Capitolo 10

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Mi sedetti per terra, con la schiena contro il muro, la testa bassa e le mani fra i capelli.
Andreas iniziò a dire cose su cose una dietro l'altra:
-Stai tranquilla, non è successo niente, è colpa mia, mi sono lasciato andare, non ci ho pensato due volte, abbiamo detto che se qualcosa non ti fosse andata bene o ti avesse messo a disagio ne avremmo parlato, tu me l'hai fatto capire e ti ringrazio. Lo so, è presto, ma come ti ho già detto ieri con te sto bene, non posso perderti così, ti prego, non succederà più, almeno per adesso non succederà. Mi hai fatto un regalo stupendo ed io ti faccio scappare così...-
Diceva cose di questo genere e non si fermava più, ad un certo punto smisi di ascoltarlo ed iniziai a pesare al motivo per cui avessi rifiutato quel bacio, io lo volevo. 

Mi alzai da terra e corsi a baciarlo ma lui si staccò
-Non devi farlo solo per farmi contento o per farmi smettere di blaterare, se non te la senti ti capisco.- mi disse accarezzandomi il volto.
Gli fermai la bocca con un dito e continuai a baciarlo.
-Non so perché ho reagito così, l'ho voluto tanto questo bacio e proprio quando stava per succedere mi sono tirata indietro...-
-Non devi darmi spiegazioni, davvero.-

Feci partire altre canzoni, lui ballava e io lo guardavo. Dopo una coreografia e l'altra gli venne il fiatone e venne a sedersi accanto a me, intanto la musica andava avanti e lui  mettendomi un braccio intorno al collo mi chiese:
-Come hai fatto ad avere le chiavi di questo posto, è chiusa da un sacco di anni questa palestra...-
-Ho incontrato il figlio dei proprietari e, appena gli ho detto a cosa mi sarebbe servita la sala, ha deciso di darmi le chiavi- risposi io
-Comunque sia, grazie. Grazie per questo regalo, per me è molto significativo... Ora l'unica cosa che desidero sei tu.-
Lo guardai negli occhi, grazie ad essi avevo imparato a riconoscere le sue emozioni e i suoi stati d'animo, e beh... In quel momento riuscivo a riconoscere solo sincerità, tanta sincerità. 

Rimanemmo seduti lì, lui con il suo braccio intorno al mio collo ed io con la testa appoggiata alla sua spalla e la musica di sottofondo.

Erano già le cinque del pomeriggio e mi arrivò una chiamata, mi liberai dal braccio di Andre, mi alzai e risposi.
Era mia mamma
-Pronto Giulia sono la mamma-
-Ehi-
-Non ti sei ancora sbrigata? Noi ora torniamo a casa, tu appena hai finito passa a salutare i nonni dato che avevi detto che saresti tornata li-
-Va bene, ciao... Ora vado-
Misi giù ed Andre si alzò
-Come? devi andare?-
-Si, era mia mamma. Prima di venire qui avevo lasciato tutti dicendo ai miei nonni che non appena avessi finito sarei tornata a salutarli, quindi ora vado...-
-Aspetta! Ti devo dare un pensierino, ce l'ho in macchina... vieni-

Uscimmo dalla palestra, io chiusi a chiave e dopo lo seguii.
Aprì la portiera e da un cassettino vicino al volante tirò fuori una scatolina rettangolare.
-Non è all'altezza del regalo che mi hai fatto tu, ma spero ti piaccia.-
Mi porse la scatolina, l'afferrai e l'aprii. Era una collanina d'oro bianco, bellissima. 
-Ma sei impazzito? questo è oro...- esclamai io
-Il tempo che mi hai regalato e il regalo di oggi valgono più dell'oro per me. Ti piace?-
-E' bellissima- risposi
Andre la tirò fuori dalla scatolina e me la mise al collo. 
-Grazie- gli dissi io
Mi abbracciò, lo strinsi dopodiché lo baciai.


(Tu)tto ciò che desidero || Andreas Muller ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora