Capitolo 4 - I guai suonano sempre due volte

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Lo sanno tutti. Una delle regole fondamentali per sopravvivere in questo mondo ostile è: mai - mai - andare a letto con la figlia del capo. Anche se, arrivati a questo punto, cosa potrebbe mai farmi? Licenziarmi? Già fatto. Uccidermi? Sono già morto.

Ma partiamo dall’inizio...

Sono passati sette giorni da quando mi sono trasferito a casa di Henry o nel suo castello. Il mio donatore non sembra essersela presa troppo, è rimasto sempre buono buono in silenzio. Comincia a essermi simpatico.

Nemmeno la misteriosa donna che Henry ha chiamato al telefono nei pochi secondi in cui è tornato in possesso del suo vecchio corpo si è più fatta sentire.

Non capisco come Henry possa tradire una donna come Lexie. È una donna meravigliosa, dolce, premurosa con i loro figli che, fortunatamente,sono solo due.

Come ogni mattina, raggiungo mia moglie in cucina mentre il profumo della colazione e le grida di Aaron e Jessica che si rincorrono intorno al tavolo invadono la casa.

«Buongiorno.» la bacio sulla fronte.

«Buongiorno.» mi sorride lei, «Stavi dormendo così bene che non ho voluto svegliarti.»

In effetti, mi sembra di aver dormito un’eternità. Ho sempre diffidato dei cuscini ergonomici, ma credo di aver scoperto la cura alla mia insonnia. Sospiro felice, potrei abituarmi a tutto questo.

Questo week end Lexie vorrebbe andare negli Hamptons dai suoi genitori.

«Sicuro di non voler venire?»

Io annuisco continuando a leggere il giornale. A quanto pare Henry era un patito del Financial Times. Io non ci capisco molto, ma sono uno che impara in fretta.

«Sono un po’ in ansia all’idea di lasciarti solo.» insiste Lexie, «Il dottore ha detto...»

«È già passata una settimana, tesoro.» le faccio notare, «Ho ancora mal di testa. Ho bisogno di pace.»

Mia moglie osserva i gemelli senza dire niente.

«Va’ pure senza di me.» continuo io, «I bambini adorano stare dai nonni.»

Lexie mi guarda, sembra preoccupata. Per un attimo ho paura di avere detto una frase di troppo. In fondo, non so in che rapporti siamo con i miei suoceri. Poi mia moglie sorride, «Hai ragione.»

Io torno al mio giornale, fingo che un articolo abbia attirato la mia attenzione. In realtà, tiro un sospiro di sollievo. Sono salvo. Almeno per il momento.

 

Una volta rimasto solo, tiro fuori il mio blocchetto per gli appunti dal suo nascondiglio. È qui che annoto tutti i dettagli più insignificanti della vita di Henry.

Conosciuto Lexie alla festa di laurea di sua sorella.

Sposati dopo tre anni di fidanzamento.

Luna di miele alle Hawaii.

Figli: Arron e Jessica, gemelli, tre anni.

Parto cesareo.

Henry è svenuto.

Sto sfogliando un vecchio album di fotografie, quando qualcuno suona alla porta.

«Chi è?» domando prima di aprire in modo da avere il tempo di sfogliare velocemente il mio taccuino.

«Sono io.» risponde una voce femminile.

Io chi?, sto per chiedere quando la voce insiste: «Henry, apri, prima che mi veda qualcuno!»

Obbedisco e mi ritrovo davanti Savannah Wheeler, figlia di Hoster Wheeler, il mio ex capo.

«Savie. Cosa ci fai qui?»

Lei entra e mi abbraccia, «Lo so. Lo so. Mi avevi detto che mi avresti chiamato, ma non ce l’ho fatta ad aspettare. Dovevo vederti.»

Ora capisco come Henry possa tradire una donna come Lexie. Savie ha lunghi boccoli biondi che le ricadono sinuosi fino alla schiena, tutte le forme al punto giusto e, soprattutto, ventidue anni.

«Quanto mi sei mancato.» mi dice mentre riprendiamo fiato tra un bacio e l’altro.

«Anche tu.»

Ho visto suo padre qualche giorno fa, al mio funerale. Lo so, lo so, forse la mia presenza potrebbe essere sembrata inopportuna, ma era uno spettacolo che non mi sarei perso per niente al mondo. C’erano tutti: il mio ex capo, qualche ex collega, la mia ex ragazza, il mio ex cognato, la mia ex sorella, la mia ex moglie con la mia ex figlia.

Hoster si è sempre vantato di come la sua bambina avesse la testa sulle spalle, se solo sapesse della sua relazione con un uomo sposato, gli esploderebbe il peacemaker.

«Perché non mi hai chiamato.»

«Lexie.» spiego, «Non mi ha lasciato solo un momento...»

«Quella palla al piede... Quando ti deciderai a lasciarla?»

Non so cosa rispondere, ma per mia fortuna vengo salvato dal campanello.

«Chi è?» chiedo mentre Savie si ricompone.

«La polizia.»

Guardo la mia amante preoccupato, lei alza le spalle, in che guaio mi sono cacciato?

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