Chapter 20. Sicily

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Un mese dopo

Ero alla guida della mia meravigliosa auto, accanto a me Ariele ammirava il paesaggio della Sicilia. Stavamo andando a Naro, a casa di Piero, dato che da lì a qualche giorno sarebbe diventato papà; "Chissà a chi assomiglieranno" disse Ariele abbassando il volume della radio "Spero a Rita... Sai che palle due autoritari come Piero" ridacchiai "Che stronzo" scosse la testa sorridendo "Non sono stronzo, dico solo la verità" mi difesi "Ah, certo... Guida che è meglio" mi disse per poi ritornare a guardare al di là del finestrino.

Arrivati a Naro, posteggiai davanti casa Barone mentre Ariele bussava alla porta. Ad aprire fu la mamma di Piero, ben felice di rivederci ed ancora più felice di diventare nonna da lì a poco.

La sera, dopo cena, ci spostammo nel salotto per chiacchierare un po' "Amore vado in bagno" disse Rita lasciando un bacio sulle labbra di Piero per poi scomparire nel corridoio. Stavamo parlando del campionato di calcio quando Piero guardò l'orologio stranito "Barone, che c'è ora?" gli chiese Gianluca vedendo il suo sguardo preoccupato "Rita sta perdendo troppo tempo in bagno" disse preoccupato "Vado a controllare?" s'immischiò Ariele "No, tranquilla vado io" sorrise Piero raggiungendo la moglie. "Piddemmu macari a iddu?" (Abbiamo perso anche lui?) chiesi non vedendolo tornare "Ignazio dove sono le chiavi della macchina?" mi domandò Mariagrazia "Qua, perchè?" risposi porgendogliele "Perchè stanno per arrivare" disse euforica mentre dietro di lei spuntava Piero con Rita tra le braccia "Ragazzi, ci vediamo in ospedale" corse fuori seguito dalla sorella minore.

Quindici minuti dopo, riuscimmo a raggiungerli. Piero era nel panico più totale "Dai, respira... Andrà tutto bene" lo consolai "Ma che ne sai tu... Mamma mia..." era in piena crisi "Piero, se fai così è peggio. Respira e calmati, dai" ci provò Gianluca, che aveva già vissuto quel momento "Quando mi fanno entrare?" chiese spazientito "Quando tutto sarà pronto, sta calmo" gli diede una pacca sulla spalla Gianluca e lui si tranquillizzò un po'. Mi sentì inutile, perchè non sapevo che fare, nè tantomeno sapevo che dire; mi sedetti in un angolo prendendo il telefono "Ehi, amore" Ariele si sedette accanto a me, poggiando le mani sulle mie ginocchia "Dimmi piccola" riposi il telefono nella tasca, dandole tutta la mia attenzione "Non essere triste, Piero ha apprezzato il tuo aiuto anche se non puoi capire il suo stato d'animo" mi consolò baciandomi la guancia "Grazie amore mio" sorrisi baciandole le labbra dolcemente.

Verso le undici e mezza, in perfetto stile Barone (ovvero rompere le balle, sempre e comunque) nacquero i due gemellini: Anastasia e Gaetano Barone. Piero era incredulo quando ci venne a chiamare, mentre Rita imprecava in aramaico dal dolore "Cazzo, merda, vaffanculo, mannaggia a me e quando ti ho aperto le gambe!" strillò facendoci ridere tutti "Amore, siamo genitori" disse in trans lui "Evviva il cazzo! Ah, mannaggia a me... Ed anche a te, dannato stronzo" rincarò la dose "Abbiamo dei bambini" continuò lui ignorandola "Dio, dammi la forza di non ucciderlo. Non oggi, per favore" prese dei lunghi respiri profondi per cercare di calmarsi. Questo teatrino molto divertente continuò fino all'arrivo dei pargoletti, che misero a tacere l'isteria della madre e la coglionaggine del padre, che li coccolavano e li riempivano di baci.

A mezzanotte ed un quarto, toccammo la superficie morbida ed accogliente del nostro letto; io chiusi gli occhi per un attimo, troppo stanco "Sonno, Orso?" disse sdraiandosi accanto a me "Sono stanco, più che altro... Tu amore?" chiesi aprendo gli occhi "Uhm, un po'... Ma preferisco parlare con te prima" sorrise timida "Okay, parliamo allora" le accarezzai la guancia "Ti ricordi quando abbiamo parlato di bambini?" incominciò subito con la domanda "Certo, piccola. Come scordarsi quella sera, quella nottata ed il risveglio la mattina successiva" ammiccai facendola arrossire un po' "Ahm, sì... Va beh... Ehm, ecco..." balbettava insicura "Vai diretta, qualunque cosa devi dire" sorrisi per infonderle coraggio "Io... Non ce la faccio" si arrese "I-in che senso?" chiesi preoccupato, che avesse cambiato idea? Si alzò dal letto e prese una busta dalla valigia "Aprila tu, capirai" disse soltanto e nella mia mente nacquero i peggiori pensieri.

Deskmate || Ignazio Boschetto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora