Capitolo 9 - Chi non muore

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Nel sogno ci sono corvi, corvi ovunque. Si alzano in volo, per poi tornare giù a beccare gli occhi e quel che rimane del mio vecchio corpo.

Io li guardo, immobile, impassibile. Quel che succede al corpo di Adam non m’interessa, non più. Ora sono Henry Miller, un benestante padre di famiglia, professore universitario e, forse, un assassino.

I corvi volano via, lasciandomi scorgere il corpo di quella che, una volta, era una ragazza.

Annabelle.

È ancora bella, i suoi occhi vitrei mi fissano, la sua mano destra sembra indicarmi.

Tu sai.

È quasi impercettibile, ma lo vedo, il movimento della sua mano tesa verso di me, le labbra che si dischiudono. È ancora viva. Posso salvarla dai corvi o da Henry.

Ed è a questo punto che mi sveglio.

 

Faccio questi incubi da una settimana, da quando ho trovato Annabelle Smith su Google e ho deciso che non mi interessava se era scomparsa o se Henry avesse qualcosa a che fare con quello che le era successo.

«Sai cosa ci farebbe davvero bene?» domando a Lexie mentre facciamo colazione.

Mia moglie mi sorride dietro al suo latte di soia, «Cosa?»

«Una vacanza.» rispondo, «Possiamo tornare a Saint Barth.»

Henry e Lexie ci sono stati per il viaggio di nozze.

«E come facciamo con il lavoro? Con i bambini?»

«I bambini si divertiranno molto in più a Saint Barth che all’asilo. E poi… Non voglio tornare all’Università. Ho sprecato troppe energie in quel posto.»

«Insegnare ti è sempre piaciuto.»

Forse a Henry, ma di certo non a me, «Gli studenti sono demotivati. Le uniche cose che gli stanno a cuore sono le feste delle confraternite e che il paparino continui a pagargli le rette.»

Lexie è perplessa, ma devo riuscire a convincerla, «Chiudi gli occhi.»

«Cosa?»

«Fidati di me. Chiudi gli occhi e concentrati. Io, te e i bambini… lontano da tutto… e da tutti.»

«È da pazzi.» sorride con gli occhi chiusi.

Non è da pazzi, è da idioti.

Riconosco l’ormai familiare voce di Henry, Qualcuno si è svegliato dal suo pisolino, a quanto pare.

Mentre qualcun altro fa i brutti sogni, a quanto pare.

Sapevo che c’entravi qualcosa con gli incubi. Credevi che non avrei retto alla pressione, che mi sarei fatto prendere dal panico e avrei agito come uno stupido, eh?

Come partire per Saint Barth? Non possiamo andare via così.

Tu no, ma io e Lexie sì.

Davvero? E dimmi un po’, caro Adam, cosa pensi di fare con Annabelle?

So che l’hai uccisa, ma non lascerò che questo rovini i miei piani.

Non l’ho uccisa, razza di idiota, Annabelle è molto più viva di te in questo momento.

Non so cosa dire, né cosa pensare.

Voglio vederla.

Non credo sia una buona idea.

Preferisci che chieda a Lexie? Non la vorrei disturbare, è così serena da quando abbiamo archiviato la storia dell’auto rubata.

D’accordo. Andiamo da lei.

 

Dopo aver salutato Lexie con un frettoloso bacio sulla fronte e una scusa, guido seguendo le indicazioni di Henry.

Dove stiamo andando?

Niente domande. Segui la strada.

Resto in silenzio finché non arriviamo in una casa di campagna, piuttosto isolata.

Era qui che la incontravi?

Non sono affari tuoi.

Entro, la casa è ben tenuta anche se non c’è nessuno, ma la cosa non mi sorprende. So dove devo andare, apro la porta del seminterrato e scendo le scale.

Cosa vuoi che faccia?

Occupati di lei, come ho fatto io per tre anni.

È una follia.

È una follia anche che il tizio che ho investito si sia preso il mio corpo, eppure… eccoci qui.

Ora che so dove si trova, potrei liberarla… o andare alla polizia.

Potresti farlo, è vero, ma sai anche quali sarebbero le conseguenze.

Sono sempre stato un bastardo, ma non così bastardo. Sono cambiato.

Non sei cambiato, sei morto. Vuoi passare il resto della vita che mi hai rubato dietro le sbarre? Non credo proprio. È il momento di scegliere, Adam. La nostra vita o quella di Annabelle? Ognuno ha un prezzo, devi solo decidere qual è il tuo.

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