«Bethy...» disse una voce roca.
Sentii accarezzarmi la guancia e poi della labbra mi baciarono la fronte.
Aprii gli occhi di scatto, ero appena stata scaraventata di nuovo nella realtà.
Ci misi qualche secondo per accorgermi di essere in braccio a Thomas, con la testa appoggiata a suo petto.
«Buongiorno» disse lui sorridendo.
Cercai di alzarmi ma lui mi afferrò per i fianchi e mi rimise a sedere.
«Dobbiamo parlare» disse lui serio.
Io scossi con grinta la testa. Avevo paura di scoprire la verità, perché avrebbe cambiato per sempre la mia vita. Rivolsi lo sguardo verso la finestra, non volevo guardarlo negli occhi, non volevo che vedesse quanta paura avessi.
«Bethy guardami...» disse con dolcezza.
Scossi la testa e cercai di nuovo d'alzarmi.
«Per favore guardami...» mi prese il mento e mi fece voltare verso di lui.
«Posso avere un bicchiere d'acqua?» chiesi con voce tremante.
Volevo andarmene, scappare e chiudermi in casa.
Mi guardò scettico, sbuffò, mi sposò sul divano e andò in cucina.
Mi alzai, cercando di fare meno rumore possibile e velocemente mi diressi verso la porta.
Ma prima che potessi arrivarci Thomas comparse dal nulla e mi bloccò la strada.
Mi scappò un gridolino di paura e iniziai ad indietreggiare.
«Per favore non rendere le cose più difficili» disse lui avanzando verso di me.
Non riuscivo a parlare, ero spaventata e incredulità, aveva ragione mio fratello, non erano come noi.
Io scossi la testa, non riuscivo a capacitarmene, non poteva essere reale.
Prima che me ne accorgessi, Thomas comparse alle mie spalle e mi afferrò per la vita.
Iniziai a dimenarmi e cercai di spingerlo via. «Lasciami!»
Mi bloccò e mi spinse sul divano «Fermati!»
«Sta lontano da me!» urlai, divincolandomi e mulinando le gambe.
«Bethy ferma! Non voglio farti del male!» disse con dolcezza, mentre i miei occhi terrorizzati, incrociavano i suoi occhi sinceri.
Mi calmai ma sapevo che stavo tremando tutta, appoggia la guancia contro il cuscino e guardai tutto tranne lui.
Potevo fidarmi di lui? Soprattutto dopo quello che mi aveva nascosto? Cosa sarebbe successo ora? Mi avrebbe fatto del male?
Avevo troppe domande per la testa e la paura non migliorava la situazione.
Lentamente mi fece voltare verso di lui, prendendomi il mento tra le dita.
«Guardami. Devi guardarmi.»
Tenevo gli occhi ben chiusi, mentre lui mi sfiorò le guance con le dita e le sentì tremare.
«Ti prego.»
Aprii gli occhi e lo guardai in faccia. Cercavo di capire cosa ci fosse di diverso in lui.
«Non ti farò del male. Voglio solo parlarti, capisci?»
Annuii. Lui chiuse gli occhi e sospirò.
«Ora ti lascio andare ma devi promettermi che non scapperai.»
Lo guardai con attenzione, cercando qualcosa che non fosse umano o per lo meno qualcosa che non fosse normale, poi aprì gli occhi e li vidi brillare. «Dillo, prometti che non scapperai.»
«Sì, prometto» sussurrai.
«Okey» si spostò e io mi spostai sul lato opposto del divano, più lontano possibile da lui.
Avrei potuto dare di nuovo di matto ma non avrei risolto nulla.
«Perché sei venuta qui? Perché? Io... noi c'è la stavamo cavando così bene, poi arrivi tu e stravolgi tutto. Maledizione. Speravo di riuscire a mandarti via.»
Quelle parole erano così amare, così dannatamente dolorose.
«Be' io non me ne vado.» Mi rannicchiai contro il bracciolo e mi portai le gambe al petto.
«Noi due siamo diversi, ormai te ne sarai accorta.»
