XX-Il ponte degli déi

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Andrew, Lucrezia e Tommaso

Passò un'oretta buona a raccontare a Line quello che era successo con gli Egizi mentre lei dormiva beatamente nello zaino, di come lo avevano trattato i Druidi quando avevano scoperto che era un Prescelto e di come aveva trovato una strana alleata. La serpentina gli aveva suggerito di correre invece che camminare come uno che non aveva paura di niente.
« Perché?» le aveva chiesto, e lei per tutta risposta gli aveva sibilato arrabbiata nell'orecchio« Giusto, mi starano cercando.».
Così si era messo a correre in mezzo agli alberi schivando rami e radici, oltre a tenere sempre una freccia in mano per sicurezza. Non andò mai sulla strada e rimase sempre nascosto nella vegetazione sperando che nessuno lo trovasse. Invece fu braccato da due figli di Zeus di un paio d'anni più piccoli di lui, ma appena disse di essere Norreno gli strinsero la mano e lo lasciarono in pace salutandolo e andando nella direzione opposta.
« Certo che sono Norreno.» rispose a Line dopo che se ne furono andati« Sono o non sono figlio di una Divinità Norrena?».
Continuò per tutto il giorno ed arrivò a Oslo verso le nove di sera. Solo allora si fermò per riprendere fiato e mangiare qualcosa: un panino comprato di sfuggita in un bar. Si nascose dietro un cespuglio e si mise a studiare la cartina. C'erano diversi laghi in quella zona: Maridalsvatten, Svartkulp, Breindsjøen, Ainsjøen, Lutvannet e tanti altri. Era impossibile capire a quale si doveva dirigere. Guardò Line, poi chiuse gli occhi e puntò il dito sulla cartina.
Sognsvann.
« Bene: ci riposiamo un po', poi andiamo là.» disse. La serpentina alzò gli occhi al cielo e si andò ad accoccolare nel sacco a pelo steso sulla neve. Andrew sorrise a quell'atteggiamento e prese la statuetta di Khonsu dallo zaino. Iniziò a rigirarsela tra le dita pensando alla storia del figlio di quel dio. Avere quell'effige voleva dire che l'avrebbe conosciuto? Come sarebbe stato? Forse era ancora un bambino, ma poteva anche essere un ventenne. Sarebbe stato consapevole di chi era o ignorava completamente la guerra e la sua posizione? Forse era già stato catturato, se non ucciso.
Avevano detto che lo stavano cercando, per cui era in fuga. Allora sapeva quello che pensavano di lui, oppure lo ignorava ma doveva scappare dalla guerra. La sua vita agli occhi di Andrew era un continuo"forse".
Si sentiva come lui: figlio, suo malgrado, di un dio che nessuno voleva e che era accusato ingiustamente di ciò che non aveva fatto. Lui e il figlio di Kons sarebbero stati alleati anche solo per quel motivo. L'avrebbe aiutato se l'avesse incontrato, o quantomeno gli sarebbe stato vicino con il pensiero.
Andrew e Line ripartirono un paio d'ore dopo e raggiunsero il lago Sognsvann a mezzanotte abbondante. Provò a fare il giro del lago, ma si fermò sul lato Ovest per sistemarsi la fasciatura sulla testa. Gli faceva ancora male e stava crescendo un bernoccolo dove aveva sbattuto, oltre al fatto che l'abrasione che si era procurato aveva cominciato a bruciare. Aveva preso un sacchetto di plastica dallo zaino, l'aveva riempito di neve e se l'era messo sulla testa come una borsa del ghiaccio, poi si era steso sopra al sacco a pelo a guardare il cielo. C'era un punto in cui gli sembrava di vedere una strana scia bianca, ma pensò che fosse nebbia.
I suo dubbi scomparvero quando un rumore strano arrivò dall'altra parte del lago. Un'ombra scura gli passò sopra e corse sulla superficie dell'acqua come un fulmine. Andrew si alzò a sedere e guardò in quella direzione, poi sistemò rapidamente il sacco a pelo e tornò indietro incoccando una freccia e scivolando tra gli alberi. Raggiunse il luogo da dietro e si nascose con il tronco di un albero: Alfadur stava bloccando una ragazza con delle radici mentre Gnà si occupava di un bambino tra i sette e gli otto anni. Al centro campeggiava un Arcobaleno dalla fine nebbiosa.
Riconobbe gli déi praticamente subito: uno era color pianta, ma non soffrivail freddo; la seconda aveva i capelli neri lisci e accanto a lei Hofvarpnir teneva a terra il bambino.
La sua rabbia crebbe.
"Non solo i Fedeli cercano i nemici innocenti." pensò stringendo ancora di più l'arco "Anche le Divinità fanno questo sporco gioco.".
Rotolò e scagliò una freccia contro la dea, poi ne scagliò un'altra contro il cavallo bianco che s'imbizzarrì e lasciò il bambino libero. Gnà lo vide mentre incoccava una terza freccia e la piantava in una radice di Alfadur obbligando la pianta a ritirarsi e a liberare la ragazza.
Andrew rotolò via prima che la dea gli si scagliasse contro con la spada pronta a colpirlo. Caricò l'arco e provò a colpire Gnà scagliando il dardo, ma lei lo schivò scomparendo e riapparendogli alle spalle. Il ragazzo fece un salto e notò che il bambino si era avvicinato alla ragazza e ora stavano schiena contro schiena. Loro, però, non si erano accorti che Alfadur si preparava a colpirli mentre erano distratti. Incoccò una freccia e la scagliò tra i due all'altezza della testa del bambino, che ebbe la buona idea di spostarsi verso l'esterno. Non ebbe il tempo di sospirare per il suo operato che Gnà gli si piazzò davanti a spada alzata.
Tutto accadde in una frazione di secondo: una lancia d'argento trapassò la dea che fece cadere l'arma e si guardò il petto sanguinante. Il bastone venne ritratto con forza strappando un urlo a Gnà prima che si accasciasse a terra ansimando:« Non è possibile.». Il suo sangue straordinariamente uguale a quello di un essere umano iniziò a macchiare la neve, poi la Divinità venne portata via da una specie di quattordicenne con metà faccia bellissima e l'altra orrenda che sorrise quasi di scherno ad Andrew. Il ragazzo la riconobbe come sua sorella Hel.
"A quanto pare non sei proprio una schiappa." disse una voce nella testa del Norreno mentre la dea spariva con Gnà morta "Ora non essere il prossimo che vengo a prendere.". Subito dopo una massa di capelli color carota gli piombò addosso e dovette rotolare via prima che la lancia d'argento gli perforasse la testa. Il bambino urlò qualcosa, ma Andrew era troppo impegnato a capire gli occhi celesti inferociti della ragazza per ascoltare.
« Ehi!» esclamò, ma la ragazza provò a colpirlo nuovamente costringendolo ad alzare l'arco per parare il colpo.
Il bambino urlò di nuovo e Andrew si rese conto che era impossibile capire ciò che diceva per un semplice motivo: non era Norvegese. Ricordava vagamente l'Inglese, ma lo escluse praticamente subito visto che le parole che riconosceva erano presenti solo ogni tanto. La ragazza non si fermò e rimanendo a cavalcioni su Andrew continuò a colpire l'arco con così tanta forza che il ragazzo temette che si spezzasse.
« LUCREZIA!» urlò il bambino e la ragazza si fermò. Andrew immaginò che fosse il suo nome, perché lei, senza staccargli gli occhi di dosso, rispose al bambino nella lingua sconosciuta. A quel punto iniziarono a parlare senza che il ragazzo potesse capire ciò che dicevano. La ragazza voltò lo sguardo un attimo e Andrew ne approfittò per spostarsi facendole, però, perdere l'equilibrio.
« Ops, scusa.» rispose con un lieve sorriso. Lei lo guardò tra l'arrabbiato e l'interrogativo, ma a lui non interessava: Alfadur stava tornando e stava per prendere il bambino alle spalle. Incoccò una freccia e la scagliò con precisione all'altezza del collo del bambino che si bloccò terrorizzato. Il dio urlò di dolore mentre il dardo lo trapassava all'altezza del petto e quella che sembrava resina mista a linfa e sidro iniziava a sgorgargli dalla ferita. Si toccò dov'era stato colpito con la mano destra guardandolo con odio, poi sorride e mimò qualcosa con le labbra. Infine si seccò e strisciò in forma di radice sotto la terra scomparendo.
Il bambino gridò nella lingua sconosciuta, ma Andrew riuscì a capire che si doveva spostare. La lancia d'argento gli sfiorò il costato e a quel punto incoccò una freccia puntandola sulla ragazza. Lo voleva come nemico? Ne avrebbe pagato le conseguenze.
« Chi sei?» domandò la ragazza in Inglese con la lancia spianata« Perché vuoi uccidere mio fratello? Sei un Greco?».
« Prff!» rispose« Primo: io uccidere tuo fratello?» guardò il bambino interrogativo: erano completamente diversi. Lui aveva i capelli neri striati di grigio e gli occhi calamitosi e profondi, lei la chioma arancione e gli occhi azzurro cielo« Veramente gli stavo salvando la vita. Secondo: no, non sono Greco, anzi, se mi vedessero mi ucciderebbero all'istante. Non lo sei tu, piuttosto?» si scansò mentre la ragazza provava a colpirlo con la lancia« Ehi! Stiamo parlando in modo civile!».
« Chi sei?» ripeté pericolosa.
« Chi sei tu!» rispose di rimando.
« Lucrezia Germani, contento?» gli occhi azzurri bruciavano di rabbia omicida.
« E tuo fratello?» meglio stare sul sicuro.
« Tommaso, Tommaso Germani.» rispose il bambino mettendosi sull'attenti e ricevendo un'occhiata di rimprovero dalla sorella.
«Molto piacere, io sono Andrew Bryhn.» li guardò interrogativo« Non sembrate Italiani.».
« E il tuo nome non è Inglese, siamo pari.» rispose Lucrezia sempre con la lancia puntata su di lui.
« Perché dovrebbe essere Inglese?» domandò scettico.
« Non siamo in Inghilterra?» il bambino si dette una manata sulla faccia« Che c'è? Visto il "benvenuto" che ci hanno dato, non possono che essere amici di MacPrince.».
« Lucy, erano Divinità Norrene.» spiegò Tommaso« Almeno credo: Gnà ne sono sicuro, me l'ha detto un mio amico appassionato di Scandinavia.».
« Ti do ragione, piccoletto. Dovresti ascoltare tuo fratello, Lucy.» sorrise Andrew.
« Io per te sono quella che potrebbe ucciderti da un momento all'altro, chiaro?» gli rispose fulminandolo.
« Va bene, allora io per te sono il tipo che se provi a lanciare la carica un'altra volta ti trafigge nel petto con una freccia, va bene?» rispose risoluto.
Si guardarono in cagnesco.
« Sorellona, te l'ho detto. Non dobbiamo ucciderlo.» s'intromise Tommaso.
« Perché? Ha cercato di ucciderti.» rispose la ragazza.
« Ho detto che non volevo ucciderlo!» si difese Andrew.
« Ma hai rischiato di farlo!» esclamò quasi esasperata.
« Metti in dubbio la mia precisione?» si sentiva punto nell'orgoglio.
« Sì.» aveva un non so che di austero, come un'aura antica e potente. Aveva avuto quella sensazione con i figli di Zeus, ma quella metteva ancora più paura. E attrazione.
« Si da il caso che tu stia parlando con un giovane campione della Nazionale Norvegese di tiro con l'arco.» si difese abbassando l'arma.
« Certo, come no.» non accennava ad abbassare la guardia.
« Devo dedurre che non ti fidi di me?» domandò per niente spaventato.
« Allora rifletti con quella testa che hai, non sei solo un teppista.» arricciò il naso, ma non si capiva se era per l'idea del teppista o per il fatto che ragionasse.
« Questo "teppista" ti ha salvato la vita.» le fece notare.
« Lucy.» disse Tommaso, ma lei lo ignorò« Lucy, c'è...».
Una strana luce nera esplose tra i due, poi qualcuno gridò qualcosa nella lingua che Andrew non comprendeva.

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