Il Ballo
Hermione Granger fissò il proprio corpo allo specchio con un'espressione sofferente.
Aveva quattro ore per prepararsi prima di quel disastroso ballo.
Era l'1 novembre, l'inizio del terzo mese a Hogwarts. Dopo quell'anno sarebbe finito tutto.
Per chiunque avesse guardato la situazione dall'esterno, a scuola non sembrava essere cambiato molto.
Harry e Ron continuavano ad attaccar briga con i Serpeverde, ma con una nuova consapevolezza: avevano vinto. Avevano sconfitto Voldemort e salvato il mondo magico.La fama donava al più giovane maschio della famiglia Weasley. Aveva preso a viziarsi con regali di ogni tipo. Ma come biasimarlo? Ronald Weasley era giovane eppure aveva già conosciuto la fame e la miseria. Ingiusto sarebbe stato giudicarlo ora che poteva condurre una vita agiata.
Per il bambino sopravvissuto invece non era cambiato molto. La fama era una sua amica di infanzia e i galeoni non gli erano mai mancati.
Minerva McGranitt aveva messo anima e corpo nel progetto di ricostruzione di Hogwarts guadagnandosi l'incarico di preside.
Nonostante l'impegno però, sin dal primo giorno, nei corridoi, nelle aule e nei dormitori si respirava un'aria carica di tensione.
La scuola era ancora, forse anche più di prima, piena di pregiudizi. L'odio tra le case cresceva ogni giorno di più.
La McGranitt, così come Hermione, detestava quella situazione a tal punto da allestire un grande ballo che sperava potesse portare un po' di pace.
Hermione era un po' scettica dinanzi l'idea della preside, ma doveva ammettere che poteva funzionare.
Il ballo non sarebbe stato come quello del Ceppo, nè tanto meno come quello che ogni anno veniva allestito a Natale.
Sarebbe stato un ballo in maschera.
Lo avrebbe ospitato la Sala Grande, dove un incanto avrebbe impedito agli studenti di riconoscersi.
Nessuna casata, nessuna identità.
Una sola regola: allo scoccare della mezzanotte, ogni studente avrebbe dovuto buttar giù la maschera.
Hermione non aveva per niente una bella sensazione.
Guardò l'abito accuratamente piegato sul letto. Il fatto che nessuno l'avrebbe riconosciuta, l'aveva leggermente rincuorata felice di poter osare per una volta.
Prese tra le mani il vestito indossandolo.
Era bianco, la morbida gonna scendeva fin quasi alle caviglie con uno spacco davanti che metteva in mostra le sue lucenti gambe ancora abbronzate dall'estate. Le spalle erano completamente scoperte, le maniche lunghe erano trasparenti ma coperte dal grazioso pizzo bianco, che copriva interamente anche il corpetto.Si girò osservando come l'abito lasciasse quasi interamente scoperta la schiena. Arrossì all'idea di presentarsi così.
Nelle ore successive si impegnò ad acconciare i lunghi capelli boccolosi in una crocchia e a mettere un filo di trucco sul volto.
Guardò l'ora. Erano le otto e trenta. Mancavano trenta minuti all'inizio dell'incanto.
Infilò le scarpe, anch'esse bianche, avevano un tacco non troppo vertiginoso, ma abbastanza alto da slanciarla.
Fece qualche passo all'interno della stanza per abituarsi.
"8.45" segnava l'orologio.
Trasse un bel respiro per calmarsi. Quella sera poteva accadere di tutto. Sperava di avere la fortuna di incontrare e riconoscere i suoi amici, ma ne dubitava fortemente. Le probabilità erano davvero scarse.
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You Want Me Too || Dramione
Fanfiction"Dai Granger, lasciati andare" Il serpente rise di gusto "mi ricordo di quella sera, so che sai farlo" Il Grifone arrossì appena, poi fece un passo avanti. Non aveva più voglia di resistergli. Forse era colpa dell'alcol e non era lucida, ma la ragaz...