì ed iniziò a tremare, la sua parte razionale stava capendo che sarebbe andata a finire male. Molto male« Oh, così mi piaci ancora di più! Sei bellissimo quando sei spaventato. Ho deciso, ti morderò il polso. Ora, però, non fare il sangue amaro, va bene? Hi hi hi!» gli stese il braccio sinistro verso l'esterno e lo azzannò. Basel urlò di dolore mentre i canini della dea gli penetravano nella carne. Provò a divincolarsi da quella pressione, ma Ammut aveva una presa molto salda« Oh, sì! Perfetto! Mi rendi molto felice se ti ribelli, rende il pasto più spumeggiante.» la sua voce aveva un non so che di sensuale. Pericolosamente sensuale.
Lo morse poco più su strappandogli un altro grido agghiacciante. Basel alzò il khopesh, lo ruotò e lo piantò nella schiena della dea ringraziando il suo istinto di sopravvivenza. Ammut lo guardò sorpresa, poi estrasse l'arma come se niente fosse e sorrise« Mi piaci. Mi divertirò a sbranarti lentamente, al diavolo il non volerti far soffrire.» si preparò a morderlo di nuovo, ma questa volta Basel le mise la spada sotto la gola come monito. Respirava come un topo spaventato, ma avrebbe combattuto. Si sentiva gli occhi lucidi a causa del dolore, ma non poteva permettersi di morire a causa di quella Femme Fatale egizia e vecchia di secoli« Va bene, se vuoi giocare.» si alzò e saltò indietro, poi si asciugò il sangue dalla bocca con la zampa destra sporcando il pelo giallo da leone« Forza, ti aspetto.».
Il ragazzo si alzò e tenne alto il khopesh. Il polso sinistro sanguinava e gocciolava per terra creando una pozza ai suoi piedi. Bruciava e dal dolore gli occhi gli lacrimavano, ma cercò di non distrarsi. Non era andato agli Inferi per restarci, e sopratutto per farsi mangiare senza un regolare processo. Non poteva però nascondere la profonda attrazione psicofisica per quella versione di Ammut. Sembrava Pamela Anderson con i capelli neri, la pelle più bronzea ed in cosplay per un film sull'Antico Egitto. Un film poco accurato, ma molto attrattivo.
« Perché vuoi sbranarmi? Non sono morto e non penso di essere"cattivo".» disse cercando di ricacciare via gli istinti della pubertà. Era il momento peggiore per gli sbalzi ormonali dell'adolescenza.
« Ah, no?» domandò Ammut sbattendo le lunghe ciglia« Hai abbandonato l'altra Prescelta al suo destino, questo è male.».
Il senso di colpa lo pervase. Aveva lasciato che Alix gli lasciasse la mano e cadesse nella trappola delle sue visioni senza aiutarla. Aveva eliminato l'unica persona che era dalla sua parte in quella guerra che l'avrebbe ucciso sia da una parte che dall'altra. Era colpa sua, era stato lui a uccidere Alix.
« Sai, era anche più saporita di te.» disse la dea leccandosi le labbra.
« Cosa?» domandò riscuotendosi un attimo.
« Oh, l'ho mangiata mentre Thanatos t'intratteneva con la sua amata falce. Ho dovuto lottare parecchio con lei, mi ha fatto divertire un sacco...» Basel la trapassò con il khopesh, poi le dette un calcio estraendo la lama e facendola cadere« Oh! Ti sei arrabbiato? Mi piace!».
Si lanciò addosso al ragazzo, ma lui si scostò lasciandola in piedi sul ciglio della voragine di magma.
« Addio.» disse freddo spingendola. Ammut cadde urlando e una colonna di magma si alzò al contatto con la dea, se solo avesse saputo prima che era così semplice sconfiggerla. Dannatissimi ormoni.
« Tornerà.» si disse« È una dea immortale, tornerà. Ma Alix no.».
Crollò a sedere. Il dolore al polso quasi non si sentiva mente il dolore al cuore lo faceva piangere. Era da quando aveva iniziato quel cammino che sentiva il bisogno di piangere. Fin da quando sua madre l'aveva mandato a Torino, ma non aveva mai trovato qualcosa che lo facesse scattare. Anche la cipolla non aveva funzionato.
La morte di Alix, però, sì. Aveva rotto la diga che lo opprimeva da quasi una settimana.
Non la conosceva bene, non poteva dire che fossero amici, eppure la sua morte lo faceva soffrire. Lei se n'era andata per sempre e lui avrebbe continuato il viaggio da solo, sempre se ne avesse trovato la forza.
Si stese a pancia in su singhiozzando e riportando alla mente la figlia di Khonsu: come l'aveva difeso al museo, come lo sgridava tutte le volte che faceva qualcosa di sbagliato, come dicesse parolacce in Italiano e in Francese quando era arrabbiata, come era diventata infantile quando aveva seguito un Basel che non era lui o come si era accorta della presenza di Thanatos.
Per un qualche assurdo motivo lei gli mancava. Forse perché era la figura di riferimento che aveva trovato in quei giorni, oppure perché la vedeva come una sorella maggiore che gli evitava di cacciarsi nei guai. Magari quella stranissima sensazione che gli dava averla accanto e sapere che lei era come lui, che era nella sua stessa situazione.
« Alix.» disse a bassa voce« ALIX!».
« Cavolo urli! Sono qui!» rispose la voce della ragazza mentre la sua faccia perplessa gli appariva sopra« Perché piangi?».
Lui non rispose. Si alzò e l'abbracciò.
« Temevo fossi morta. Ammut ha detto che ti ha ucciso!».
« Certo che no! Finché ci sarà un cavaliere come te a difendermi non morirò mai.» Basel si allontanò immediatamente e strinse il khopesh« Che c'è?».
« Tu non sei Alix.» si alzò e si mise davanti a lei con la spada alzata« Alix non avrebbe mai detto così!» non la conosceva da molto, ma di una cosa era certo. Alix non avrebbe mai permesso a nessuno di prendere le sue difese e non avrebbe mai detto una cosa del genere, una cosa così femminile.
« Oh, mi sono sbagliato? Che peccato...» Alix iniziò ad allungarsi, i capelli si accorciarono, gli abiti scomparvero e gli spuntarono due ali nere dalla schiena« La tua amica deve avere un pessimo carattere se non ho detto le cose giuste.».
« Chi diamine sei?» sbuffò e fece per andare verso la porta successiva« Fa niente, tanto devo avanzare.».
« Tu non ti muoverai di qui.» gli appoggiò una mano sulla fronte mentre lui continuava a spingere« Mi hanno detto di farti fuori e devo farlo. Alla tua amica penserò poi, sperando di non sbagliare.».
« Alix è già stata uccisa da Ammut.» ringhiò senza smettere di spingere e serrando gli occhi.
« E tu credi a un Demone infimo come Ammut?» accennò ad una risata di scherno, quasi di compassione« Certo che sei sprovveduto!».
« Mi avrebbe mentito?» si bloccò un attimo, ma non aprì gli occhi. Ci mancava solo che il suo io puberale lo travolgesse con un complesso d'inferiorità.
« Lei sì, ma non so se la tua amica è sopravvissuta a Lui.» sottolineò l'ultima parola come una minaccia.
« A chi?» si spostò per riuscire a guardare negli occhi il ragazzo.
« A colui che tutti temono qui sotto. Dante non l'ha descritto proprio bene...» iniziò.
« Nel senso che lo ha descritto male?» domandò Basel. Tutto pur di non pensare a... qualunque cosa avesse quel tipo in mezzo alle gambe.
« Nel senso che lo ha descritto orribile e anche in iconografia non è proprio uno spettacolo apprezzabile.» alzò le spalle« Devo ancora capire, però, perché vuole fermare voi Prescelti.».
« Ancora con questo Prescelti: cosa vorrebbe dire?» finalmente un argomento che la sua testa avrebbe seguito con interesse senza che lui continuasse a ripetersi "Pensa ad altro".
« Che i vostri nomi sono scolpiti nelle pagine del Destino, ma basta parlare.» fece apparire una lunga spada nella mano e un'armatura d'argento e cuoio lo ricoprì. Aveva delle lamine come un gonnellino romano e il busto intarsiato da volute, oltre a dei drappi rossi che gli ricoprivano le spalle. Basel sospirò di sollievo. Gli ricordava una statua neoclassica, ma almeno adesso era coperto« Devi morire, Impuro.».
Basel parò la spada con il khopesh, ma scivolò all'indietro per la potenza del fendente. L'uomo alato alzò la lama e provò a colpirlo sulle gambe. Il ragazzo saltò all'indietro e fece ruotare l'arma in modo da usarla come pennello, scrisse il geroglifico di "Esplosione"sulla lava e si spostò nuovamente indietro. L'uomo alato provò a raggiungerlo, ma appena arrivò nel punto dove Basel aveva lasciato il geroglifico il terreno gli esplose sotto i piedi. Il ragazzo provò ad avvicinarsi, ma l'uomo apparve dal fumo e lo colpì alla spalla. Basel indietreggiò e ricominciò a sentire anche il dolore al polso sinistro che non aveva smesso di sanguinare. Le forze si fecero più deboli a causa dell'aumento delle ferite. L'uomo provò a colpirlo sul fianco, lui si parò tenendo il khopesh lungo l'avambraccio accostato al corpo, ma venne spinto verso sinistra a tal punto da non avere più la terra sotto i piedi. Si aggrappò al ciglio del burrone con la mano sinistra e la ferita grattò sulla lava secca. Provò ad appendere il khopesh come un artiglio, ma la punta scivolava inevitabilmente gravando sul braccio ferito. Sotto di lui il magma ribolliva pronto ad accoglierlo.
« Ma come, non sei ancora caduto?» disse l'uomo« Aspetta che ti do una mano.» gli schiacciò le dita facendolo gridare di dolore« Sei resistente, ma non potrai mai nulla contro un Genio della Morte.» pestò più forte« È ironico: la tua arma tornerà dalla porta sul retro.».
"Porta sul retro?" pensò Basel guardando il fiume di lava "Non sarà che...".
« Piriflegetonte!» esclamò, poi scrisse in greco con la punta del khopesh "Aiuto".
« Oh, ci sei arrivato, peccato che sia troppo tardi.» rispose il Genio alzando la spada. Una colonna di lava si alzò, si tuffò sull'uomo alato e si raffreddò immediatamente lasciando solo una statua nera dai riflessi rossastri. Basel mise in cintura il khopesh, s'issò aggrappandosi anche con la mano destra e rotolò a terra ansimante.
« Grazie.» disse tra un respiro e l'altro, poi si alzò e si guardò il polso sinistro. Non era proprio un bello spettacolo: presentava dei cerchi rossi di viva pelle da cui usciva il sangue, inoltre era graffiato e sporco di lava secca. La spalla aveva un lungo taglio che gli macchiava la maglietta color sabbia e gli bruciava terribilmente. Con non poca fatica prese dallo zaino delle bende di lino, del cotone e del disinfettante e incominciò a pulire come poteva il polso, infine lo bendò stretto. Strappò la manica della maglietta e curò come poteva anche la spalla, poi si alzò in piedi e riprese il cammino saltando la voragine che aveva causato la sua esplosione.
Si trovò davanti a una porta di piombo scuro con dei simboli che non aveva mai visto: sopra un monte stava quella che per lui era una divinità assieme ad altre due, mentre sotto come una piramide si susseguivano figure sempre più piccole. In fondo, sotto terra c'era una figura indefinibile incatenata con un serpente che gli pendeva sulla testa da un albero e una figura femminile con un calice in mano che gli versava il contenuto sulla testa. La figura indefinibile sembrava urlare e contorcersi dal dolore, mentre le altre divinità lo guardavano tra l'accusatorio e il divertito.
Basel si sentì quella creatura, impotente di fronte al destino e alla crudeltà degli déi. Toccò la figura con la mano e chiuse gli occhi vedendola nella sua prigione sotterranea, senza via di scampo, poi vide le catene spezzarsi, la figura prendere un aspetto umano e salire sulla terra. Correva, studiava il mondo, scappava dagli déi e conosceva persone.
« Ti piace papà?» domandò qualcuno dietro di lui. Basel aprì gli occhi, si voltò di scatto ed estrasse il khopesh pronto a difendersi.
« Oh, scusa. Ti ho spaventato? Non volevo.» disse la ragazza davanti a lui: doveva avere la sua età, i capelli neri untuosi e lunghi che le coprivano metà volto. La metà visibile era bellissima, rosea e fresca, dagli occhi verde smeraldo e la guancia rossa dall'imbarazzo. Portava un vestito grigio anni cinquanta e decorato da pizzi neri con la scollatura a cuore e le spalle nude.
« Chi sei?» domandò chiedendosi se rimanere sulla difensiva o desistere.
« Mi chiamo Hel e sono figlia di Loki.» chiuse gli occhi sorridendo« Prima hai toccato la sua figura, mi ha stupito. Ti piace?».
« Mi ha incuriosito.» rispose guardando nuovamente la figura« Quello è tuo padre?».
« Certo e quella che lo avvelena è la penultima donna che lo ha fatto innamorare.» Basel sgranò gli occhi e la guardò scioccato.
