Capitolo 6

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Un'oretta e mezza più tardi eravamo arrivati, e io mi ero accoccolata tra le braccia di mia madre, che stranamente era a casa perché le avevano dato un giorno libero. Non le raccontammo niente di quello che era successo.
Mentre Thomas sembrava tranquillo e beato, come se non fosse successo nulla. Io invece non riuscivo a togliermi dalla testa quegli i occhi color pece.
Ma per fortuna o sfortuna Thomas non mancava mai il momento di farmi infuriare, in parte anche per il fatto che, doveva dormire sul nostro divano fino a quando Leia non fosse tornata.
Si programmavano giornate di stress e paranoia. Ma soprattutto, giornate che avrebbero messo a dura prova la mia pazienza.
                          ****
Dopo una settimana insieme a Thomas, richiusa in casa, perché secondo lui era troppo pericoloso uscire, tornò Leia. E non fui mai così tanto contenta di vederla. Ero stanca di subirmi gli insulti di Thomas che erano diventati più stronzi da quando eravamo tornati. Per di più, girata sempre in mutande e non si preoccupava di bussare prima di entrare nel mio bagno. Ma la cosa più inquietante era che, delle notti me lo trovavo sullo stipite della porta che mi osservava. Somigliava uno stalker.
Guardai Leia per qualche secondo, era cresciuta di qualche centimetro, come anche i capelli.
Mi chiedevo se anche lei fosse a conoscenza dai cacciatori e se stessero cercando anche lei. Non potevo biasimare Thomas, per il fatto d'essere protettivo nei suoi confronti.
Mi corse in contro e mi saltò in braccio. La presi al volo e la strinsi a me. Mi era mancata, erano ormai circa tre settimane che non la vedevo.
La rimisi a terra e lei mi consegnò le chiavi del appartamento di Thomas.
«Si è comportato bene? Ti ha fatto divertire?» chiese con aria inquisitoria.
«Posso dire che è stato più gentile del solito e si... a modo suo mi ha fatto divertire» dissi ridendo.
Mia mamma mi spuntò alle spalle, ancora in pigiama e con i capelli arruffati.
«Sei tardi!» dissi, indicandolo l'orologio che segnava le dieci passate.
Lei sbadiglio e andò verso il frigo, mentre Leia tratteneva una risata.
«Mi hanno dato la settimana libera» rispose lei, cercando di metterci entusiasmo ma fallendo miseramente, poiché era troppo stanca.
Quando, finalmente vide Leia, si ricompose, come un sondato quando fa il saluto.
Io e Leia scoppiammo a ridere, era goffa senza la sua solita divisa. Appariva troppo strana in pigiama e tutta in disordine. Però sembrava più giovane, più rilassata e sopratutto più contenta.
L'unica cosa che non mi tornava, era il fatto che gli avessero dato una settimana di riposo. Ed era strano che lei avesse accettato, ma forse era solo il mio pessimismo e scetticismo. Ormai facevo fatica ad addormentarmi, ero sempre in allerta e per quanto non mi piacesse ammetterlo: avevo paura.
«Mamma lei è Leia, Leia lei è mia mamma, Emily.»
Leia sorrise e chinò il capo in segno di saluto.
Mia madre ricambiò con un sorriso e la fece accomodare sul divano.
«Vado a dare le chiavi a Thomas, torno subito» dissi mentre salivo le scale.
Mi diressi verso la biblioteca, dove lo avevo visto entrare un'oretta prima ma la trovai vuota.
Sbuffai. Non sopportavo averlo in giro per casa e ancora meno il fatto che potesse curiosare liberamente nella mia camera.
Andai in camera mi avvicinai alla porta del bagno e bussai.
Sentii lo scosciare dell'acqua fermarsi, mentre Thomas borbottava qualcosa d'incomprensibile.
«È arrivata tua sorella» dissi appoggiandomi alla porta.
«Mi sto lavando se non l'hai capito.»
«È la quarta doccia che ti fai, oggi! Non sono neanche libera d'entrare nel mio bagno!» dissi tirando un calcio alla porta. «Se non esci di lì, entrò in casa tua e mi chiudo nel tuo bagno!»
«Non ne avresti il coraggio e poi non hai le chiavi» disse sicuro di se.
«Tu mi sottovaluti, comunque bello il portachiavi di Disneyland» dissi io ridendo, mentre scendevo le scale di corsa.
«Bethy non osare!» urlò.
Mia madre e Leia mi guardarono confuse, mentre io ridevo come una pazza e uscivo in corridoio.
«Non fatelo uscire di casa!» urlai a mia madre e a Leia.
Aprii la porta dell'appartamento di Thomas e varcai la soglia.
Mi guardai velocemente intorno: la disposizione era come il nostro appartamento cambiavano solo i colori e i mobili, casual come quelli della casa al mare.
Il tonfo della porta che si chiudeva mi distrasse dai miei pensieri.
Mi misi a correre su per le scale mentre Thomas varcava la soglia, si guardò intorno prima di posare lo sguardo su di me.
«Vieni qui!» disse mentre mi guardava intensamente.
Mi misi a ridere e mi diressi verso una camera, sperando fosse quella giusta.
Mi guardai intorno in cerca della porta del bagno. Ma la mia attenzione venne catturata quando sentii la porta dietro di me chiudersi.
Mi voltai e smisi di ridere.
Su di me incombeva un dio greco, dagli occhi sfavillanti e da un sorriso malizioso. I capelli ancora bagnati, gli formavano rigagnoli d'acqua sul vigoroso petto.
«Qui sei nel mio territorio, cara Bethy. Non hai via di scampo.» disse mentre la sua espressione si faceva sempre più perversa.
Feci un sorriso tirato, mi guardai in torno e adocchiai la porta del bagno.
Iniziò ad avvicinarsi lentamente, come un gatto che sa di avere la preda in trappola.
Indietreggiai velocemente, andando a sbattere contro la sponda del letto.
Mi voltai verso il letto, persi l'equilibrio e inizia a gattonare verso la porta del bagno, sprofondando sul materasso morbido.
Arrivai all'orlo del letto ma prima che potessi scendere, Thomas mi afferrò per la caviglia e mi tirò verso di lui.
Mi aggrappai alle coperte e iniziai a scalciare mentre lui cercava di prendermi l'altra caviglia.
«Lasciami» gracchiai.
Lui rise e mi afferrò l'altra caviglia, mentre io borbottavo insulti.
«Lasciami o non rivedrai più le tue chiavi!» ringhiai io.
«Non sei nella posizione di ricattare...»
Prima che potessi rispondere, mi tirò ancora le caviglie e io persi la presa sulle coperte.
Mi trascinò verso di se, così facendo la maglietta mi scivolò fino sopra la testa, facendomi rimanere in boxer e reggiseno.
Cercai di riabbassarla ma Thomas mi afferrò per i fianchi e mi volto supina, afferrò la maglietta e con forza me la tolse, lanciandola a terra.
Mi coprii il petto e il viso, cercando di nascondere le mie guance rosse e il mio intimo.
«E comunque... io non volevo le chiavi...» disse afferrandomi i polsi, con una mano e portandomeli sopra la testa.
«Lasciami» sussurrai io, cercando di non pensare alla vicinanza dei nostri corpi.
Con la mano libera mi divaricò le gambe, con facilità e prima che tornassi a richiuderle si insinuò tra loro.
Sentivo il suo bacino premuto sul mio, i suoi capelli mi sfioravano la fronte e i nostri respiri si mescolavano tra loro.
Il mio corpo era travolto da continui brividi, piacevoli e caldi.
Schiacciai la guancia contro il materasso, guardando un punto non definito. Non volevo assolutamente incrociare il suo sguardo, perché sapevo che se fosse successo il mio cervello non avrebbe più ragionato.
«Spostati» dissi io a denti stretti, facendo respiri profondi per mantenere la calma.
Mi prese il mento fra le dita e riportò il mio sguardo sul suo.
E quella fu la mia rovina, i mio occhi si persero in quel verde, mi catturavano, mi chiamavano. Pensai che non ci fosse un colore più bello di quello, così intenso e luminoso.
«Che cosa... vuoi da me?» chiesi io con voce tremante.
«Voglio che tu ti sottometta; voglio renderti innocua; voglio che tu non mi sfidi; voglio che tu abbia paura di me; voglio che tu stia lontana da me...» disse lui con una voce profonda e roca.
Gli risi in faccia e poi risposi: «Aspetta! Aspetta! Prima mi dici che devo stare lontana da tua sorella, ora mi dici di stare lontana da te ma devo sottomettermi! Non sono mica un cane!» dissi continuando a ridere.
Lui si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: «Ma perché non puoi fare come tutte le donne e cadere hai miei piedi?»
«Perché non sono come tutte le donne» dissi, con voce ferma.
Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio e io mi feci scappare un mugolio.
Si appoggiò sul gomito e mi fissò di nuovo negli occhi, mentre con il pollice tracciava la linea della mascella per poi accarezzarmi le labbra.
«E proprio per questo che m'intrighi, signorina Perry.»
Mi sentì andare a fuoco le guance e il mio battito cardiaco accelerò.
«E... e con questo cosa vorresti dire» dissi mordendomi l'interno guancia.
Non capivo dove volesse arrivare ma qualunque cosa mi avesse detto, non mi avrebbe fatto cambiare idea su di lui.
Si riavvicinò al mio orecchio e sussurrò: «Quello che voglio farti capire è che per qualche strano motivo mi attrai e non solo fisicamente, signorina Perry.»
In quel momento mi resi conto che stavo trattenendo il respiro.
Non gli credevo, o per lo meno, non gli volevo credere. Non era possibile, non dopo come mi aveva trattato e insultato.
Scossi la testa in una risata isterica e poi risposi: «Non farmi ridere, non ti credo.»
«Ti farò ricredere» disse lui incominciando a baciami l'orecchio, poi segui la linea della mandibola per poi fermarsi sulla guancia.
«Perché mai dovrei crederti!? Mi hai trattato sempre di merda!» dissi, cercando di non far tremare la voce.
«Perché so che tu provi la stessa cosa, vedo che effetto ti faccio» disse, muovendo le labbra sulla mia guancia.
Ero attratta da lui? La mia testa diceva no, il mio corpo diceva sì... Ma non volevo provare una simile attrazione per lui ed troppo orgogliosa per ammetterlo, ma troppo ingenua per smentirlo dentro di me.
Sì ero attratta... ma non volevo crederci, la mia mente non voleva crederci.
«Ma chi ti credi essere!? Sei solo uno stronzo con un ego fuori misu...»
Ma prima che potessi continuare, lui mi chiuse la bocca con le sue labbra.
Mi lascio i polsi e infilò le mani tra i miei capelli, mente le sue labbra esperte, calde e morbide si muovevano sulle mie.
E per la prima volta nella mia vita, tornai a respirare.
Quel bacio era come una boccata d'ossigeno puro... una droga che mi inebriava, cancellando tutte le mie certezze, le mie sicurezze ma soprattutto la mia paura.
Era così dannatamente sbagliato ma allo stesso tempo, era tutto ciò di cuoi avevo bisogno.
Per la prima volta dopo la morte di mio fratello, mi sentivo al sicuro tra le braccia di un uomo.
Gli allacciai le braccia al collo e lo strinsi a me, così da far aderire perfettamente i nostri corpi.
Sentivo brividi di piacere pervadermi tutto il corpo, mentre la mia pelle fredda veniva riscaldata da quella bollente di Thomas.
Feci scivolare le mani sulla sua schiena e, quando mi mordicchiò il labbro, io vi affondai le unghie, facendolo mugolare.
Eh sì... era proprio bravo a baciare, anche se non potevo fare un confronto siccome quello era il mio primo bacio...
Mi bloccai di colpo.
Ma cosa stavo facendo? Con quel bacio avevo appena buttato via il mio orgoglio!
Ritirai le braccia e con un movimento veloce tirai uno schiaffo sulla guancia di Thomas.
Lui si ritrasse velocemente, portandosi una mano alla guancia e sgranando gli occhi.
Indietreggiai veloce, scesi dal letto e recuperai la maglietta, che con un semplice gesto, indossai.
«Sei un bastardo!» sibilai.
«Nessuna mi aveva mai rifiutato o mi aveva preso a schiaffi... anche per questo mi intrighi...» disse massaggiandosi la guancia.
«Non osare dire questo! Per te sono solo un gioco! Quando ti sarai stancato mi butterai via e te ne prenderai un'altro!» sbottai io dirigendomi verso la porta della camera. «Non sperai che succederà un'altra volta! E non sperare che tu mi attragga o che io crede in quello che hai detto! Per non succederà mai!»
Prima d'uscire mi afferrò per un polso e disse: «Mi piacciono le sfide, e non mi arrenderò tanto facilmente.»
Uscii dalla camera, scesi le scale, rientrai nel mio appartamento e mi chiusi in camera.
Sentivo la voce di Leia chiedendo-urlando- spiegazioni a Thomas, mentre mia madre bussò alla porta.
Sprofondai nel letto tra le mille domande e i singhiozzi.
Finalmente mi aveva detto che gli che provava qualcosa per me ma allora perché mi sentivo così... triste?
Perché non riuscivo a credergli o a dargli fiducia?
Semplice, perché tu non riesci mai a fidarti delle persone e poi per lui non vali nulla disse l'odiosa vocina.
Questa volta aveva ragione, per lui sarei stata solo una delle tante.
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Salve popolo 😁
Spero che questo capito vi sia piaciuto.
Quando finalmente Thomas si decide di baciare Elizabeth, lei lo prende a schiaffi.
Bhe non posso dire nulla perché lo avrei fatto anch'io.
Vabbè vedremo cosa succederà nel prossimo capito😏
A presto❤️

Kimberly: Il Sangue RealeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora