Capitolo 5

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Elyza pov's

"Sembrava tutto così assurdo. Era assurdo che esistesse una macchina del tempo..."

19 Novembre 2048
Intorno alle 15,30

Behka mi mostrò la soffitta, gli appunti, tutto ciò che aveva raccolto.
Sua madre non c'era, come lei mi aveva accennato, ed avevamo la casa libera.
In un certo senso, la signora White mi intimidiva, quindi non averla in giro mi faceva stare più tranquilla.
Era strano.
Gli appunti di Carter erano seri, erano cose scientificamente provate.
Ma allo stesso tempo sembravano assurde.
Non avevo mai creduto nelle cose "anormali".
Se non lo vedevo, non ci credevo.
«La proviamo o no?» domandai ad un certo punto.
«Intendi... Ora?» lei spalancò gli occhi per lo stupore.
«Perché no?» dissi.
«E dove dovremmo andare, scusa?» si morse un labbro, pensierosa.
«Mmm, fammi pensare. Sto lavorando a un progetto sull'Antica Grecia per un potenziamento in storia e devo finirlo per la settimana prossima...» sorrisi.
«Destinazione: Monte Olimpo. Anno 776 a.C. » scrisse Behka sul computer.
Stava per cliccare il tasto "invia", quando ci rendemmo conto che non potevamo andare nell'Antica Grecia in jeans e tshirt, serviva un travestimento.
«A scuola un paio di anni fa il gruppo teatrale ha messo su uno spettacolo sulla Grecia... Magari i costumi sono ancora nell'archivio!» disse lei.
«Se anche fosse, come faremmo a prenderli,Behka?» ribattei, poco convinta.
«Sottovaluti il potere della Governatrice... Ha le chiavi di tutti i locali pubblici. Scuola compresa.»
Così "prese in prestito" il mazzo di chiavi della scuola dall'ufficio di sua madre (nonostante sapesse che se l'avesse beccata sarebbe stato un disastro epico) e andammo a recuperare i costumi di scena.
Ci volle più di un ora e mezza. Fu un vero incubo, ho sempre odiato provarmi i vestiti.
Poi c'era il problema delle taglie, ma fortunatamente Behka sapeva usare abbastanza bene ago e filo.
Alla fine, il risultato era che sembravamo due dee greche. E non lo dico perché sono vanitosa, anzi. Non mi é mai piaciuto il mio aspetto fisico. Ho i capelli castano chiaro (da piccola ero bionda naturale, crescendo mi sono fatta più volte i colpi di luce) lunghi fino alle spalle, e profondi occhi chiari, di cui non si può individuare un solo colore, perché sembrano grigi, ma anche verdi ed azzurri. Dipende dal clima, certe volte. Il mio fisico slanciato é il risultato di tanti anni di danza, ma sono sempre stata così timida... Mi nascondevo sempre dietro alla montatura degli occhiali e comode felpe larghe.
Con il tempo ho capito che nascondermi non era la soluzione del problema.
«Sei bellissima.» disse Rebehka, mentre finiva di acconciarmi i capelli. Mi aveva fatto una treccia a lisca di pesce ed una treccia più piccola per non avere i capelli sempre sugli occhi. Io arrossii.
«Ora... Dammi gli occhiali. Su.»
disse. «Ma senza non ci vedo...» cercai di replicare.
«Le lenti a contatto esistono per un motivo, Lyz. Come credi che faccia io? Sono una talpa.» disse lei.
Scoppiai a ridere e le consegnai gli occhiali.
Lei mi mise in mano una chiave e un filo.
Io la guardai con aria interrogativa.
«La chiave per tornare indietro. Legala al filo e mettila al collo così non rischi di perderla. Okay?» Rebehka mi sorrise.
«Okay.» dissi.

Rebehka pov's
Antica Grecia, 776 a.C.

L'atterraggio fu piuttosto doloroso.
Forse anche perché Elyza cadde su di me.
Mi girava la testa, non sapevo se fosse per via della caduta o semplicemente una controindicazione ai viaggi nel tempo.
«Ha funzionato! Non ci credo... Ehi, un attimo, se il portale si riapre tra quarantotto ore significa che...ch-che siamo bloccate qui per due giorni?!» disse Lyz, guardandosi intorno.
«Stai calma. Il tempo nel 2048 passa più lento, mentre qui passano due giorni. Lì non si accorgeranno nemmeno che siamo partite. Passerà si e no qualche minuto, secondo gli appunti di mio padre.» la tranquillizzai.
Ci incamminammo verso le porte di una città, che come avremmo scoperto poco più tardi, era nientemeno che Atene.
Evidentemente scrivere "Monte Olimpo" come destinazione era stato troppo vago.
Visitammo il Partenone, quello originale, in tutta la sua magnificenza.
«Prima volta che visitate Atene, belle fanciulle?» ci domandò un ragazzo, alle nostre spalle.
«Si, esatto.» rispose Elyza.
Era un ragazzo moro, suppergiù della nostra età, con una toga addosso e una pergamena in mano.
«Posso allietarvi con qualche notizia su questo splendido tempio?» domandò lui.
«Ma anche n...» cominciai a dire io, con l'intenzione di rifiutare. Ma Elyza mi tirò una gomitata allo stomaco, e mi mi guardò mimando con le labbra "Per la mia ricerca sarà perfetto!" «Ne saremmo molto felici, se potessi illustrarci il tuo sapere a riguardo del tempio. Grazie.» disse Lyz .«Allora sono felice di fare la conoscenza di due fanciulle, non solo belle, ma anche intelligenti! Sono Barsabas, piacere di conoscervi.» disse lui.
«Io sono Cassandra e lei è la mia amica Promethea.» dissi, prima che Elyza potesse presentarsi con la sua vera identità.
«Allora, nell'opistodomo (la stanza sul retro della cella)» disse, indicando una zona del tempio, con la mano sinistra «Sono depositati i versamenti monetari della Lega di Delo, di cui Atene è il membro capo, sapete?» cominciò lui, mentre Elyza lo guardava affascinata. Se avesse avuto un blocchetto avrebbe iniziato a scribacchiare freneticamente.
"Sarà una giornata lunga." Pensai.

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