Capitolo 9

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"A te che io ti ho visto piangere nella mia mano, fragile che potevo ucciderti stringendoti un po', e poi ti ho visto con la forza di un aeroplano prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo."

-A te; Jovanotti.

I giorni passarono troppo velocemente, ci scivolarono addosso come gocce d'acqua su una superficie verticale, così come i mesi che si tramutarono poi in sei anni.
La terra girava velocemente, trascinando le nostre vite l'una accanto all'altra, legandole insieme e impedendo loro la scissione.
Eravamo allungati sul nostro letto, le sue lunghe dita affusolate scorrevano su e giù lungo il mio braccio nudo, disegnandovi sopra delle linee immaginarie.
Mi accarezzava delicatamente come se avessi potuto rompermi da un momento all'altro come un pezzo di ceramica, dopo tutto quello che avevamo passato.
Non riuscivo mai ad averne abbastanza del suo tocco, del suo corpo, ne volevo sempre di più proprio come una droga.
Sei anni erano stati lunghi e pesanti ed eravamo usciti vincitori da quella lunga guerra.

Dylan allungò una mano e mi accarezzò la fronte, spostando un ciuffo di capelli dietro le mie orecchie.
La fece scivolare poi sotto le coperte, lungo la mia schiena nuda, ripercorrendo con le dita la spina dorsale.
Avevamo entrambi il volto stanco, il volto che appartiene a quelle persone che hanno lottato per ottenere qualcosa.
E il nostro obiettivo era la libertà.
L'avevamo raggiunto finalmente, dopo sei anni di lotta.
Secondo il contratto della vendita che Alice aveva creato, il padrone avrebbe dovuto tenere in possesso la ragazza per un minimo di sei anni; dopo lo scadere del tempo, il padrone avrebbe deciso se liberarla o meno. Durante questo periodo di tempo, non avrei potuto lasciare il paese in cui era stato firmato il mio accordo: gli Stati Uniti d'America.

Lessi sul giornale che dall'Inghilterra era uscita fuori la tremenda verità riguardo l'associazione di Alice.
Era stata arrestata insieme a tutti i suoi collaboratori, Zayn incluso.
Dylan aveva contributo poi a far emergere tutta la verità, descrivendo l'orripilante comportamento che avevano nei confronti delle giovanissime donne in quel grande edificio, il quale spesso tornava a popolare i miei incubi.

Non mi sarei mai dimenticata le urla e i pianti delle ragazze che imploravano i loro sorveglianti di fermarsi.
Il modo in cui venivano denudate e buttate nella doccia così brutalmente, senza un minimo di pietà non lo dimenticherò mai.
Non dimenticherò mai quel dannato camice che ci facevano indossare con una A in corsivo cucita all'altezza del cuore.
Sono cose che non si dimenticano.
Sono cose che non si rimuovono.
Sono cose che restano, che ti si tatuano nella memoria.
Sono certe cose con le quali bisogna conviverci durante il resto della vita, perché sono impossibili da dimenticare.

Dylan arrivò alla mia mano e intrecciò le nostre dita, tutto questo senza mai dividere i nostri sguardi.
«Il tempo è scaduto, principessa.» sussurrò baciandomi le nocche di quella mano.
Guardai l'orologio, segnava la mezzanotte in punto.
Quel ragazzo aveva il potere di far l'amore con gli sguardi, con i gesti, con le parole.
Non mi aveva mai lasciata sola durante quegli anni, era stato sempre al mio fianco anche quando c'erano stati litigi fra noi due.
Avevo iniziato ad amarlo a partire dai primi sei mesi con lui.
Mi aveva insegnato a credere in me stessa, avevo partecipato a corsi di recitazione e musica, mi aveva appoggiato in ogni cosa, in ogni mia iniziativa e, cosa più importante, mi aveva amata così come ero.
Mi aveva accettata per la persona che ero, con tutti gli sbagli che avevo fatto.
«Lo so.» risposi avvicinandomi al suo corpo nudo e leggermente imperlato di sudore a causa dell'intimo momento che avevamo appena condiviso.
«Ho cercato di contattare Harry ma il suo numero non-»
«Non lo nominare più, Dylan. Sono passati anni ormai. Avrà una sua vita e gli farà male ritornare al passato, così come lo farà a me.»
«Ma deve sapere che sei viva e che stai bene.»
«Dylan ti prego. Non voglio ritornare indietro. Sentire la sua voce distruggerà tutto quello che sei riuscito a costruire tu con tanta fatica in questi anni.»
Lasciai un bacio sul suo petto duro e caldo.
«In compenso ho parlato con Niall.» il mio cuore fece una capriola, il sangue nelle vene correva velocemente e i miei occhi diventarono automaticamente lucidi.
«C-cosa?»
«Sì, amore. Mi ha risposto. Mi ha fatto una proposta.» mi accarezzò.
«Che tipo di proposta?» mi accigliai.
«Detto terra terra e senza troppi giri di parole, mi ha chiesto se vorresti tornare lì, continuare la vita che facevi prima e fare finta che nulla di questo sia successo. Tornare ai vecchi tempi, tu e Niall.»
«E tu verrai con me?»
«Ecco, io non sono compreso nella sua proposta.»
«Che vuoi dire? Lui sa di noi?»
«Sì, glielo ho detto. Voglio dire che lui vuole che tutto torni esattamente come prima. Non esisterà più un Harry o un Dylan. Tu, Niall e il tuo allegro lavoro al bar.»
«Harry non lo vedrò mai più perché è a Londra, anche se decidessi di tornare alla vecchia vita. E poi io non ti lascio da solo, cazzo. Tu ci sei sempre stato per me.»
«Lo so amore e infatti egoisticamente non voglio che tu vada. Ma ti amo da morire e voglio solo la tua felicità, anche se farà male da morire, preferisco che tu sia felice con la tua famiglia.»
«Dylan, tu per me dei diventato parte integrante della mia famiglia. E poi io ho deciso di voltare pagina, di andare avanti. Non voglio tornare alle vecchie abitudini perché significa ritornare indietro e ciò che è passato è passato. Non torna più e così deve essere. Possiamo andare a trovare lui e la mia famiglia, ovvio, ma dobbiamo essere realisti: nulla potrà tornare come prima.»
Dissi prima di unire le nostre labbra in un bacio e lasciare che l'amore si impossessasse dei nostri corpi ancora una volta.

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