« No, andiamo!» esclamò perplesso.
« Sì, sono stati assieme per un po', ma è una storia lunga.» si bloccò e guardò in alto perplessa« Oh, ancora lavoro.» scomparve facendo un salto verso l'alto e attraversando il soffitto. Tornò poco dopo con un ragazzo di vent'anni morto appoggiato sulle spalle« L'ho detto che la guerra è stupida, ma Odino mi ha ascoltata? Certo che no.» prese un tono più grave e di scherno« "Cosa vuoi che ne sappia una figlia di Loki in merito alla guerra."».
« Non mi dirai che...» tremò Basel.
« Non sei di queste parti, vero?» sorrise divertita, una risata cristallina ed infantile. Così tranquilla che nessuno l'avrebbe mai immaginata di una ragazza con un cadavere sulla spalla come una pecora da macello« Allora ti spiego un paio di cose: quegli stupidi déi Maggiori si sono messi in testa che la guerra non è la Fine del Mondo predetta dalla Völva secoli fa e che mio padre si è liberato per puro caso. Se continuano ad ammazzarsi così io non ho un attimo di tempo! Meno male che Ade, Anubi e altre divinità dell'Oltretomba mi danno una mano, altrimenti non saprei che fare.».
« Chi o cosa sei esattamente?» domandò Basel incuriosito. Se parlava della guerra a quel modo non poteva essere una nemica.
« Una Divinità Norrena dell'Oltretomba. Uuh! Questo qui era un Combattente veramente molto violento!» chiuse l'occhio visibile e i capelli si spostarono sul lato buono della faccia. A Basel si gelò il sangue nelle vene: aveva l'occhio rosso sangue e la pelle grigia come un cadavere rinsecchito, un lungo strappo le squarciava la guancia mostrando le ossa come se qualcuno l'avesse azzannata« È stato veramente molto cattivo! Oserei dire che è peggio di Sulltr, e lui sì che ne ha visto di sangue.» estrasse un pugnale vecchio e spuntato dalla cintura« Ne ha visto veramente tanto, oppure era Pericolo Incombente? Non ricordo.» i capelli coprirono la parte marcia e arrossì« Oh, scusa! Hai visto il mio lato peggiore. Mi capita quando ho a che fare con qualcuno del mio regno.» rimise il coltello in cintura come se nulla fosse« Dunque, devi passare?».
« Credo di sì.» tremolò ancora sconvolto per la visione.
« Allora t i devo aiutare. Non sei Norreno, vero?» lo guardò con un sorriso tranquillo.
« Nero che?» domandò perplesso.
« Norreno, Scandinavo.» spiegò.
« Ooh. No.» scosse la testa.
« Come immaginavo, solo che non capisco cosa sei.» sembrò studiarlo« Potresti essere Egizio, ma sembri molto Ade. No, proprio non ti riesco a identificare.».
« Sono uno Scriba figlio di Ade.» spiegò alzando le spalle.
« Questo spiega tutto! Allora tuo padre ti starà aspettando.» sorrise e lo superò, poi guardò la porta e disse qualcosa in una lingua che Basel non conosceva. Le porte si spalancarono e si ritrovarono in un'immensa stanza circolare da cui si diramavano sei grandi corsi di liquidi: uno aveva l'acqua sporca e che puzzava di fogna, un altro era di magma in continuo movimento, uno era verde marciume e puzzava di palude, un altro era limpido e presentava lastre di ghiaccio galleggianti, uno aveva un aspetto grigiastro e neutrale, uno era nero come la pece e bianco come la luce in un continuo avvilupparsi ed incrociarsi, ma mai mischiarsi.
Al centro della stanza cinque uomini separavano le anime che uscivano dalle tantissime porte che si aprivano lungo le parti. Erano talmente tante che Basel non ebbe la forza di mettersi a contarle tutte. Un uomo dai capelli ribelli neri e rossi e gli occhi azzurri chiarissimi si voltò a guardarlo e sorrise. Portava un lungo abito nero e una spada nera al fianco, oltre ad un pizzetto di fuoco crepitante.
« Basel! Allora hai ascoltato il mio consiglio di andare a Napoli.» disse facendo l'occhiolino.
Il ragazzo sgranò gli occhi e iniziò a balbettare:« Tu... tu...aspetta... Napoli? Cosa? Tu eri il barbone?».
« Esattamente! O meglio, era una mia proiezione.»gli dette una pacca sulla spalla« Diamine, ti aspettavo dalla porta Italiana, non da quella Norvegese.».
« Temo sia stato Thanatos.» s'intromise Hel« L'ho incrociato poco fa nella zona della porta Greca.».
«Ho capito.» batté la mano sulla spalla destra di Basel«Comunque se sei arrivato qui vuol dire che l'hai sconfitto. Sono fiero di te!» gli guardò il braccio sinistro« Questo però non è stato Thanatos.» lo studiò attentamente« Ammut, quel Demone. Questo, invece, è un Angelo Vendicatore.» gli studiò la spalla.
« Genio della Morte.» specificò il ragazzo.
« Fammi vedere.» gli mise la mano attorno al polso« Farà un po'male.» iniziò a stringere e Basel chiuse gli occhi dal dolore, poi lasciò, fece la stessa cosa sul braccio e tolse le bende: le ferite erano sparite« Credo che ora vada meglio.» abbassò lo sguardo« Immagino tu sia arrabbiato con me, mi piacerebbe però che...».
« Papà.» disse il ragazzo guardandolo. Era strano, ma era da tanto che sognava di dire quella parola alla persona giusta« Grazie.».

« Non devi chiamarmi così per forza.» si affrettò a dire« Ti capisco se mi odi.».
« Lo so, ma tu sei mio padre e quindi ti chiamo papà. Perché dovrei essere arrabbiato con te? In fondo l'hai fatto per proteggere me e la mamma, giusto?» sorrise innocentemente. Ade lo guardò, poi lo abbracciò ed iniziò a piangere. Il pianto di una divinità era straordinariamente uguale a quello di un qualunque essere umano.Forse era per questo che gli déi erano definiti emanazione dell'uomo, insieme delle virtù umane.
« Sai, molti figli di déi non vogliono vedere i loro genitori Divini.» spiegò Ade« Chiedi alla tua amica Egizia cosa pensa di suo padre.» si asciugò gli occhi con la manica della tunica.
« Se la ritroverò.» sospirò Basel rassegnato.
« È lì che parla con Anubi, non la vedi?» disse indicandogliela.
Effettivamente Alix era intenta a disquisire con la sua solita calma con un uomo dai capelli castano rossicci e una testa di sciacallo come copricapo. Sembrava che stessero litigando animatamente, infatti quando Basel la chiamò la ragazza gli scoccò un occhiata glaciale, poi si avvicinò minacciosa.
« Ehi! Non abbiamo finito!» esclamò Anubi mostrando gli occhi neri da animale.
« E invece sì.» rispose la ragazza« Io non discuto su queste cose!».
« Cos'è successo?» domandò Basel.
« Niente.» incrociò le braccia la ragazza guardando il pavimento come a volerlo far esplodere« Dov'eri finito?» sembrava una bambina arrabbiata perché il genitore si era allontanato un attimo. E lei era la più grande dei due.
« Io? Dove eri andata tu. Ho temuto che... non so chi... ti avesse ucciso!» rispose serio.
« Parli delle Arpie? Si sono messe contro la persona sbagliata e sono finite nel pozzo scuro creato da loro stesse.» tossì e si mise le mani sui fianchi guardandosi attorno« Comunque ora so che la nostra meta è la Norvegia.».
« Ma sono appena uscito da quella porta!» esclamò esasperato.
« Allora ci ritorneremo, è un problema?» lo fulminò.
« No, credo.» la guardò incuriosito« Ma tu da dove sei uscita?».
« Dalla porta Canadese.» alzò le spalle.
« Esiste una religione Canadese?» domandò perplesso.
« Stai scherzando?!» Basel scosse la testa« Ogni porta è uno Stato del Mondo, non una Religione: non vedi le bandiere stampate sopra alle entrate? C'è anche Isola Delle Rose, ma immagino sia chiusa da anni.».
« No, lì entrano i morti in mare.» spiegò Ade, poi guardò i lfiglio« Comunque meglio se andate. Gli altri devono essere già arrivati.».
Hel lasciò cadere il cadavere dalla spalla:« Aspetta! Loro sono...».
« Sì, Hel, sono loro.» sbuffò Anubi guardandoli storti« Anche se non capisco come possano essere utili.» si concentrò su Alix« Soprattutto come una così lo possa essere.».
« Disse il dio descritto nei libri come un ragazzo bellissimo.» sbuffò la ragazza« Quanto possono essere stupidi certi autori.».
« Oh cavolo! Allora dovete sbrigarvi!» esclamò Hel, tutti la guardarono incuriositi« Vi stanno aspettando da una settimana abbondante!».

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