Capitolo 10

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10.


Frankenstein ed io.

Avrebbe potuto essere il perfetto titolo di un B-Movie se non fosse stato che, realmente, mi ritrovavo a fissare la statua di Frankenstein a grandezza naturale nell'omonimo pub di West George Street, a Glasgow.

L'appuntamento con le mie amiche, fissato per quella sera, si trovava per l'appunto lì.

Avremmo gustato una cena leggera a base di gamberetti fritti e patatine, per poi goderci il resto della serata nel bel mezzo di una festa a tema, organizzata nel locale.

L'idea era venuta a Elspeth, ovviamente.

Come grande fanatica dei mostri, e di tutto ciò che era soprannaturale – se solo avesse saputo! – aveva colto la palla al balzo e aveva invitato me e Duncan a quella festicciola.

Le ragazze si erano dichiarate d'accordo con lei, e avevano plaudito Elspeth per la scelta.

Sapevano benissimo che odiavo travestirmi, perciò avevano trovato la cosa esilarante.

Non ero mai stata una fanatica delle maschere – lo ammetto, mi sono sempre vergognata un sacco – ma, per le mie amiche, avrei anche accettato di girare con un sacco di tela in testa.

Quando l'avevo detto a Duncan, lui era scoppiato in un'allegra risata di gola, dichiarando di non aver alcun problema in merito.

Con mia somma sorpresa, mi aveva confessato di essere stato, a suo tempo, uno dei bambini più scalmanati di tutta Farley, quando si era trattato di girare in maschera per Halloween.

Anche Fred e Becca ne erano rimasti sorpresi – ammettiamolo, Duncan non da l'idea di essere stato un bambino scalmanato.

Tra un risolino e l'altro, il mio caro Fenrir mi aveva spiegato che Halloween era sempre stata la sua festa preferita, e proprio perché poteva travestirsi.

Con un mesto sospiro, aveva aggiunto che il motivo era sempre e solo stato uno.

Per alcune ore, aveva potuto dimenticare le aspettative dei genitori per diventare, vuoi un pirata, vuoi un mago, vuoi un pistolero.

Qualcuno che non fosse lui, insomma.

Ricordavo fin troppo bene le memorie della quercia, e ciò che mi aveva mostrato su quel che era successo al Vigrond.

Non avevo perciò faticato a comprendere i suoi desideri di bambino e, ancora una volta, avevo desiderato poter cancellare per sempre quel dolore dal suo cuore.

Di comune accordo, per quella sera, ci eravamo travestiti da licantropi – davvero originali, eh? – con tanto di painting facciale, orecchie in testa, finti artigli e vestiti di pelle.

Nel complesso, sembravamo un incrocio sexy tra gli zombie nel video di Thriller e i vampiri di Underworld, però l'effetto era davvero bello. E gli artigli erano spettacolari.

Ora che però ci trovavamo lì, in mezzo a tante altre persone mascherate, agli odori forti e aspri che ci circondavano, mi chiesi se l'aver accettato quell'invito fosse stata la scelta più saggia da farsi.

Era difficile, almeno per me, affrontare una così vasta folla in un ambiente chiuso, surriscaldato da luci al neon, impianti frigoriferi sparati a palla – coi relativi motori sovra riscaldati – e persone che avvampavano per via del ballo e degli alcolici.

L'eredità di Fenrir - Trilogia Werewolves Volume 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora