Capitolo 20

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Pov's Kendall

"Non mi interessano i Suoi soldi, sparisca immediatamente" ordino più minaccioso possibile all'uomo alto e barbuto che si trova sulla soglia di casa mia.

"E va bene, niente soldi. Parliamone allora, non cercherò di comprarti" risponde gesticolando con le mani. Nell'anulare sinistro tiene un anello nero con un teschio dallo sguardo torvo, e nello stesso dito della mano destra un grosso anello d'oro.

"Non mi interessa parlare con Lei", socchiudo la porta di casa

"Mi lasceresti entrare se ti dicessi che una certa Erika Maslow c'entra con tutta questa storia!" Esclama quasi urlando bloccando con un anfibio nero la porta. La spalanca e si autoinvita in casa mia, entra nel salotto e si butta sul divano. Resto impietrito per le sue azioni e quando mi fa cenno di avvicinarmi chiudo la porta, mi dirigo verso di lui ma resto in piedi vicino al televisore.

"Cosa c'entra Erika?" Chiedo incrociando le braccia

"Credo che ti abbia parlato della sua perdita... di suo fratello", accenno un si con il capo. Si, me ne aveva parlato quel giorno quando eravamo al parco. Ci conoscevamo da davvero poco tempo ma era talmente disperata che parlare dei suoi problemi con un perfetto sconosciuto, forse innamorato di lei, si sarebbe sentita meglio. Ogni volta che sfioriamo il tasto dolente diventa cupa e il suo unico desiderio è quello di rimanere da sola, lontana da sguardi curiosi.

"Ecco... e se ti dicessi che è vivo e che lo abbiamo trovato? E che tu lo conosci meglio di chiunque altro?" Dice con aria misteriosa.

James vivo? Suo fratello è da qualche angolo della Terra con la sorella ignara della sua esistenza che soffre? Impossibile... ma voglio sapere dove vuole andare a parare quest'uomo.

"Continua" ordino

"Lo conosci James Mean, no? Crediamo che sia lui il James Maslow che stiamo cercando", scoppio in una sonora risata ma appena il mio sguardo cade sul suo nervoso e serio, la risata mi muore sulle labbra.

"Com'è possibile? No, non è vero. Smettila di sparare cazzate ed esci da questa casa oppure...", ma non riesco a terminare la frase che mi trovo inchiodato al muro

"Ascoltami bene ragazzino: il padre di Erika deve darci una somma assai alta e siamo più che convinti che la signorina stia facendo delle ricerche per trovare suo fratello" dice tutto d'un fiato minaccioso. L'alito puzza di birra mischiato a qualche altro alcolico.

"Non capisco..." sussurro. Ruota gli occhi al cielo

"Il padre adottivo di James è uno che sta bene con i soldi e ha stretti rapporti con delle associazioni come la nostra... Non vorrei che ci mettesse i bastoni fra le ruote" risponde

"E io che c'entro con tutta questa storia?" Chiedo quasi senza respiro. Cerco di allentare la presa del tipo dalla mia gola, finalmente riuscendoci. Cado per terra e riprendo fiato. Si abbassa all'altezza dei miei occhi.

"Tu sei amico della ragazza. Cerca di allontanarla da James, inoltre tra poco lui parte. Sei un bel ragazzo e tra non molto, se farai come dico, sarai tu il ragazzo che vorrà al suo fianco" risponde. Quest'uomo sa molte più cose di quanto mi aspettassi.

"Quindi dovrei nascondere la verità... e se le dicessi tutto?", mi massaggio la gola

"Non dirai nulla se non vuoi vedermi in carcere per omicidio volontario", detto questo si alza e in fretta e furia si allontana da me. Sento la porta aprirsi.

"Se tieni veramente a lei, ti consiglio di tenere la bocca chiusa", sottolinea per poi uscire fuori sotto la pioggia

Mi alzo lentamente dal pavimento e mi massaggio le tempie, cercando di mettere ordine nella mia mente. L'uomo che lei ama è suo fratello. E io non posso fare nulla. Nulla.

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Pov's James

La luce accecante del sole autunnale illumina la stanza in cui mi trovo. Le tende della finestra si muovono piano a causa della leggera arietta proveniente da fuori. La via è tranquilla, di tanto in tanto passano motorini e automobili e si sentono le solite urla delle vicine di casa. Se non fosse per loro questo posto sarebbe il Sahara...

Con gli occhi socchiusi studio il vestito di pizzo nero che è sul pavimento e un paio di mutandine e una scarpa, anch'esse nere. Più vicino ai piedi del letto ci sono i vestiti che ho indossato ieri sera. Sbatto le palpebre per far mente locale. Mi voltò dall'altra parte del letto ed Erika dorme tranquilla con un dolce sorriso sulle labbra. Le lenzuola bianche coprono questo fragile corpo che mi ha donato stanotte, i lunghi capelli biondi e leggermente spettinati coprono il cuscino. Le gote rosse, le labbra gonfie per i numerosi baci, i piccoli succhiotti viola sul suo collo, mi fanno rimanere imbambolato a guardarla. Mi avvicino più a lei e le accarezzo i morbidi capelli, cercando però di non svegliarla.

È sempre fottutamente perfetta. È bella quando ride, quando piange, quando dorme, quando è immersa nella lettura... sempre. Di solito rimangerei questi pensieri, ma non riesco proprio a farlo, perché rimangiarsi la verità?

Stanotte è stata fantastica. Uno tra le braccia dell'altro, uniti in un unico corpo, in un'unica anima. Sono andato a letto con tante altre ragazze ma non mi sono mai divertito così tanto come stanotte. Non ho mai desiderato tanto una persona come desidero Erika. La voglio al mio fianco felice, sempre. Vorrei essere meno bastardo con lei e con gli altri... anzi, solo con lei. Non posso ancora dire di amarla ma per ora voglio solo stare con lei.

"Buongiorno" bofonchia stiracchiandosi. Si avvicina al mio letto e la stringo a me. Ricomincio ad accarezzarle i capelli dorati e lei si lascia trasportare dalle mie carezze.

"Come stai?" Chiedo

"Bene, ma sono stanca e ho ancora sonno" risponde sbadigliando portandosi la mano alla bocca.

"È l'una del pomeriggio... vuoi ancora dormire?" Chiedo sorridendole

"Si... aspetta, come l'una?!" Esclama allarmata. Si alza purtroppo dal letto e raccoglie i vestiti sparsi per la Camera, regalandomi una graziosa visuale. Si infila velocemente l'intimo e apre la porta.

"Scappi già?" Le chiedo comparendole all'improvviso dietro le spalle. Emette un leggero strillo e si porta la mano alla bocca ridendo

"Scemo mi hai fatto spaventare"

"Mi hai fatto spaventare, oh mamma" la copio gesticolando con voce stridula. Mi da un colpetto sul braccio per poi assicurarsi che in corridoio non ci sia nessuno. Si chiude in camera. Decido di fare una doccia per togliere il sudore di stanotte e sperando in una bella giornata. Di solito i lunedì sono strazianti. Quando esco dal bagno vestito, vedo Erika scendere le scale con un borsone in mano.

"Aspetta! Metto le scarpe e vengo con te" le dico per poi imbattermi alla disperata ricerca delle mie Nike. Una volta trovate le infilo e chiudo a chiave camera mia. Quando scendo le scale sia Amy che Jenni non ci sono e ringrazio Dio per questo.

"Vengo ad assistere alla lezione", sembra sorpresa dalla novità ed esce di casa prendendomi per mano.


Angolo autrice:

Ciao ragazzi!
Cosa ne pensate del capitolo? Vorrei vedere i vostri commenti!!
Domandina... volete che continui questa storia?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 08, 2016 ⏰

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