31.
Due mesi dopo.
A: Martin
Sicuro di quello che stai facendo, amico?
Da: Martin
Sicurissimo, Thomas.
A: Martin
Il mio piccolo bambino, aw.
Da: Martin
Ma smettila, idiota.
A: Martin
Dei, sei ancora arrabbiato per la mia storia con Belle?
Non posso, sono troppo contento.
Da: Martin
Pensavo che nessuno di voi sarebbe stato d’accordo con la mia scelta.
A: Martin
Scherzi? Sono giorni che io e i ragazzi stiamo cercando di immaginarci cosa succederà.
Da: Martin
Voi state male.
A: Martin
Stai zitto e muoviti.
Da: Martin
Augurami buona fortuna.
A: Martin
Non ti servirà.
Ore: 10:30am.
A: Siamo tutti con Martin.
IL PASSEROTTO HA LASCIATO IL NIDO, ripeto il passerotto ha lasciato il nido.
Da: Sonny
Oh, Gesù.
Da: Joel
Quale passerotto?
A: Siamo tutti con Martin
Martin, il passerotto è Martin.
Da: Joel
Non potevi dirlo prima?
A: Siamo tutti con Martin
Cercavo di rendere il tutto più divertente.
Da: Sonny
Evitiamo, sì?
A: Siamo tutti con Martin
Noioso.
Da: Sonny
Antipatico.
Da: Joel
Ma aspettate, quale nido?
Da: Sonny
Oh, mamma mia!
A: Siamo tutti con Martin
Ci rinuncio.
Ore: 10:46am.
Bussò nuovamente, con più forza, nella speranza che qualcuno aprisse la porta davanti a lui. Si appiattì malamente contro di questa, cercando di udire anche il minimo rumore che gli desse almeno la certezza che qualcuno era presente all’interno della casa.
Sbatté con forza un pugno contro la struttura in legno, poggiandoci subito dopo la fronte, sconsolato e convinto che tutti gli sforzi per arrivare fin lì erano stati totalmente inutili.
Una mano corse tra i suoi capelli, divenuti in quei mesi eccessivamente lunghi, rastrellandoli con le dita, mentre dalle sue labbra uscì uno sbuffo disperato che si chiuse in una smorfia di sconfitta.
“Dannazione.” Sbottò, calciando il borsone fermo a pochi passi da lui, che rotolò lungo i tre scalini che portavano al porticato.
“Ragazzino! Ehi, tu! Cosa fai nel giardino di casa mia?” La voce gracchiante di un’anziana signora lo fece sussultare e voltandosi notò la figura di questa in piedi alle sue spalle.
La donna stringeva fra le mani un piccolo carretto della spesa traboccante, indossava un lungo vestitino dai colori sgargianti e i lunghi capelli castani erano chiusi in una crocchia disordinata. Il volto rugoso era contratto in una smorfia irritata e l’aria burbera le donava un aspetto quasi raccapricciante.
“Sto parlando con te, ragazzo! Sei sordo per caso?” Domandò ancora, abbandonando la presa dal carretto e portando le mani intrecciate al petto, sbuffando infastidita.
Martijn sussultò all’udire il tono arrogante della donna, affrettandosi a scuotere il capo in dissenso e a recuperare il suo borsone, percorrendo brevemente i pochi gradini per scendere dal porticato dell’abitazione.
“Mi scusi, il cancello era aperto e ho agito d’istinto! Cercavo Annabelle, è in casa?” Chiese cordialmente, chinando il capo quando lo sguardo sprezzante della donna si posò su di lui, facendolo indietreggiare intimorito.
“Qui non abita nessuna Annabelle, ora levati dai piedi, giovanotto, non ho tempo da perdere.” Borbottò superando il riccio, percorrendo con non poca fatica gli scalini, dirigendosi zoppicante davanti al portone dell’abitazione, cerando nelle tasche del lungo vestito le chiavi.
“Impossibile, ho avuto questo indirizzo e non può essere sbagliato – disse con tono supplicante il ragazzo, avanzando verso la donna quando la vide entrare nell’abitazione. – aspetti! La prego, non chiuda.” Urlò disperato, ma quella sbatté con forza la porta alle sue spalle, lasciandolo lì fuori senza troppe preoccupazione.
Ore: 13:40
Da: Wes
Amico, novità?
A: Wes
Torno a casa.
Da: Wes
Come a casa? E Annabelle?
A: Wes
Non è il suo indirizzo, lei non c’è, è stata una merdata.
Da: Wes
Io uccido quel figlio di puttana di Porter.
A: Wes
No, va bene così.
Da: Wes
Non va bene un cazzo, Martijn.
A: Wes
Ho detto che torno, Wes, finiamola qui.
Da: Wes
Devi fargliela pagare, Mar.
A: Wes
Non farò niente, e anche tu.
Da: Wes
Non può passarla liscia, sei andato fino in Irlanda per lei e lui ti ha mentito.
