Capitolo 7

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Rebehka pov's

"Certe volte stentavo a credere di essere imparentata con quella donna."

23 Novembre 2048
Ore 11.55
Ci mise in punizione per tutta la settimana.
La cosa peggiore fu che chiuse a chiave la soffitta, e no, non mise la chiave nel vaso di biscotti.
La cercai disperatamente per giorni, ma fu tutto inutile.
Non avevo nemmeno permesso di vedere Elyza.
Il che significava che dovevo andare a scuola in autobus, oltre a non poter vedere la mia migliore amica.
Non ne potevo più.
L'unica cosa che mi era permessa era andare alla partita, che era quella sera.
Nemmeno a scuola io e Lyz riuscivamo a passare molto tempo insieme, perché tra test vari e corsi diversi, avevamo pochissime lezioni in comune.
«Behka così non va... Mia madre non mi fa nemmeno andare sul tetto per usare il telescopio. E poi quando torneremo ad usare la macchina?» domandò, quando ci incrociammo nel corridoio.
«Lo so, lo so. Dopo questo weekend non saremo più in punizione, e nel frattempo penserò alla chiave. Magari l'ha messa nel vaso della pianta in soggiorno o qualche cosa del genere. Quando torno a casa ci guardo. E so già dove andremo la prossima volta con la macchina.» dissi, con un sorrisetto malizioso stampato in faccia, porgendole un foglietto con degli appunti.
«Inghilterra, Medioevo.» lesse ad alta voce.
Sorrise anche lei, prima di incamminarsi verso la classe di spagnolo.

23 Novembre 2048
Ore 17,30
Mancava un ora e mezza all'inizio della partita, e dovevo ancora decidere cosa mettermi.
Poi dovevo passare a prendere Hadley, mentre Elyza occupava i posti anche per noi.
Il football era uno dei pochi sport di cui capivo qualcosa: un po' perché piaceva a mio padre, un po' perché quando eravamo piccoli io e Will giocavamo con una pallina da football. Già allora lui voleva diventare quarterback.
Alla fine mi infilai un paio di jeans strappati e una maglia rossa, che era il colore della nostra squadra.
Poco prima di uscire mi venne in mente di avere ancora un giubbotto di Will in fondo all'armadio.
Era di quelli della squadra, e mi stava gigante.
Il quarterback e la reginetta del ballo che stanno insieme é un classico, no?
Non poteva mancare il giubbotto.
Attraversai la strada e suonai il campanello dei Parsons.
Mi aprì Hadley. Era cresciuta tantissimo.
«Behka!» mi salutò, con la sua vocetta squittente.
Mi saltò più o meno addosso, e non potei fare a meno di sorridere.
Aveva 9 anni, dei bellissimi occhi blu e i capelli ramati raccolti in due trecce.
«Come te la passi, piccoletta?» le chiesi.
Notai che anche lei indossava una giacca da football.
«Siamo gemelle!» disse lei, quando lo notò.
«Ti toccherà farmi le trecce, più tardi.» ribattei.
«Hadley, chi c'è?» disse Will, scendendo le scale senza maglietta e con un asciugamano sulla spalla.
Io deglutii a fatica. Lo avevo visto un sacco di volte senza maglia, ma non aveva ancora tutti quei muscoli.
«Oh, ciao.» disse, passandosi una mano tra i capelli, ancora bagnati dopo la doccia.
«Non dovresti essere già in campo a scaldarti?»
chiesi, mentre Hadley chiudeva la porta.
«Ehm, si. Ma ho lasciato la divisa sporca nell'armadietto e non trovo quella di riserva, mia madre non risponde al cellulare, ma sopratutto é la prima partita dell'anno e siamo senza due giocatori...» si coprì la faccia con le mani.
Sua sorella alzò le spalle.
«É tutto il pomeriggio che sclera.» spiegò.
«Cerchiamo di stare calmi. Conoscendo vostra madre, la divisa é nell'armadio al piano di sopra, piegata e stirata. Hadley tesoro, per favore vai a controllare. Secondo, chiama Matt, porca miseria, e chiedigli scusa! Con lui sarete il numero giusto per giocare, anche se non avrete la riserva. Fila a vestirti!» dissi, prendendo in mano le redini della situazione.
Matt aveva lasciato la squadra da mesi, ma continuava ad essere uno dei giocatori migliori di tutto il paese.
In tutta risposta, Will mi sorrise e poi mi abbracciò.
«Come ho fatto per tutto questo tempo senza di te?» mi sussurrò in un orecchio.
«Non saprei...»
Stava salendo le scale quando si fermò a guardarmi. «Ehi, quello é il mio giubbotto?»
Io sorrisi.
Erano le 17,45.
Potevamo farcela.

23 Novembre 2048
Ore 20,15
La partita era stata un testa a testa per quasi tutto il primo tempo, ma poi ci avevano superato con un paio di colpi ben assestati.
«Merda. Se andiamo avanti così perdiamo.» disse Lyz, stringendosi nella giacca.
Faceva abbastanza freddo.
Hadley aveva le guance tutte rosse, ed io non mi sentivo più il naso.
«Andiamo dai...» sussurrai, cercando con gli occhi, speranzosa, Matt e Will.
Gli ultimi 15 minuti furono caotici; non ricordo bene chi fece il passaggio sbagliato che permise alla nostra squadra, i Knights, di battere i Raiders, ma alla fine...
«Casey passa la palla a Parsons, ed il punto decisivo! I Knights vincono per un punto! Incredibile inizio di stagione, signore e signori!» disse Jack Thompson, lo speaker.
La folla si alzò in piedi, e tutti applaudimmo.
Vidi la squadra che sollevava il capitano, poi Will con la coppa in mano.
I nostri sguardi per un attimo si incontrarono.
Poi vidi lo speaker che gli passava il microfono.
Mi venne la pelle d'oca.
«Vorrei dedicare questa vittoria a una persona speciale, Rebehka White. Senza di lei oggi non saremmo qui, e non avrei finalmente fatto pace con il mio migliore amico. Mi sei mancata piccola. Ne approfitto anche per salutare la mia sorellina, Hadley. Forza Knights!» disse, passando poi il microfono ai suoi compagni.
Non mi aveva chiesto di andare al ballo davanti a tutti.
E allora perché ero così nervosa?

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