Sì? Dopo quello che avevano detto un machina, non ne ero più sicura.
Lo guardai con attenzione. «Thomas, che cosa sei?»
Fece un sorriso storto e si strofinò il palmo della mano contro la guancia. «È complicato.»
«Voglio saperlo!» sibilai io.
Ora basta segreti ero stanca, o me lo diceva o facevo un'altra scenata.
Sospirò. «È meglio se non sai.»
Sapevo che se me l'avesse detto, tutto sarebbe cambiato ma non potevo starmene lì senza saper niente.
«Allora?» sussurrai.
Si schiarì la voce. «Bhe non sono esattamente di questo pianeta.»
Non era di questo pianeta... quindi significava che era un alieno?
«Sei un'alieno?» sussurrai.
«Non esattamente» disse con una smorfia.
«Da dove vieni?»
«Da molto, molto lontano.»
Mi somigliava l'inizio di un film di fantascienza come Star Trek o Star Wars.
«Sei un Vulcaniano?»
Alzò gli occhi al cielo. «Scherzi vero?»
«Perché mai dovrei scherzare?! Non so cosa sei, potresti essere anche un Jedi, chi lo sa?!» sbottai. «Potresti anche essere un parente stretto di Chewbecca! Oppure un robot, tipo BB-8!»
Per lui poteva sembrare tutto normale ma per me era uno shock, e di certo mai nella vita mi sarei sognata una cosa del genere.
«Tu leggi troppo, comunque non sono ne un Vulcaniano ne un Jedi» disse sbuffando. «E poi ti sembra che assomigli a Chewbecca o a quel robbottino rotondo?»
Okay! Effettivamente non poteva somigliare a Chewbecca ma magari si faceva la ceretta, che ne sapevo io?!
«E allora cosa sei?»
Cos'era? Tipo quelle piccole meduse che si insinuavano nel cervello come nel film The Host?
«Sono un umano un po' speciale ma non vengo da questa Terra» disse con calma.
«Perché c'è un'altra Terra?!» chiesi io incredula.
«Non siete soli nell'universo, noi abbiamo scoperto che qui vicino- cioè anni luce da qui- ci sono nove sistemi solare» si fermò qualche istante per riflettere. «Dieci se si conta quello che è andato distrutto.»
Com'era possibile che un intero sistema solare fosse andato distrutto?
«Ma come...» non conclusi la frase perché Thomas mi interruppe prima.
«Tecnologia... sono riusciti a ricreare un buco nero in... provetta possiamo dire, ma si dichiarò un disastro, perché venne usato come arma di distruzione, per vincere una lunga guerra.»
Ma bisogna essere proprio stupidì! E poi come si può riprodurre un buco nero in provetta?! Non è una cosa possibile!
«Quella era la tua Terra?» chiesi io estremamente interessata.
«No, la mia è la nona e questa qui» disse guardandosi in torno «è l'ottava.»
«In base a cosa le classificate?»
«In base allo sviluppo» disse alzando le spalle.
«Quindi la nona è la terra ad essere più sviluppata al momento?»
Annuì. «Già.»
«E allora perché hai scelto di venire qui?»
«Non l'ho scelto io, sono stato costretto» disse con una smorfia. «La nostra terra è in guerra ormai da tredici anni, dopo la rivolta dei cacciatori e la scomparsa dei sovrani, la situazione continua a peggiorare.»
I cacciatori? Quindi vengono dalla nona terra?
«Perché? Che cosa è successo hai sovrani? E perché si sono rivoltati? E soprattutto perché vi danno la caccia?»
«Okay, okay una cosa alla volta» disse sogghignando.
Cosa c'era da sogghignare? Eh?! A me non sembra una cosa tanto divertente!
Lo guardai in cagnesco e lui sospirò, aveva recepito forte e chiaro il mio messaggio.
«Partiamo dalla rivolta dei cacciatori... Erano i nostri guardiani, i nostri protettori, erano come la vostra polizia» fece un respiro profondo. «Jonathan il fratello del nostro sovrano a capo dei cacciatori, era geloso del re, poiché divenne sovrano e sposò la loro sorella.»
Che cosa?! Sposò sua sorella?!
«Lo so potrebbe sembrarti strano ma è così, ti spiegherò anche questo, una cosa alla volta» disse lui strofinandosi una guancia.
Mi ammutolii e annuii.
«Incominciò a condurre esperimenti sui cacciatori, una volta "umani" come noi» facendo con le dita le virgolette su umani. «E li trasformò in bestie assetate di potere, trasformandone il gene e privandone dei poteri...» mugolò di disgusto. «Per riaverli, dovettero nutrirsi dei nostri e questo li rivolto contro tutti noi, cominciando a ucciderci e a puntare sempre più in alto, cioè alla nostra famiglia, a un'altro casato e a quella reale, le tre casate più forti.»
Mi ricomparvero in mente le tremende urla di Thomas sulle rive del fiume. Non potevo e non volevo immaginare, le urla disperate della sua gente.
«Grazie al re, la regina, sua figlia e la mia famiglia riuscimmo ad arrivare qui ma la terza casata venne sterminata» disse con tono amaro.
Oddio! Mi presi la testa tra le mani. Come si faceva a fare delle cose del genere?
«Ma come ci siete riusciti?»
«Siccome siamo lontani anni luce da qui, utilizzammo i teletrasporti così ci impiegammo solo tre giorni.»
Sussurrai un wow e lui mi sorrise tristemente.
«Quando arrivammo qui, perdemmo le tracce della regina e di sua figlia...»
«È morta vero?» chiesi in un sussurro.
Lui annuì. «Lei era il nostro centro di potere, quando è morta ci siamo indeboliti molto ma siamo ancora vivi...»
Quindi senza regina loro muoiono...
«Quindi c'è una probabilità che la principessa sia ancora viva ma il fatto che siamo ancora deboli, non è un buon segno» concluse.
«Perché?» ero sollevata ma allo stesso tempo in pensiero per la principessa.
«Con il quinto compleanno, si è soliti ricevere il sangue dei genitori per attivare il nostro potere ma noi siamo scappati prima che questo accadesse» il suo volto era teso.
«E questo cosa comporta?» chiesi spaventata per la risposta.
«Se non riceve il sangue di uno di noi prima del diciottesimo anno... lei morirà.»
«E con lei morireste anche voi» sussurrai.
Scossi la testa. Non potevano morire, dovevamo trovarla.
«So a cosa stai pensando... È da anni che la cerchiamo ma molti di noi non sanno neanche com'è fatta, ne i capelli, ne gli occhi... nulla» sussurrò guardandomi negli occhi.
«Ma anche voi morite se non vi attivano il potere prima del diciottesimo anno?» chiesi curiosa.
«No, se non vengono attivati i nostri si spengono, diventano inutilizzabili, diventiamo come voi ma c'è una leggenda sulla principessa.»
«Che tipo di leggenda?» chiesi curiosa.
Fece una flebile risata. «Vedi noi nasciamo sempre in coppia, un maschio e una femmina, gemelli monozigoti» allungò le gambe sul divano e incrociò le mani dietro la testa. «Ma poi nacquero tre gemelli, il re, la regina e Jonathan. Si dice che dopo la nascita dei tre gemelli, la dinastia di quella famiglia finisca con un unico erede, cioè la principessa... questo è quanto, a grandi linee» concluse.
Quindi la principessa era l'ultima erede ma cosa significava che la dinastia finisce con lei?
La morte mormorò la mia vocina interiore.
«Vuoi dire che il suo destino è quello di morire?»
«Non lo so, non dice perché termina la dinastia» disse frustato massaggiandosi le tempie.
«Ora puoi spiegarmi perché il re ha sposato sua sorella?»
«Per mantenere puro il sangue reale e per far maturare un gene forte, loro sono costretti a farlo, le altre famiglie no» esitò qualche istante «Anche la mia famiglia seguiva quel pensiero ma io e Leia non siamo costretti a farlo e non vogliamo farlo.»
«E se vi mettete con gli umani?»
«Il potere si tramanda hai figli ma in maniera più debole, quasi inesistente e comunque le famiglie solitamente non fanno attivare il gene per non avere problemi con i cacciatori.»
Mi sembrava una cosa crudele doversi sposare con la propria sorella o il proprio fratello.
Ero esausta e anche lui ma volevo sapere di più.
«Aspetta... ma quindi anche tu e...»
«Sì, io e Leia siamo gemelli» mi precedette lui.
Come? Era lui che aveva sette anni ma ne dimostrava di più? (Specifichiamo che se era per la capacità mentale poteva anche essere plausibile.)
O era Leia che aveva diciassette anni ma non si era sviluppata?
«Leia può trasformarsi in qualsiasi essere vivente, può modificare il suo aspetto e percepisce le anime degli altri» spiegò lui. «Tranquilla non hai baciato un bambino di sette anni.»
Odiavo essere un libro aperto per lui! Diamine! Lui era come un caveau, con tanto di raggi infrarossi e pareti di diamante spese trenta centimetri! Praticamente impenetrabile!
Sbuffai. «Quindi anche tu puoi... trasformarti?»
Lui sorrise maliziosamente. «No, i miei poteri sono più fighi!»
Alzai entrambe le sopracciglia, era e rimaneva il solito spaccone.
«Perciò ognuno di voi ha poteri differenti?»
Annuì con un sorriso infantile. «Però tutti sappiamo essere molto veloci e silenziosi, in più... i più bravi sono anche capaci di guarire.»
Mi ricordai dell'aggressione e delle ferite rimarginate miracolosamente.
«Quindi sei stato tu a curarmi le ferite! E hai cercato di far scomparire le cicatrici» dissi stupita.
Sorrise compiaciuto di se stesso. «Allora vuoi scoprire cos'altro so fare?»
Oh sì che voglio!
Annuii con grinta.
«Come sai sono veloce e so curare ma so anche...» schioccò le dita e all'improvviso presero fuoco «controllare il fuoco.»
Mi avvicinai, gattonando, incuriosita.
Era assurdo e magico allo stesso tempo. Avvicinai la mano alla fiamma e un piacevole tepore la accarezzò. Appena il calore aumento, ritrassi la mano di scatto.
Mi sentivo come una bambina in un negozio di caramelle: estasiata, incredula e euforica.
«Non ti scotti?» chiesi incuriosita.
Scosse la testa. «È una parte di me, non potrebbe mai farmi del male.»
«Ma riesci a farlo con tutto il corpo?»
Mi guardò maliziosamente e mi sorrise. «Sì.»
Chissà se... anche lui
«Anche... la sotto?» chiesi diventando rossa come un peperone.
«Vuoi vedere?» chiese con un sorriso perverso.
Scossi con grinta la testa. «Passo grazie.»
Ed ecco a voi: Thomas, il ragazzo con l'uccello di fuoco.
Sì, ci poteva stare.
«Ma non ho finito cara mia Bethy» disse toccandomi la punta del naso con il dito.
Si alzò in piedi e si piazzò in mezzo la stanza. «Posso diventare acqua» mentre il suo corpo diventava una statua d'acqua, limpida e trasparente.
«Wow!» dissi, mentre mi sporgevo dal divano per osservarlo meglio. Era sempre bellissimo, i vestiti inzuppati, gli aderivano al corpo, mettendo in risalto i muscoli scolpiti nell'acqua.
Camminò verso di me, guardai il pavimento ma non vidi nessuna impronta.
Non ero mai stata così stupita in vita mia.
«Posso?» chiesi, alzandomi in piedi e allungai una mano verso di lui.
Per un'attimo parve stupito ma poi annuì e mi porse la mano.
Lentamente gli accarezzai il palmo della mano, la superficie si increspò e la freschezza dell'acqua mi provocò una bellissima sensazione familiare. Gliela strinsi e l'acqua circondò la mia, come una bolla.
Alzai lo sguardo su di lui e gli sorrisi. Era straordinario come, i lineamenti, rispettassero perfettamente quelli reali, in carne ed ossa.
«Riesci a manipolarla a tuo piacimento?» chiesi.
«Sì, ma posso anche manipolare l'acqua che c'è in natura.»
Mi soffermai a pensare a quello che aveva detto. «Quindi se tu volessi, protesti togliermi tutta l'acqua che ho in corpo e farmi morire disidratata...»
Thomas annuì e si avvicinò ancora di più a me.
«Inquietante» sussurrai con un po' di sarcasmo.
«Già, o protei comunque inglobarti e farti annegare dentro di me» disse avvicinandosi.
Ma io lo facevo già ogni volta che lo guardavo negli occhi, quindi non avevo bisogno di una dimostrazione pratica.
«Mmm... Interessante» dissi allontanandomi d'un passo.
«O ti potrei far mancare l'aria» e sparì davanti ai miei occhi.
Anche il fatto che mi mancasse l'aria quando stavo con lui, l'avevo già sperimentata.
Mi guardai intorno torno, sicura che prima o poi sarebbe ricomparso, facendomi prendere un infarto.
«Thomas?» lo chiamai, mentre mi dirigevo al centro del soggiorno.
Un leggero soffio di vento mi accarezzò la faccia facendomi trasalire. Era una dolce carezza, calda e delicata. Odorava di pino e menta.
Era lui. Il suo profumo era inconfondibile. Mi scostò una ciocca di capelli dal volto, io sorrisi e chiusi gli occhi. Avrei dovuto aver paura di lui ma mi era impossibile, sì alcune volte poteva essere inquietante ma non potevo farci niente, sapevo che in lui c'era un cuore capace d'amare e non mi avrebbe mai fatto del male.
«Bhety?» la sua voce era morbida e vellutata.
«Mmm» risposi io respirando profondamente il suo profumo.
Le sue dita sfiorarono la mia guancia, sentii la sua pelle sulla mia e un brivido mi percorse la schiena. Solo lui riusciva a farmi questo effetto solo sfiorandomi.
«Puoi diventare un soffio d'aria» dissi aprendo gli occhi e sorridendo come un'ebete.
Se poteva diventare aria, poteva anche far diventare anche l'acqua in ghiaccio, se la temperatura era abbastanza bassa.
Rise e piego la testa di lato. «Sei strana.»
«Ah grazie» dissi io offesa.
«Non prenderla come un offesa ma una ragazza normale sarebbe già impazzita e scappata via.»
«Ma io sono una malata mentale di natura, quindi... per me queste cose sono come respirare» dissi ridendo.
Cercavo di buttare la faccenda sul sarcastico, per alleggerire un po' il mio cervello altrimenti, altro che pazzia, avrete presente la fuga dei cervelli? Ecco il mio si sarebbe prostituito, pur di trovare dei soldi per scappare dalla mia testa.
Qualcuno bussò alla porta e Thomas si precipitò ad aprire.
«Mi odia non è vero?» disse una voce femminile ma non riuscì a capire chi parlasse, siccome la montagna di Thomas la nascondeva.
«Chiedilo a lei» disse lui, scostandosi dalla porta sorridente.
La vidi, bella come il sole, con i suoi bellissimi occhi verdi offuscati dalle lacrime.
La mia Leia cresciuta.
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Salve popolo 😁
Bhe possiamo dire che quelli di terra nove hanno un buon gene, ma proprio in tutti i sensi! Cioè sono tutti modelli della Abercrombie! E poi hanno i poteri, cosa che li rende ancora più fighi!
Comunque... sto scrivendo un'altro libro, ma non so se lo publicherò qui, devo vedere. Per ora vi posso dire che si chiama Orphan, di cosa parla sta a voi immaginare😏
A presto❤️
STAI LEGGENDO
Kimberly: Il Sangue Reale
FantasyElizabeth è una ragazza dal passato molto difficile. Dopo la morte di suo fratello, si trasferisce a Manhattan con la madre. Non molto entusiasta di vivere lì, incontra Thomas, il suo vicino di casa, che la rende ancora meno entusiasta. Si vedrà co...