A: Wes
Ti prego, Wes, voglio solo finirla qui.
Da: Wes
Okay, mi dispiace, è la tua vita e devi decidere tu.
A: Wes
Grazie, fratello.
Da: Wes
Di niente, avvisami quando sei arrivato che vengo lì.
A: Wes
Dici che trovo un aereo?
Da: Wes
Credo di sì.
A: Wes
Lo spero, non voglio restare qui.
Da: Wes
Forse sarebbe meglio.
A: Wes
Perché? Dimmi che non è arrivata..
Da: Wes
Intendi la lettera di sfratto?
A: Wes
Ti prego, dimmi che non è arrivata.
Da: Wea
Sono passato a prendere le tue cose, fratello.
A: Wes
Merda.
Da: Wes
Puoi rimanere qui, non è un problema.
A: Wes
Che giornata di merda. Ti pagherò metà dell’affitto, scusami fratello.
Da: Wes
Va bene, Mar, mi fa piacere averti in casa. Non c’è bisogno che paghi nulla.
A: Wes
Poi parliamo meglio, ora vado.
Da: Wes
A dopo, amico.
Martijn Garritsen si sentiva un totale idiota in quel momento.
Era stato trattato brutalmente da una vecchietta insolente, il viaggio in aereo era stato compromesso dalle continue turbolenze dovute al mal tempo, i suoi muscoli dolevano più che mai per aver percorso a piedi il tratto da lì all’aeroporto e in più non metteva sotto i denti qualcosa dal giorno prima.
Non aveva soldi sufficienti per un taxi e quei pochi spiccioli che gli rimanevano –esclusi quelli per il viaggio di ritorno- servivano per comprare giusto una piccola ciambellina da una sola sterlina avvistata nel bar distante pochi metri da lì.
Purtroppo si era illuso per ben due mesi –tempo che Annabelle aveva passato in terapia-, in parte la colpa era dovuta a lui stesso che fantasticava su una loro possibile riconciliazione e in parte la colpa era dovuta a Porter che lo aveva riempito di chiacchiere, rifilandogli persino un indirizzo fasullo.
Non sapeva se era più infuriato o distrutto, si sentiva usato e sporco, preso in giro e calpestato dagli altri, che a quanto pare non avevano pensato ai suoi sentimenti, giocandoci meschinamente.
Martijn Garritsen aveva atteso quel giorno per ben due mesi, passati a messaggiare con questo famoso ragazzo di nome Porter, che lo aveva contattato in modo piuttosto ambiguo, rendendosi disponibile a fornirgli le informazioni che voleva su Annabelle.
Lui aveva posto la sua completa fiducia in quel ragazzo, gli aveva raccontato dell’accaduto, dei suoi sentimenti e lo aveva pregato di dirgli come procedeva la terapia della ragazza, di avvisarlo alla conclusione di questa e di fornirgli l’indirizzo per raggiungere la ragazza che amava.
Perché sì, Martijn si era reso conto di amare ancora Annabelle.
Nonostante tutto l’amava come non mai, il suo sorriso, la sua risata sguaiata, i suoi capelli sempre in disordine, la sua scarsa altezza, il suo essere sempre così arrogante e poi impaurita dal mondo, vogliosa di coccole e sempre pronta a ricevere sgridate colossali. Era innamorato di quella ragazzina che lo aveva preso in giro, con cui aveva scherzato e si era confidato.
Un amore nato dai social, ma che generazione fuori di testa è questa?
Le lacrime corsero sul suo viso a fiumi, mentre i singhiozzi si facevano sempre più numerosi e acuti. Si accasciò distrutto sul marciapiede davanti all’abitazione e pianse come non mai, portandosi le gambe al petto e seppellendoci la testa dentro.
Era finita e Martijn ne era rimasto ferito.
“Annabelle non puoi lasciarlo lì, guardalo cazzo!” L’ennesimo urlo di Porter la fece sussultare, mentre le lacrime scendevano copiose sul suo pallido e incavato viso.
Se ne stava immobile davanti alla finestra che dava sulla strada, guardando inerme il giovane ragazzo piangere raggomitolato sul marciapiede dell’abitazione difronte alla sua.
“Ho mentito per te, Annabelle! Ho dovuto dargli un altro indirizzo perché hai una fottuta paura! Ti chiedo di guardarlo, è innamorato di te, lo stai distruggendo.” Gridò ancora quello, portandosi le mani fra i capelli e tirandoli esasperato, imprecando silenziosamente contro la ragazza.
“Non posso, non ce la faccio.” Sussurrò affranta, poggiando una mano sulla superficie delle finestra, accarezzandola come se in realtà fosse poggiata sul viso del suo amato.
“Stronzate, Annabelle! Va da lui.” Le impose brutalmente, tirando con forza un pugno contro l’armadio a pochi passi a lui.
“Non posso.” Biascicò tra le lacrime, chiudendo con forza gli occhi.
“Va al diavolo.” Sbottò Porter, uscendo furente dalla stanza e lasciando la ragazza sola nel bel mezzo di una crisi di pianto.
Annabelle era distrutta, tutto sembrava urlarle di correre da lui, di lasciarsi stringersi da quelle grandi braccia e scusarsi così tante volte da riuscire a far venire la nausea all' olandese. Ma poi tutto cambiava e l’idea di andare da lui la faceva star male più di quanto non stesse già soffrendo, lo guardava da lassù e si sentiva in colpa, tanto da desiderare di non essere mai esistita.
Lo guardava piangere e lei piangeva a sua volta, sussurrando il suo nome con la stessa frequenza con cui avrebbe voluto urlarlo a squarciagola. A denti stretti confessava d’amarlo, pigiando con forza la mano contro il vetro freddo, chiudendo gli occhi per le troppe lacrime e soffocando i singhiozzi contro la manica del suo maglione.
Rimase lì per un tempo indefinito a guardarlo, fermo nella stessa posizione da minuti, se non ore, lo vide alzarsi e guardarsi intimorito introno, asciugandosi le lacrime dal viso con un veloce gesto di mano.
Gli occhi del ragazzo corsero un po’ ovunque, fermandosi inconsapevolmente sulla palazzina difronte a lui. Aggrottò le sopracciglia confuso, scorgendo una figura immobile davanti alla finestra del primo piano, aguzzò la vista e per un attimo sentì la terra mancargli sotto i piedi.
“Annabelle.” Sussurrò sconvolto, fissandola con occhi sgranati.
“Martijn.” Mimò con un gesto di labbra impercettibile, ma che il ragazzo riuscì a cogliere nonostante la distanza.
E entrambi si sentirono morire, sguardo contro sguardo, cuore contro cuore.
Stettero lì a guardarsi, a studiarsi e a urlarsi silenziosamente quanto si amassero e odiassero a vicenda.
Martijn si chinò e raccolse velocemente il suo borsone, si voltò nuovamente verso la finestra e lentamente lasciò che una lacrima scorresse lungo la sua gote.
“Addio, Annabelle.” Farfugliò, voltandosi e camminando via.
La ragazza scoppiò a piangere, portandosi malamente una mano sulla bocca per frenare i singhiozzi esageratamente rumorosi, lasciandosi cadere lungo il pavimento.
Era finita.
Ore: 15:30
A: Siamo tutti con Martin
Game Over, ragazzi.
HI THERE!
Forse vi siete chiesti che fine io abbia fatto in questi mesi e mi dispiace tantissimo non aver aggiornato per così tanto tempo, ma diciamo che stavo cercando di recuperare a scuola le insufficienze e via così.
Ma tralasciando questo, come avete potuto notare la storia si è conclusa.
Non è un capitolo perfetto, la narrazione del capitolo fa davvero schifo, ma purtroppo questi tipi di storie sono accompagnate da brevi descrizioni e mai approfondite abbastanza da rendere migliore e scorrevole la scrittura.
Viene sempre scritto il minimo indispensabile e seguendo questa logica è venuto fuori questa sottospecie di racconto, ew. Davvero pessimo.
Ma voi perdonatemi ugualmente, questo non è esattamente il mio stile.
PICCOLI RINGRAZIAMENTI.
Giunti alla conclusione volevo ringraziarvi per aver seguito la storia fino alla fine, siete state tantissime a scrivermi recensioni di vario genere e giuro di aver adorato e amato ognuna di voi.
Siete state dolcissime e vi ringrazio immensamente per questo.
Ringrazio anche chi ha messo nella loro rispettiva biblioteca questo ff e chi ha preferito seguire la storia passivamente, senza esprimersi.
Ringrazio chi magari ha letto un solo capitolo e chi invece ha deciso di continuare fino alla fine.
Ringrazio le ragazze a cui ho più legato: Dorotea, Asia, Federica, Rebecca, Elena e quelle di cui non ricordo più i nomi.
Insomma, vi ringrazio tutte.
Ve se ama, ragazze.
Spero che qualcuna possa aver apprezzato e passi anche dalle mie altre storie (che detto tra noi, aggiornerò al più presto. Da aggiungere che sono scritte decisamente in no stile diverso.), avevo una mezza idea di scrivere un’altra storia in questo stile, ma per adesso sono ancora indecisa.
Non so, consigliatemi voi.
Ora vi lascio, mi sono dilungata abbastanza.
E’ un piacere annunciarvi che Text è arrivata alla conclusione, grazie per tutto.
Questa storia è inziata il 26.03.2015, e sono davvero felice del fatto che si sia conclusa il 26.03.2016.See you lazer. ♡
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Text
FanfictionText è una storia basata unicamente su dei messaggi, inviati fra i due protagonisti. Cosa nascerà da un'amicizia nata da un social, quasi per scherzo? Buona lettura.