VII

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4 Non Blondes, What's Up, 1992



Si sa che la gente dà buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio.

Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio.

-Bocca di Rosa- F. De Andrè



Il mestiere del professore è un mestiere infame. Non prendetela a male, ciò che dico è frutto di una maturata considerazione che parte dalla mia stessa esperienza di studente. L'educazione... dove comincia quella della famiglia e dove continua nella scuola? Esiste un limite oppure si compenetrano a tal punto da divenire un tutt'uno?

Le parole di De Andrè non sono state messe a caso. Se, infatti, da un adulto non ci si può aspettare che ricordi cosa significa essere un adolescente, da un professore dovrebbe essere il contrario: trascorrere una vita fra piccoli uomini in preda agli ormoni dovrebbe formare una coscienza critica del tutto diversa da un qualsiasi adulto normale. Eppure, no. A volte sono gli stessi insegnanti che non si rendono conto -oppure ignorano- di quelle sottili dinamiche che si sviluppano fra preda e predatore.

Benedetta è in classe, seduta in un banco a lato dell'aula, attaccato al muro. Sta con le spalle appoggiate alla parete e la matita in bocca. Ascolta eppure è distratta. Distratta da tutto quello che la circonda, dalle occhiate di alcune ragazze che subito dopo averla indicata ridacchiano sommesse, dalla prof che continua la sua parafrasi di Dante incurante di ciò che accade. E pensa. Chi se ne frega dei versi dell'Inferno, chi se ne frega se un tizio, centinaia di anni fa, ha scritto uno dei più bei fantasy italiani. Chi se ne frega di Paolo e Francesca. Eppure, in quel mare di chi se ne frega, una frase è rimasta impressa nella sua mente: "Fatti non foste a viver come bruti". Si trovava a pensare spesso a quella frase, a quanto fosse adatta alla sua vita e, soprattutto, a chi la circondava. Guarda le facce dei suoi compagni: dei bruti, ignoranti, incapaci di dare un senso a tutto, poco adatti allo sviluppo e, cosa assai più importante, poco inclini a vivere in una società. O forse sbagliava lei? Forse è lei quella inadatta, quella che non può vivere in collettività. In effetti, se tutti ragionano in un modo e tu no, il problema non sono gli altri ma tu stesso. La società è una famiglia allargata, dove le dinamiche apprese fra le quattro mura di casa hanno un'applicazione pratica, perciò se in casa ti insegnano che è normale prendere per il culo gli altri e la società avvalla questo comportamento, il gioco è fatto.

Assorta fra i suoi pensieri nemmeno si accorge che la prof la sta chiamando. Sono le risate dei suoi compagni di classe che la fanno riprendere dalle sue riflessioni. In un attimo mette a fuoco gli occhi dei compagni che la guardano come fosse una mera deficiente e, spostando il suo sguardo sulla prof, nota lo stesso negli occhi dell'unico adulto in classe.

"Ben tronata fra noi", la schernisce la prof, sollevando risate ancora più forti. Lei arrossisce e sente il viso avvampare. Comincia a stringere la matita nel pugno e a tamburellare con il piede il pavimento.

"Mi scusi, ero distratta", dice.

"Questo l'avevo capito, grazie per la conferma Guerra. Ora", dice spostando lo sguardo sulla pagina del libro, "Potresti fare la cortesia alla classe di continuare a leggere da dove ci siamo interrotti?"

Benedetta guarda le righe scritte ma non sa da dove riprendere. Passano alcuni secondi durante i quali si chiede se la prof provi una qualche forma di sadica soddisfazione nel metterla a disagio. Se era distratta è chiaro che non ha la più pallida idea di dove sono arrivati a leggere, quindi perché non tagliamo la testa al toro e le dice da dove continuare?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 10, 2016 ⏰

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