Capitolo 2

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Rebehka's pov

Non avevo iniziato a scrivere la tesina.
Non avevo nemmeno iniziato a pensarci.
Scegliere per me é sempre stata una cosa difficile...

18 Novembre 2048
Intorno alle ore 15,05

Alle tre del pomeriggio, tornata da scuola, appoggiai lo zaino in camera e corsi in soffitta.
"Ho poco tempo, ma non ho scelta..."
Ovviamente era chiusa a chiave.
Tipico di mia madre.
Cercava di tenermi lontana da ogni cosa che fosse appartenuta a mio padre.
Ma avevo davvero bisogno di dare un occhiatina ai suoi appunti sulle orbite gravitazionali.
Mio padre era laureato in architettura, in quantistica e in fisica delle molecole.
In più era appassionato di astronomia.
Lui si definiva un "tuttofare".
Scesi le scale e aprii l'armadietto in alto a destra in cucina.
Spostai una sedia e ci salii sopra, per frugare meglio all'interno; in quei momenti 5-6 centimetri di altezza in più non mi sarebbero affatto dispiaciuti.
Ed eccolo lì, dietro a pacchetti di farina e un vasetto di burro d'arachidi, il grande vaso dei biscotti.
Era un grosso vaso di cristallo, apparteneva alla mia nonna materna.
Amavo i biscotti alla cannella, e mia madre li nascondeva sempre in alto perché altrimenti ero capace di mangiarne una decina, dopo cena.
Lo stappai, senza indugiare, cercando in mezzo a quelle delizie alla cannella...
"Sei prevedibile ormai mamma."
La chiave era coperta di briciole, ma non mi importava.
Il mio telefono vibrò nella tasca dei pantaloni.

Hai ricevuto un messaggio da: Lyz
Hai già fatto i compiti dell'Avvoltoio?

Le risposi mentre facevo le scale per l'ennesima volta; arrivata di fronte alla porta inserii la chiave nella vecchia serratura.
All'inizio non girava, ma alla fine cedette.
La soffitta é sempre stata il mio posto preferito in casa.
Era l'unico luogo che portava una traccia di lui, sulla quale mia madre non aveva messo le mani.
Aveva avuto un periodo in cui cambiava la disposizione dei mobili del salotto anche due volte al giorno, ma non si era mai azzardata a toccare la soffitta.
Si era solo limitata a chiuderla a chiave, mettendo teli bianchi a coprire la vecchia attrezzatura, così che non prendesse polvere.
In genere mi sedevo lì a leggere, senza spostare nulla; c'era addirittura una tazza sul tavolo che non era mai stata toccata.
Quando mi mancava particolarmente, mi accoccolavo sulla poltrona facendo finta di aspettarlo, come se potesse tornare da un momento all'altro...
Feci un respiro profondo e tolsi il primo telo, quello sul tavolo.
Il computer era un vecchio modello, ma decisi di provare ad accenderlo.
«Ti prego funziona dai...» sussurrai tra me e me.

Blocked ID. Please enter the password.

Provai con il mio nome.

Error.

Provai con la mia data di nascita.

Access denied.

"Grazie papà, ti voglio bene anche io."
Ultimo tentativo...
La data del matrimonio dei miei.

Welcome, Mr. Whyte.

Alleluia.
Sospirai, mentre caricava i file, controllando l'orologio. "Dovrei avere ancora una quindicina di minuti..."

La home page era piena di icone, ma una mi saltò all'occhio, perché c'era scritto "IMPORTANTE" a caratteri cubitali.
Un classico di mio padre.

Lo cliccai, sperando di trovare qualcosa d'interessante.

La faccia di mio padre apparve sullo schermo. Era un video. Il mio cuore iniziò a martellare, al solo pensiero di poter sentire la sua voce. Era morto da 9 anni, e i ricordi della voce delle persone sono i primi ad andarsene.
Con la mano che tremava, cliccai il tasto play.

«Se state vedendo questo video, probabilmente mi è successo qualcosa. Non ho voluto vendere la mia invenzione al governo e ora mi vogliono eliminare. Ho creato una macchina del tempo. E funziona. Ma per attivarla è necessario avere un certo gene nel DNA, che si dà il caso io possegga, e che la mia unica figlia, Rebehka, ha ereditato. Ma finché il governo non lo scopre lei è al sicuro.»

ERROR.

Il video si fermò di colpo, lo schermo diventò nero.
Era sicuramente solo una parte del video, il resto sembrava criptato.
La voce era vagamente elettronica, il video mosso, ma bastò lo stesso a farmi venire le lacrime agli occhi.
Lui era morto per me?
Perché io fossi al sicuro?
Non c'era stato alcun incidente?
Era stato un omicidio premeditato dallo Stato?
Cercai tutti i suoi appunti, qualsiasi cosa che potesse aiutarmi a capire.
Il cassetto del tavolo era chiuso, sarebbe servita una piccola chiave.
Mi sfiorai il collo, alla ricerca della mia collana portafortuna. Una piccola chiave...
Quella che mio padre mi aveva regalato per il mio settimo compleanno.
Per tutti quegli anni avevo portato al collo una chiave di un cassetto, assurdo.
Quando la chiave entrò, tirai un sospiro di sollievo.
Al suo interno, trovai solo un foglietto piegato a metà.
"Che delusione" pensai, inizialmente.

"Avvertenze. Mai utilizzare la macchina da soli. È necessario essere in due. E MAI, sottolineo MAI, dimenticare di portare con sé le chiavi per riattivare il portale. Altrimenti si rimarrà bloccati in un altra epoca. Il portale è disponibile ogni 48 ore. Per varcarlo basta possedere la chiave. Carter Wнyte"

Ritiro quello che ho detto, forse non é solo la chiave di un cassetto.
"Ma me lo farò bastare, credo."

Time Travellers - Amori nel TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora