Non so come, trovo la forza di alzarmi e tornare in macchina.
Mi guardo intorno. Tutto è uguale, anche se, in qualche modo, tutto è cambiato. La città, il cielo, le persone. Tutto sembra più freddo, più grigio.
Penso alla mia bambina, col suo sorriso riusciva a illuminare ogni cosa. Il mondo senza Scott e senza Emily è privo di luce.
Guido senza meta, non so dove andare. A un tratto, vedo una biblioteca. Sterzo all’improvviso causando l’ira di chi è dietro di me.
Prima di entrare, mi do un’occhiata nello specchietto retrovisore e mi sistemo i capelli con le dita. Non sono al massimo della forma, ma non sembro pericolosa.
«Signorina, la posso aiutare?», la bibliotecaria è una donna sulla sessantina, porta spessi occhiali e i capelli grigi raccolti in uno chignon.
«Non riesco a trovare i libri che sto cercando.»
«Aspetti, mi lasci controllare nell’archivio.» la donna si dirige verso il suo computer, «Il nome dell’autore?»
«Milholland, Alice.»
«Non abbiamo niente di questa autrice.»
Inizio a elencare i titoli dei quattro libri che ho pubblicato, mentre lei continua a scuotere la testa.
«Avete qualcosa di Trevor Donovan?»
Scuote nuovamente la testa, «Mi dispiace. Non li ho mai sentiti nominare.»
«Alice...»
Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi ha pronunciato il mio nome. Trevor mi ha trovato. Non so come abbia fatto, ma è qui.
«Mi riporterai alla clinica?»
«No.» mi prende a braccetto, «Vieni. Facciamo due passi.»
Se volessi, potrei dargli una gomitata e iniziare a correre, recuperare la macchina e scappare di nuovo, ma dove?
Mi lascio trascinare fuori dalla biblioteca e iniziamo a camminare.
«Mi dispiace di essere scappata.»
«Alice, so che in questo momento ti senti confusa... e spaventata.» inizia Trevor, «Ma non devi aver paura di me.»
«In biblioteca non avevano nessuno dei nostri libri.»
«Non sono mai stati pubblicati.»
«Quindi anche la mia carriera di scrittrice è frutto della mia immaginazione?»
Prendo il suo silenzio per un sì.
«Mi sono sbagliata su Emily. La bambina che ho visto col dottor Pierce... non era mia figlia.» confesso, «Non ho più Scott, non ho più Emily, non ho più i miei libri... e, probabilmente, nemmeno la mia casa. Mi sento così... sola.»
Trevor si ferma, «Non sei sola, Alice. Ci sono io con te.»
Guardo il mio riflesso sulla vetrina di un negozio, ho un aspetto orribile, gli occhi arrossati e gonfi.
«Ora sì che sembro pazza.»
«Guardati, non sei invecchiata di un giorno dall’incidente.»
Lancio un’occhiata a Trevor, «Cosa vuoi dire?»
«Dimostri ancora ventisette anni.» continua lui, «Nemmeno io sono invecchiato.»
«Dove vuoi arrivare, Trevor? Mi stai spaventando.»
«Ricorda!» mi esorta lui, «Perché hai rubato il mio romanzo?»
«Perché continui a tirare fuori questa storia? Hai detto di avermi perdonato.» gli rammento.
«È importante che tu ricordi perché l’hai fatto.»
«Te l’ho già detto... Non riuscivo a finire il mio libro... Ero disperata.»
«Perché eri disperata?» mi incalza.
«Non riuscivo a rimanere incinta, Scott aveva perso il lavoro... Mi sentivo sola al mondo.»
Proprio come in questo momento.
«Perché non potevi parlare con me? Ero il tuo migliore amico.»
Iniziamo a scorrermi davanti agli occhi alcuni flashback.
Io che telefono a Trevor e lui che non risponde.
I messaggi che gli lascio in segreteria, «Trevor, per favore... Richiamami.»
Le volte in cui sono andata da lui, non era mai in casa.
La telefonata di Trish.
La festa per il primo libro di Trevor, solo che non era una festa e non c’era nessun libro.
Io che vado nel suo studio, ma Trevor non è alla sua scrivania.
Tutti quei fiori, tutte quelle persone, tutto quel cibo.
«Perché tu... tu...» balbetto.
Ricorda.
«Tu eri morto, Trevor.»
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Lie
Misterio / SuspensoUn incidente, una seconda possibilità per costruire una famiglia, una carriera, la felicità. E se il passato rivendicasse il suo diritto ad esistere? Racconto breve che ho scritto sulla piattaforma www.theincipit.com.