Capitolo 11

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Rimase ferma sulla soglia, tentennante su cosa fare.
Io mi presi qualche minuto per osservarla: i capelli nero mogano gli ricadevano morbidi sulle spalle, gli occhi verdi smeraldo arrossati dalle lacrime, il viso dai lineamenti marcati come quelli del fratello ma allo stesso tempo delicati. Il corpo slanciato da modella, fasciato da un vestitino leggero color pesca, la faceva sembrare ancora un bambina, una bellissima bambina.
Sorrisi e lei mi corse in contro, buttandomi le braccia al collo. La strinsi forte a me, mettendomi sulle punte dei piedi per arrivare alla sua altezza. Mugolava e singhiozzava contro la mia spalla.
«È ora di cena, vado a prendere la pizza» disse Thomas, sorrise e uscì.
Effettivamente stavo morendo di fame e il mio stomaco continuava a brontolare.
«Mi dispiace...» mi sussurrò Leia all'orecchio.
Gli accarezzai i capelli. «Non fa niente, non devi chiedermi scusa.»
«Ma ti ho bombardata di radiazioni, facendoti svenire per un giorno...»
Cavolo ero rimasta svenuta per un giorno... Chissà se Thomas mi aveva tenuto sulle sue ginocchia tutto quel tempo...
Concentrati Bethy!
«Non mi porta; non importa se non sei di questa terra; non importa se non hai sette anni e non importa se mi fai del male! Io ti voglio bene Leia e questo non cambierà mai, perché sei una persona che merita solo d'essere amata e io lo farò come meglio posso, giurandoti che non ti abbandonerò mai, qualunque cosa accada. E ricorda che io non potrei mai odiarti» dissi stringendola più forte a me.
Era la mia prima vera amica e se fosse servito, l'avrei difesa con le unghie e con i denti, perché ormai aveva un posto nel mio cuore e finché avrebbe continuato a battere, l'avrei continua a ricordare.
«Bethy, se fossi un maschio ti sposerei!» disse baciandomi la guancia.
Non avrei permesso a nessuno di poter spezzare il legame che ci univa.
«Però adesso hai una bella traccia addosso» disse sciogliendosi dall'abbraccio e asciugandosi gli occhi.
«Traccia» chiesi confusa.
Lei annuì e si mise a sedere sul divano, facendo accomodare anche me.
Magnifico altre spiegazioni in arrivo! Alla fine della serata avrei dovuto chiamare una psicologa ma di quelle brave, che mi avrebbe riempito di pillole. Almeno da drogata avrei vissuto con unicorni e arcobaleni, non con gente che ci voleva morta e extraterrestri con poteri, che Superman può solo sognarseli.
«Praticamente quando usiamo i nostri poteri emaniamo un odore particolare e voi umani lo assorbite, soprattutto attraverso i capelli.
Quest'odore sparisce con il tempo ma i cacciatori sono come segugi e si basano su questo per trovarci» disse seria e autoritaria.
«Quindi potrei portarli a voi...»
«Sì ma non ti preoccupare ci inventeremo qualcosa» disse con un sorriso sgargiante. «Fin che rimaniamo in forma umana non dobbiamo preoccuparci perché loro ci prendono per persone come voi.»
«Capisco...» dissi pensierosa. «Quindi profumo tanto di voi?»
Mi immaginavo d'essere una profumeria ambulante, con tanto d'insegne a neon addosso.
«E bello che tu abbia detto profumo invece che puzzo...» disse sorridendo amaramente.
«Secondo me avete un buonissimo profumo» dissi sorridente.
Era vero, se Thomas profumava di pino e menta, lei profumava di fragola e limone. Acida quando serve, dolce al punto giusto. Anche se io, con lei rischiavo di prendere il diabete.
«Grazie!» mi fece un magnifico sorriso.
«Allora...» ammiccò e mi punzecchio con il dito. «Vuoi vedere cosa so fare...»
Mi misi comoda e feci un ampio gesto con la mano. «Il palcoscenico e tutto per lei milady» dissi in fare teatrale.
Lei si alzò con eleganza dal divano, fece un sorriso a trentadue denti e si posizionò al centro del soggiorno. Fece una piccola rilevanza. «Allora cosa vorresti vedermi trasformare?»
Mmm... Non ne avevo la più pallida idea. In verità ne avevo tante d'idee, solo che non sapevo decidermi! Potevo chiedergli...
«Thomas da piccolo...» dissi arrossendo violentemente.
Fece un sorriso malizioso, poi chiuse gli occhi e fece profondi respiri.
I contorni del suo corpo iniziarono a sbiadirsi e a deformarsi, fino a formare una figura minuta maschile, senza volto. Lentamente i suoi lineamenti iniziarono a prendere forma, modellandosi come argilla.
E qualche secondo dopo, al posto di Leia c'era un bambino di circa sette anni, con i capelli castani ramato, tutti scompigliati e i suoi inconfondibili occhi verde smeraldo. Era incredibile come anche da piccolo, il suo volto aveva un che di duro e freddo. Però quando sorrise il mio cuore fece una capriola. Sapevo che era Leia ma era così sincero, che per la prima volta volevo che quel sorriso lo facesse veramente Thomas. Perché quando lo fece Leia-Thomas junior gli si formarono delle adorabili fossette, cosa che non avevo mai notato sul vero Thomas. Era sempre bellissimo, persino da piccolo poteva essere un rubacuori di prima categoria.
«Ely sta piangendo...» disse Leia-Thomas junior, avvicinandosi.
Mi portai la mano sul viso e sentii le lacrime calde sui polpastrelli.
Non me ne ero neanche accorta e non capivo il motivo per cui stavo piangendo, però sentivo una opprimente tristezza soffocarmi il cuore.
«Non me ne ero neanche accorta» dissi asciugandomi le lacrime e sorridendo.
«Sicura di star bene?» chiese con una voce e armoniosa da bambino.
«Sì, tranquilla sono solo un po' stressata...»
Annuì, si mise a sedere sulle mie ginocchia e mi scompigliò i capelli, facendo una risata cristallina e gaia.
«Tranquilla ci penso io» disse ammiccando.
Si spostò affianco a me e incominciò di nuovo a deformarsi e a plasmare il proprio corpo a suo piacimento.
Morbidi capelli mori gli ricadevano viso squadrato, il naso dritto, gli occhi color cioccolato fondente e i suoi inconfondibili baffi con un accenno di barbetta, lo rendevano unico.
«O mio dio! Johnny Depp!» urlai esaltata.
Leia alias Johnny sogghignò. «Lo sapevo che ti sarebbe piaciuto.»
E a chi non dovrebbe piacergli Johnny Depp?! Che poi era il mio attore preferito, soprattutto in "Pirati dei Caraibi" e in "Alice nel paese delle meraviglie" come cappellaio matto!
Lo squadrai dalla testa ai piedi e solo in quel momento mi accorsi che era vestito normalmente, con vestiti differenti a quelli che aveva Leia.
«Ma se puoi trasformarti solo in esseri viventi, come fai a cambiare i vestiti?»
«Questa è un'ottima domanda» disse gesticolando come solo Johnny era capace. «Ti verrebbe a pensare che uso la mia pelle e la trasformi in vestiti, ma in verità riesco a mutare gli indumenti che indosso o comunque qualsiasi oggetto a contatto con la mia pelle.»
«Wow ma è straordinario.»
Questi ragazzi erano straordinari! Avevano perso tutto, ma continuavano a sorridere e a sperare, camminando sempre a testa alta. Gli ammiravo.
«Quello che fate è straordinario! Voi siete straordinari!» dissi febbricitante.
«Lo so e molta gente di qui ci cerca per poi fare esperimenti e torturarci» disse dura.
Il solito egoista essere umano, sempre alla ricerca di potere. Dio quanto odiavo i miei simili!
«E chi fa esperimenti su di voi? Il governo? Il dipartimento della difesa? L' FBI?»
«Figurati, metà governo e gente del nostro pianeta e ci forniscono i soldi per mantenerci. In pratica tutto il governo sa di noi e ci tutela, possiamo essere liberi, naturalmente rispettando le vostre leggi, possiamo parlare della nostra esistenza agli umani di cui ci fidiamo, ma ci è assolutamente vietato darvi in nostro sangue» fece un respiro e poi riprese. «Quelli che ci vogliono tagliuzzare vivi e analizzaci, fanno parte di una setta segreta di cui non sappiamo il nome e neppure il governo è mai riuscito a scovarla.»
«Ma scusa non è pericoloso dire a noi cosa siete se poi potreste finire tra le mani di questi pazzi squilibrati?» chiesi.
«Sì lo è ma il governo ci lascia libera scelta, praticamente se veniamo catturati è colpa nostra e ci va bene così , l'unica cosa è che non dobbiamo prenderci la responsabilità e non tradire i nostri compagni, anche se questo recherebbe una morta lenta e dolorosa.»
«Praticamente preferite morire che rivelare chi altro è come voi.»
Lei annuì.
Altro che noi che alla prima difficoltà ci pugnalami alle spalle senza pensarci due volte. Ma orami si fa di tutto per quel mostro chiamato "denaro".
«E una cosa davvero ammirevole, magari noi fossimo come voi» dissi alzando gli occhi al cielo.
«No, dire così, noi no siamo meglio di voi, basti guardare cos'è successo a noi...» disse in tono amaro.
Già, sono pur sempre esseri umani e come tali neanche loro sono infallibili. Per loro doveva essere stata dura vedersi pugnalare le spalle da coloro a cui avevano affidato la loro sicurezza e loro vita.
«So che non posso capire cosa abbiate passato ma mi dispiace...» dissi con tono fermo, perché sapevo che quando una persona soffriva l'ultima cosa che non voleva era la tua compassione, non sapendo neanche minimamente il dolore provato. È una cosa irritante e senza senso.
«Grazie ma penso che tu possa capire benissimo cosa si provi» disse mentre il suo corpo mutava e ritornava a essere la nuova e cresciuta Leia.
«Spero di poter vivere una lunga vita in compagnia tua...» disse Leia con voce tremolante.
Già, la principessa. Bisogna assolutamente trovarla.
«La troveremo, così avremo tutto il tempo di diventare vecchie, rimbambite, mentre giriamo nude incuranti di tutto e di tutti, inseguente da quelle oche delle infermiere che ci vorranno rimpinzare di medicine. E magari avremo anche una colonia di marmocchi e dei mariti ricchi, gnocchi e con un fisico da far gelosia al David di Michelangelo.»
Rise talmente tanto che le iniziarono a lacrime gli occhi. «Ti prometto che faremo così tante cazzate che tuo fratello, a son di strapparsi i capelli per la rabbia diventerà pelato! Ti porterò a vedere tutti i posti che vorrai, che sia Tokyo o Rio de Janeiro ma soprattutto riusciremo a scoprire dove nasconde i porno Thomas!»
«Dio! Penso che non mi stancherò mai di sentiti parlare! Come ho fatto a vivere senza di te per tutto questo tempo?!» disse asciugandosi le lacrime e saltandomi al collo, stringendosi a me come una scimmietta.
«Me lo stavo chiedendo anch'io» dissi ridendo come una malata mentale.
«Ti voglio bene Ely» sussurrò.
«Anch'io te ne voglio ma non sai quanto!» dissi stringendola ancora di più.
Eravamo legate e lo saremo state per la vita, qualsiasi cosa fosse successa, non avrei mai smesso di volerle bene.
Bussarono alla porta e io Leia rispondemmo in coro: «Pizza!»
Saltammo in piedi e corremmo verso la porta come dei furetti morti di fame.
Leia aprì la porta mentre io andai all'attacco, strappai dalle mani Thomas i cartoni della pizza e come il peggior Golum mi avviai verso la cucina, continuando a ripetere: «Il mio tessssoro!»
Leia mi segui a ruota e lasciammo Thomas fermo sulla soglia pieno di dubbi e probabilmente di domande del tipo: Perché? Cosa ci faccio qui? Che cosa diavolo...?
Posai i cartoni delle pizze sul tavolo e presi la mia, lo stesso fece Leia, mentre un rivolo di bava le scendeva dall'angolo della bocca. Era da secoli che non mangiavo la pizza e poi stavo morendo di fame.
Presi una fetta ( rigorosamente con i peperoni e tanta mozzarella) e l'addentai.
I sapori mi esplosero in bocca e il mio stomaco ringrazio mentre io cercavo di trattenere un orgasmo. Leia a differenza mia non si trattenne.
«Per caso avete fumato roba buona mentre ero via?» chiese Thomas sedendosi a tavola e prendendo la sua pizza.
«Macché, noi ci facciamo solo di roba pesante» disse Leia ridendo.
Io per poco non mi strozzai con la pizza. Tutto questo era talmente illogico che la mia testa non riusciva ancora a credere che fosse reale.
Scherzare era l'unico modo per non diventare pazza, soprattutto dopo tutte le cose che dovevo metabolizzare.
«Volete qualcosa da bere?» chiese Thomas mentre si alzava.
«No, vogliamo sapere dove nascondi i porno» risposi io.
Si bloccò e mi guardò chiaramente sconcertato. «Che cosa?»
Ok molto probabilmente stavo diventando pazza e assumevo, senza accorgermene, droghe pesanti.
Ma probabilmente se avessi smesso di scherzare sarei crollata nel panico più toltale e avrei iniziato a ridere come una isterica.
In fondo sapevo qual era il vero problema: avevo paura del futuro.
Cosa sarebbe successo d'ora in avanti? Cosa ne sarebbe stato di me e mia madre? Perché mio fratello voleva che ci stessi lontano?
Come al solito avevo mille domande ma neanche una briciola di risposta.
D'improvviso non avevo più fame e mi sentivo stanca e stressata, mi era appena caduto il mondo addosso e io continuavo a comportarmi come una bambina.
«Scusate» mi alzai e presi il mio cartone di pizza. Frugai nelle tasche e tirai fuori venti dollari, dandoli a Thomas. «Grazie della pizza, ma ora vorrei andare a casa, con permesso.»
Nessuno si mosse o mi fermò, mentre io rientravo a casa mia.
Appoggiai il cartone di pizza sul bancone in cucina e salii in bagno per farmi un bagno caldo.
Qualche minuto dopo ero profumata e fresca. Andai in camera e non appena posai la testa sul cuscino le braccia di Morfeo mi avvolsero e mi fecero sprofondare nel sonno.
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Salve popolo 😁
Allora vi avviso che publicherò i prossimi capitoli non più ogni 4 giorni, ma quando avrò tempo, perché in questo momento sono piena di roba da studiare e ho il blocco dello scrittore 🙈
Mi dispiace, ma se continuò così il mio cervello schiatta😂
Bene, questo era un capitolo tranquillo, chissà come se la caverà prossimamente a scuola, la nostra piccola Bethy? Chi vivrà, vedrà!
A presto ❤️

Kimberly: Il Sangue RealeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora