Attraversare la strada

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GINEVRA
Finalmente suona l'ultima campanella, oggi è stata una giornata pesante e di certo fare letteratura latina all'ultima ora non è stato piacevole.
Ero continuamente sul punto di addormentarmi e per fortuna Aurora mi dava delle gomitate per svegliarmi.
L'uscita della nostra scuola è sempre caotica, troppo caotica. Siamo quasi millecinquecento studenti e per fortuna non usciamo tutti allo stesso orario.
Io come sempre sono rimasta indietro mentre le altre mi hanno preceduto e mi aspettano fuori dal cancello.
Con il giubbotto ancora sganciato e lo zaino in bilico su una sola spalla scendo due rampe di scale prima di mettere piede sul piano terra. Esco dal cancello piccolo, dato che hanno già chiuso quello grande. Le altre sono in mezzo al marciapiede.
Giulia se n'è già andata, lei abita molto lontano da qui perciò vengono sempre a prenderla in genitori in macchina. Mentre noi altre stiamo tutte abbastanza vicine.
Camilla è la più invidiata di tutte, lei è a prova di ritardo: abita in un palazzo proprio davanti a scuola.
Mi avvicino a loro e getto lo zaino a terra. Mi sistemo il giubbotto e recupero lo zaino.
-Allora? Che si fa?- domando vedendo che mi fissano con uno sguardo troppo strano.
-Guarda un po'- mi dice Camilla facendomi cenno di guardarle dietro le spalle.
-Come faccio? Lo sai che sono nana!-
Subito si spostano tutte, metà da una parte e metà dall'altra. Metto a fuoco ciò che vogliono farmi vedere loro e sbianco subito.
Leonardo è in piedi un paio di metri più in là con una sigaretta tra le labbra, appoggiato al cancello. Tutte le volte che lo vedo mi chiedo come faccia a essere così bello, le mie amiche non la pensano come me, ma io rimango dell'idea che abbia un che di affascinante.
Le ragazze richiudo il cerchio impedendomi la visione di quella meraviglia.
-Ehi!-
-Gine, vai è la tua occasione!- mi sprona Martina.
-No, non ci penso proprio- scuoto la testa con vigore e incrocio le braccia.
-Dai, vai! Approfitta che è da solo-
-No! Lasciatemi in pace!- Mi volto e mi dirigo verso casa.
Non è molto lontano da qui, ma oggi  il motorino lo deve usare mia cugina perciò sono a piedi. I miei genitori erano un po' titubanti sulla questione "motorino", hanno accettato a farmi fare il patentino ma non erano molto propensi a comprarmi il motorino, perciò uso quello di mia cugina a loro insaputa.
Raggiungo la strada principale e svolto a destra, decido di tagliare la strada e così attraverso dove non ci sono le strisce. Passo in mezzo a due auto parcheggiate e senza preoccuparmi di guardare se sta arrivando qualche macchina, attraverso.
Sento uno stridio di ruote e mi volto spaventata.
Un'auto ha frenato di colpo a pochi centimetri da me.
Un ragazzo scende  di macchina con il volto sbiancato e gli occhi a palla.
Mi pietrifico nel vedere chi è: Leonardo.
-Ma sei impazzita ad attraversare la strada così? Potevo prenderti in pieno!-
Non rispondo,sono troppo imbambolata a guardarlo. In questi momenti vorrei tanto avere un angioletto sulla spalla che mi riporti alla realtà.
-Ehi, stai bene?- mi chiede avvicinandosi.
-Certo... Certo- balbetto.
-Sicura?-
Per evitare di balbettare nuovamente e fare la figura della bambina, mi limito a annuire.
-Mi sembri un po' pallida- mi posa una mano sulla guancia, il suo tocco brucia sulla mia pelle. Dubito, ora, di essere tanto pallida.
-Dai, sali. Ti accompagno a casa-
-Cosa? No... No! Non preoccuparti- Sarei troppo in imbarazzo a stare nella stessa sua auto.
-Insisto-
Dai, Ginevra, cosa potrà mai essere?
-Va bene- faccio il giro della macchina e vado a sedermi nel sedile del passeggero ma lui mi precede, aprendomi la portiera.
Mi siedo e aspetto che metta in moto in motore.
- Non mi hai ancora detto come ti chiami- mormora quando siamo in viaggio.
-Ginevra-
Stacca una mano dal volante e me la porge - Piacere Leonardo-
Sì, lo so.
-Dove dobbiamo andare?-
- Via Giotto-
Annuisce e svolta a sinistra.
-Che scuola frequenti?-
-La Russell- rispondo balbettando. Sono troppo nervosa, non riesco a pronunciare una frase con tono fermo.
-Tranquilla, non ti mangio. - mi poggia una mano sulla gamba.
-Cosa?-
-Sei nervosa, si vede lontano un miglio-
Annuisco e guardo fuori dal finestrino. Vedo palazzi e basta. Ma dopotutto la mia è una città di palazzi.
-Anche io frequento la Russell-
-In che classe vai?-  gli chiedo. So benissimo in che classe va, Camilla lo ha seguito una volta per farmelo sapere. Lei è fatta così: è un po' pazza e non mi stupirei se un giorno si trovasse una denuncia di stalking a suo carico.
-5D. Tu?-
-2D-
-Sei piccola! Pensavo avessi sedici anni-
Rido - No dico hai visto quanto sono bassa? È più facile che mi scambino per una bambina delle medie-
Lui ride a sua volta-Sai che le ragazze basse sono le più belle?-
Arrossisco fino alla punta dei piedi. -Ah sì?-
Annuisce con vigore e riporta lo sguardo sulla strada. -L'ho letto su un post su Facebook: i vantaggi dell'essere bassi. E di avere una ragazza bassa-
-L'ho letto anche io. Sono verissime quelle cose- mormoro.
-Già, vorrei tanto che la mia ragazza fosse bassa e invece è alta quasi quanto me-
Il mondo intorno a me si ferma non appena sento quella frase.
-Sei fidanzato?-
-Sì, da tre anni-
Porto gli occhi al cielo per impedire alle lacrime di sgorgare, chissà cosa penserebbe di me se mi vedesse piangere.
-Congratulazioni!- fingo felicità ma in realtà vorrei che non lo avesse mai detto.
-Grazie. Senti dove devo andare?- Siamo arrivati in Via Giotto, così la mia gita in carrozza termina qui.
-Fermati lì- Fa come gli ho detto e accosta lungo il marciapiede.
-Grazie mille per il passaggio-
-Figurati, ci si vede in giro Gine-
Annuisco e mi affretto a scendere di macchina.

AMORI PARALLELI -sospesa-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora