Capitolo 11

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"Quella sera dormimmo nella piccola isola, sotto le stelle e col cullare del vento. Era ancora notte fonda quando mi svegliai, infastidita dal un insetto che strisciava sulla mia faccia, e mi guardai intorno. Alex e Genn erano sul piccolo porticato e bisbigliavano tra loro.
<Per dimenticare ho provato a nascondere la testa sotto le coperte, ma quelle servono solo a proteggerti dai mostri della notte non dalle difficoltà della vita.> quando sentii genn dire questa frase mi fermai di colpo.
<Genn,chi ti ama non ti conta i difetti, li apprezza fino a renderli perfetti.>
Alex diede una pacca sulla spalla all'amico poi continuò
< Ma devi imparare che può deluderti solo ciò di cui ti importa , il resto deve lasciarti indifferente. Le piccole cose hanno la loro importanza: è sempre per le piccole cose che ci si perde; ma a volte basta la parola di qualcuno che crede in te per rimettersi al mondo. Ed io credo in te.>
Genn non disse niente, si limitò a sorridere
<Beh Alex, adesso parliamo un po di te. Come va con Hayden? >disse cercando di cambiare discorso.
Mi sentii la faccia andare a fuoco,cercai di non fare movimenti bruschi ed evitare rumori per paura di interromperli.
<Che intendi dire?>
Genn lo guardò sottecchi, poi rispose
< intendo dire che, anche quando state insieme ti manca, e glielo stai dicendo con tutto il silenzio di cui sei capace>
Nessuna risposta.
Allora cosa provava Alex per me? E io per lui? Furono le domande che mi assillarono per alcuni secondi, finché Alex non ruppe quel silenzio assordante
<Più ci penso più mi rendo conto che mi basta pensare a quel nome per sorridere.>"

Abbassò la testa e rimase in silenzio, sorridendo alle sue scarpe. Probabilmente non credeva di essere la ragione del sorriso di qualcuno e quando anche l'altra persona è la ragione del tuo tutto comincia a prendere senso; e ,finalmente lei si sentiva parte di qualcosa, qualcosa di bello.

" < è diventata quella porta che non chiudero mai: neanche se ci sarà vento,neanche se ci sarà brutto tempo.>
Genn abbassò la testa poi sussurrò un 'mi dispiace'. Alex gli lanciò uno sguardo interrogativo attendendo una spiegazione a quelle scuse.< mi dispiace di essermene andato quel giorno. Ma avevo paura>
Lo sguardo del moro diventò una chiazza nera poi aggiunse <Mia madre mi ha insegnato che le persone che vogliono davvero esserci restano>. Quella risposta fu un colpo basso. Non mi aspettavo avrebbe risposto così, credevo avesse cercato di cambiare discorso, ma a quanto pare mi sbagliavo.
Anche genn rimase spiazzato, così cercai di intervenire io < Ehy ragazzi>
Endrambi di giararono di colpo, i volti bianchi e velati da un misto tra paura, vergogna e senso di colpa.
Io e Alex ci ritrovammo dopo qualche ora tra i banchi di scuola. Continuavo a pensare alle sue parole e mi ripetevo ' ho solo dei dubbi sui miei sentimenti ma nel profondo so cosa provo'. O forse no?
Avevo paura, paura di qualcosa che mi avrebbe reso felice ma allo stesso tempo mi avrebbe spezzata in due, perché io volevo andare via. Scappare da tutto e tutti. E tra quei tutti ci sarebbe stato anche lui.
Sapevo che quando lo guardavo negli occhi sprofondavo nelle sue iridi marroni e sentivo la mia paura affievolorsi nei suoi abbracci, nelle sue carezze e nei suoi baci. Ma quando questo finiva le mie preoccupazioni tornavano a galla. Davo ragione alla testa invece che al cuore: non guardavo dentro di me perché sentivo che farlo sarebbe stato pericoloso. Mi ero creata il mio inferno. E adesso stavo dando la colpa agli altri."

Stringeva le ginocchia al petto, fissava i sui jeans strappati e continuava a parlare. Fissavo il suo profilo e le sue labbra che si schiudevano mentre pronunciava quelle parole. Le sue espressioni cambiavano gradualmente: passava dai sorrisetti agli occhi rossi . Era un sali e scendi continuo, senza sosta. Ma la cosa più bella è quando sorridi tra le lacrime.

"<Buongiorno classe> disse la professoressa di poesia entrando nella stanza in preda alla pazzia e aprendo il libro. Poi iniziò a leggere <Se pur sia bello l'amore che è implorato, assai più bello è quello che si concede di sua propria volontà>
Alla parola 'amore' mi pietrificai. Era una cosa grossa da dire ad altra voce. Alex era seduto accanto a me col gomito sinistro poggiato sul tavolo e la mano che sosteneva testa. Sentendo quella frase mi rivolse uno sguardo e sorrise. Stavo prendendo fuoco, ero confusa, agitata e imbarazzata. Solitamente quando qualcuno ti rivolge un sorriso tu ricambi, ma questo era diverso. Io sapevo, sapevo quello che provava per me.
<Spesso dalle intenzioni sue l'uomo è aviatore. Tutti i nostri propositi dipendono dalla memoria: se nascendo quindi sono robusti poi si indeboliscono.> Mi ritrovavo in ogni singola parola di quella poesia, e pensai 'forse Shakespeare pensava a me quando scriveva' anche se la cosa mi inquietava sempre più.
<Acerbo il frutto sta ben saldo al ramo: maturo, da se cade, senza scuoterlo.>
La lettura venne interrotta dallo squillare del mio telefono e da una bella ramanziana omaggio dalla prof. Poi,sotto suo ordine continuai a lettura <L'amore è un fumo che nasce dalla nebbia dei sospiri,se purificato, è un fuoco, che guizza negli occhi degli amanti ,se agitato.> Avevo gli occhi del mio compagno di banco puntati addosso e la mia voce era un continuo tremare. <È un mare che si nutre delle loro lacrime ma che altro può essere? pazzia discreta, soffocante amarezza e dolcezza che alla fine ti salva> Alex mi prese la mano. Lui mi dava sicurezza, la forza di andare avanti e il coraggio di non mollare. < Se sapessi descrivere la bellezza dei tuoi occhi e cantare in nuovi metri le tue grazie, il futuro direbbe: questo poeta mente. Ma il volto sulla terra ebbe tratti così celesti.>
<Signor Iodice, vuole terminare lei questa lettura. Così almeno la finisce di fissare la signorina.>
Quella non era una domanda ma un vero vero proprio ordine. Alex si schiarì la voce <O sonno che hai sempre gli occhi aperti ma non hai mai sonno! Questo amare che provo, senza sentire amore in esso. Io desidero quello che possiedo; il mio cuore come il mare non ha limiti e il mio cuore è profondo quanto il mare: più a te ne concedo più ne possiedo, perché l'uno e l'altro sono infiniti.>
Ci guardammo endrambi negli occhi, poi un suono squillante e assordante riempì i corridoi."

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Ciao baell 🙋
Sono tornata con questo capitolo molto poetico😏
Che spero vi piaccia 👍
Non vedo l'ora che sia domani per ascoltare la rivisitazione di Last part, infatti, in suo onore vorrei fare un capitolo speciale. Non so cosa ma... Magnema.👅
Scusate gli eventuali errori e....🙈
Al prossimo capitolo 💕

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