28.

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Passai la Pasqua in famiglia come ogni anno, rimasi tutto il tempo con Emma fino a sera tardi. Ci organizziamo anche per il giorno dopo per festeggiare Pasquetta.
"È così strano uscire di nuovo a Lecce.." Mormorò Emma camminando al mio fianco.
"Abbastanza.. Soprattutto perché tutti mi fissano.." Accordai io.
"Beh.. Ora sei famosa." Sorrisi prendendo poi il telefono quando mi era arrivato un messaggio.

From: Lele
Mi vieni a prendere?

Corrugai la fonte confusa per poi sorridere automaticamente quando aprii la posizione.
"Ragazzi mi accompagnate alla stazione?" Domandai richiamando l'attenzione di tutti.
"Cosa? Sei pazza.. Cosa devi fare alla stazione?" Disse Eleonora guardandomi sconvolta.
"Vi pregoooo.." Provai ad insistere ma nessuno cedette.
"Vi odio." Borbottai incorniciando le braccia e cambiando strada.
Gli altri provarono a richiamarmi ma mia cugina che aveva letto il messaggio gli convinse a lasciarmi stare.
Impiegai una decina di minuti prima di arrivare in stazione dove, seduto all'entrata, trovai Lele.
"Che ci fai qui?" Domandai correndogli incontro e abbracciandolo.
"Volevo vederti.."

"Quanto cazzo sei bello?" Domandai continuando a guardare il film mentre osservavo Robert Downey Jr.
"Chi? Io?" Mi prese in giro Lele con un sorriso.
Dopo che ero andata alla stazione a prenderlo, eravamo andati entrambi a casa mia e avevamo iniziato a vedere The Avengers. I miei erano usciti e quindi eravamo da soli a casa.
"Veramente parlavo di Robert.. Mormorai sgranocchiando una patatina subito dopo svegli fatto una linguaccia.
"Ma io pure sono bello, vero?" Domandò avviandosi a me. Lo osservai sentendo il mio fiato farsi pesante a causa della vicinanza.
"Mh..no, mi dispiace." Mormorai divertita per poi iniziare a ridere appena sentii le sue mani muoversi rapidamente sulla mia pancia provocandomi solletico.
Potrai la testa indietro senza smettere di ridere mentre mi contorcevo sotto le se mani e cercavo di allontanarlo.
"Basta.." Balbettai supplicandolo di finire quella tortura.
"Voglio una cosa in cambio però.." Mormorò salendo con le mani fini al collo.
Io abbassai la testa poggiandola sul mio petto per non dagli la possibilità di continuare a farmi il solletico li.
"Tutto quello che vuoi.." Dissi con un filo di voce.
Lo vidi sorridermi e fiamme mente le sue mani fermarsi. I muscoli del mio corpo si rilassarono finalmente ed io cercai di far tornare regolare il mio respiro. Poi sentii le sue labbra sulle mie.

"Sei sicura sia questa la casa?" Mi chiese Lele scendendo dall'auto di mia madre.
"Sinceramente non lo so.." Borbottai scendendo anche io.
"Aspetta ora chiamo qualcuno.." Aggiusti prendendo il telefono e chiamando la proprietaria di casa.
Mi allontani per rispondere e mentre parlavo al telefono camminavo su e giù.
"Okay la casa è questa.. Gli altri stanno arrivando." Annunciai poi tornando verso la macchina.
"Facciamo qualche palleggio.." Dissi poi prendendo la palla e passandola al ragazzo.
Iniziammo a fare qualche palleggio ma io a pallavolo ero proprio negata. Non riuscivamo mai a fare più di cinque passaggi consecutivi.
"Menomale che non ti sei presentata ad altri talent come giocatrice di pallavolo." Mi prese in giro bloccando la palla e posandola a terra.
"Ah ah.. Simpatico." Borbottai fingendomi offesa e incorniciando le braccia al petto. Lui sorrise avvicinandosi e provando ad abbracciarmi. Io cercai di fare un po' di resistenza fingendomi ancora offesa per quanto aveva detto prima, anche se sapevo benissimo stesse scherzando. Ma poi mi lasciai abbracciare e posai la testa sul suo petto mentre lui mi stringeva tra le sue braccia, ma non troppo forte, sembrava quasi avesse paura di spezzarmi se mi avesse stretto ancora di più.

Eravamo da cinque ore in quella casa a ridere e scherzare tutto insieme. Lele era stato accolto subito e non era stato lasciato in disparte. Avevamo passato la serata a giocare con la palla, ascoltare musica, cantare, mangiare. Poi Lele aveva anche suonato qualcosa con la sua chitarra che si portava sempre dietro. Ora gli altri avevano ripreso a giocare a pallavolo e noi due stavamo facendo una passeggiata per quell'immensi giardino. Camminavamo mano nella mano.
"Forse è meglio andare.. Se non siamo a Roma entro le dieci di questa sera rischiamo già di essere cacciati prima che inizi il serale." Annunciò dopo aver osservato l'orario sull'orologio. Si erano fatte le quattro orami. Annuii concordante con lui e poi, dopo aver salutato tutti tornammo a casa dove prendemmo le nostre cose e, accompagnanti da mio padre, andammo in stazione per prendere un treno diretto a Roma.

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