11.
Lasciare Glasgow produsse in me un miscuglio inestricabile di emozioni.
Anche dopo miglia e miglia, passate a digerire la progressiva lontananza tra me e le mie amiche, ancora non ero sicura di ciò che sentivo dentro il mio cuore.
Ero felice di tornare a casa, tra l'abbraccio protettivo del mio branco e dei miei familiari, ma ero anche triste al pensiero che, almeno per molto tempo, non avrei potuto riabbracciarle.
Ma, più di tutto, non sapevo come comportarmi di fronte all'ostinato silenzio di Duncan.
Da quando avevamo imboccato la motorway per tornarcene a casa, nell'abitacolo era sceso un silenzio tale che il ronzio di una zanzara sarebbe parso assordante, alle mie orecchie.
Non aveva detto più nulla, dopo il suo rientro dal pattugliamento notturno attorno al quartiere.
Cosa ancor più strana, si era limitato a stendersi al mio fianco, abbracciandomi stretta senza poi fare null'altro se non baciarmi ogni tanto i capelli.
Avevo immaginato che, dopo un evento simile, avrebbe fatto l'amore con me fino allo sfinimento, invece nulla.
Si era trincerato dietro quel maledetto silenzio, che tanto mi ricordava i primi giorni in cui ci eravamo conosciuti, quando lui mi taceva qualsiasi cosa e svicolava a qualsiasi mia domanda.
Beh, non gliel'avrei permesso oltre, questo era sicuro.
Intrecciando le braccia al petto, esordii dicendo: "Hai intenzione di tenere il muso fino a Farley, per caso? Perché, se è così, puoi mollarmi alla prima piazzola di sosta. Mi farò il viaggio di ritorno come lupo."
Lui mi lanciò una breve occhiata, le mani ben salde sul volante di pelle nera, e la lancetta del contachilometri fissa sulle ottanta miglia orarie.
Sbuffai innervosita ma, prima ancora di poter parlare, lui sentenziò lapidario: "Non ti muoverai mai più senza una scorta, quindi dimenticati pure di tornartene a Farley da sola, perché non lo farai."
Strabuzzai gli occhi, inorridita dal suo tono autoritario e da quell'ordine perentorio, e sbottai.
"Cos'è? L'ordine del mio Fenrir, questo?!"
"Esattamente. Non permetterò mai più che ti succeda qualcosa, perciò farai ciò che ti dico" assentì Duncan con un tono di voce così pacato e, nel contempo, così definitivo, da farmi accapponare la pelle.
"Non ci penso proprio, a farmi seguire ovunque da uno dei nostri lupi! Scordatelo!" ringhiai, innervosendomi non poco.
"Tu farai quello che ti si dice. Sono io l'autorità, nel branco" precisò lui, stringendo leggermente le mani sul volante.
Ah, bene! Una reazione!
"E io ti devo ricordare che una wicca non prende ordini da nessuno, neppure dal suo Fenrir!?" ribattei, assottigliando gli occhi con ferocia.
"Sei anche la mia Prima Lupa, perciò ho voce in capitolo, se permetti" mi fece notare con tono sarcastico, manifestando i primi accenni di rabbia.
Finalmente si stava scuotendo. Stavo frantumando la sua maschera compassata, ma non seppi dire se fosse un bene o un male.
"Beh, non mi obbligherai a fare qualcosa che non voglio. Tienilo bene a mente, Duncan. Non sono un oggetto, che tu puoi sbatacchiare a destra e a manca a tuo piacimento" gli sputai addosso, guardando ostinatamente fuori dal finestrino con aria offesa.
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L'eredità di Fenrir - Trilogia Werewolves Volume 2
LobisomemSEGUITO DI 'OCCHI DI LUPO' - (2^ Parte della Trilogia "Werewolves") - Brianna è finalmente all'università e, su di lei, gravano non solo gli impegni come lupa, ma anche come studentessa. A peggiorare il tutto, poi, compare un misterioso a...