/capitolo 27/

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Sophie's pov
Mr White si diresse verso le guardie. Stavano parlando piano e noi eravamo troppo distanti e nascosti per capire cosa stavano dicendo.
Ad un certo punto se ne andarono e noi avevamo via libera.
"Vai, vai, vai." Lorenzo mi incitó a correre e mi prese la mano per strascinarmi con lui.
Iniziai a correre verso il portone di ferro, misi la chiave che ci aveva dato Mr White nella serratura e girai velocemente.
"Hei ma voi siete pazienti!"
Una voce maschile alle nostre spalle ci fece girare, lasciando la porta aperta.
Hoxen ci guardava spaventato, corse via probabilmente a chiamare le guardie.
"Corri, Sophie!" Iniziai a correre fuori e quello che vidi mi spiazzò, lasciandomi immobile ancora all'interno del manicomio. Avevo paura, paura di toccare quella terra ricoperta di fili verdi, paura di essere riscaldata dal sole, paura di morire una volta uscita dall'edificio. Guardavo la mia ombra riflettersi per terra pensando a come far muovere le mie gambe.
"Sophie! Corri, vieni via!"
Lorenzo mi tese la mano ma ero come ipnotizzata dal mondo esterno, ora volevo tornare dentro rifugiarmi nella mia stanza e nascondermi. Sentii dei passi pesanti dietro di me, le guardie.
Lorenzo mi afferrò il polso e mi trascinò via, ma le gambe non si muovevano.
"Fermi!"
Delle mani ruvide mi presero per i fianchi ed iniziai ad urlare e a calciare. Cercavo di liberarmi ma niente. Vidi Hoxen all'entrata sorridere. Ma, aspetta, ero fuori... Ero all'esterno del manicomio!
Un istinto che non sapevo neanche di avere mi impose di prendere la pistola della guardia che mi aveva afferrato.
Gliela puntai contro e subito tutte le guardie caricarono le loro armi. L'uomo che mi aveva afferrato mi lasciò andare e indietreggiò con le mani alzate.
"Hai fatto un grosso sbaglio Sophie, potevi startene tranquilla per un mese in osservazione, lontano da lui. Ma invece... Oh, e te Lorenzo... Mi fai solo che pena. Credi di avere il suo controllo, di proteggerla ma a me non sembra. Tu non sei nessuno e se non ci credi... Te lo chiedo. Chi sei te?"
"Lascialo stare!" Puntai l'arma verso la testa del direttore e mi avvicinai di un passo. Il cuore batteva all'impazzata, Lorenzo rimase spiazzato dalla domanda di Hoxen e alcune lacrime avevano intenzione di uscire. Ma si fece forza, si avvicinò a me anche se era circondato dalle guardie.
"Io sono un ragazzo nato a Torino, ma che si è trasferito a Milano. Sono un ragazzo che ama i videogiochi, con dei genitori a cui è stato detto che ero morto, anche se non è vero. Sono un ragazzo che aveva una vita normale, ma da quando ho incontrato te...no. Sono un ragazzo che ama questa ragazza..." Mi abbracciò da dietro appoggiando il mento alla mia spalla, sorrisi ma tenevo sempre puntata la pistola contro il direttore.
"...sono un ragazzo normale che vuole sorridere e al quale è stata sottratta la libertà. Ma sono un ragazzo che da adesso in poi sarà libero, per sempre... Io sono Lorenzo Ostuni. Tu, piuttosto, chi sei? Sei solo uno stronzo psicopatico che rinchiude le persone. Persone che non hanno fatto niente di male, ma che sono portate a farlo... A CAUSA TUA!"
L'espressione sul viso di Hoxen si trasformò in vera paura. I suoi occhi sgranati fecero abbassare gli angoli della bocca. Ci avvicinammo a lui e ad ogni passo che facevamo noi, ne faceva uno lui indietreggiando. Le guardie ci puntavano i fucili e le pistole contro me non me ne importava molto.
"State fermi!" Una guardia ci divise dalla nostra vittima con un fucile, ma nello stesso momento Hoxen scappò.
Abbassai la pistola e iniziai a correre verso di lui. Gli uomini in divisa blu scuro cercarono di afferrarmi ma non ci riuscirono, e allora iniziarono a sparare.
Rientrai nel manicomio dimenticandomi dell'aria fresca che stavo respirando.
"Sophie, no! Scappiamo corriamo via!" Lorenzo cercò di afferrarmi per un lembo della maglia cercando di salvarmi dai proiettili.
Ma era troppo tardi. Mi accanii contro il direttore ma prima che potessi far qualcosa un uomo in divisa mi tolse di mano la pistola e  altri due mi portarono via con forza. Iniziai a sbraitare ma non volevano mollarmi. Rivolsi uno sguardo triste a Lorenzo e vidi che lo stavo portando via. Una guardia lo colpì alla testa con il calcio del fucile, ma lui non mollava, lui era forte.
"LORE! NO!" Iniziai a piangere.
Perché non ero corsa via già prima?
Le lacrime scendevano a fiumi. Le nostre urla attirarono quasi tutto il manicomio, che invase la zona d'entrata. Hoxen era chiuso in un cerchio di pazienti che volevano vedere cosa stava succedendo a me e a Lorenzo.
"SOPHIE!"
Si liberò dalla presa delle guardie e mi corse incontro. Iniziarono a sparare ma una ragazza coi boccoli castani saltò addosso all'uomo che stava per colpire ed uccidere Lore. Si sentì uno sparo, secco, poi nulla. Hoxen teneva in mano la pistola ancora calda dal colpo appena sparato. Il corpo della ragazza si stese a terra, senza forze. Dal petto usciva troppo sangue.
"CHIARA!" Mi acasciai accanto a lei, mentre le lacrime uscivano dai miei occhi, ormai stanchi di vedere la morte.
"Avevo detto che la vittima di Hoxen ero io..." Le sue ultime parole fecero spalancare gli occhi di entrambi. Lorenzo non le aveva creduto, ma io si.
Si sentì una leggera risata sollevarsi dietro di me, probabilmente quella di Hoxen.

Psycho//LorenzoOstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora