/capitolo 31/

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Lorenzo's pov
"Hei tu, ho qualcosa per te."
Mi avvicinai alla guardia che ci controllava da prima. Presi il borsone scuro e glielo buttai davanti.
"Cos'è?" Puntò il fucile contro di me per poi aprire delicatamente la cerniera, rivelando un milione di euro.
"Ti prego, lasciala libera... Non ha fatto niente di male è stato un malinteso. Prendili tutti, ma per favore lasciala libera. È da quattro anni che non esce fuori tra manicomio e prigione. Lei è sana perché anche io ero al manicomio con lei... E io non sono malato."
Mi guardò dubbioso e richiuse la cerniera. Sudavo freddo e mi torturavo le labbra togliendo piccole pellicine.
"Vedrò cosa fare..."
Portò il borsone dentro ad un ufficio lasciandomi solo davanti all'entrata mentre gli occhi azzurri di Sophie osservavano la scena impauriti.
Ritornò fuori con l'arma abbassata, senza borsone.
"Cercherò di preparare le carte per rilasciarla... Ma se verrà di nuovo qui, non la rilasceremo più."
Iniziai a piangere e a sorridere, mille emozioni belle vorticavano nel mio petto, facendo perdere colpi al cuore.
Guardai Sophie, i suoi occhi erano arrossati dal pianto, il suo sorriso riempiva quel viso stanco, la cornetta era appoggiata alla mensolina e lo sgabello era a terra, probabilmente l'aveva lanciato per mettersi in piedi.
Corsi verso di lei e presi il telefono, lei pure.
"Sophie... Verrai via con me, questa volta per sempre..."
"Promettimelo..."
Appoggiò una mano al vetro ed io anche, facendo combaciare le mie dita con le sue.
"Te lo prometto..."
Appoggiai la fronte al pannello e iniziai a singhiozzare più forte.
"Il tempo delle visite è finito."
La guardia mi richiamò per andare via e si avvicinò a me.
"Tranquillo, per domani è fuori, vieni a prenderla alle tre di pomeriggio. Ci sarò io."
Appoggiò una mano sulla mia spalla e mi accompagnò alla porta.
Uscii felice e mi avviai verso la mia macchina. Avevo appena preso la patente ma ero bravo, io e la mia toyota bianca avevamo percorso già centinai di chilometri per ritrovarla.
Ritornai nel mio piccolo appartamento nel centro di Milano. Era un palazzo di tre piani ed io ero all'ultimo.
Entrai aprendo il portone di casa con la piccola chiave argentata. Le pareti bianche erano piene di giornali che descrivevano la chiusura del manicomio dove andavamo io e Sophie, l'uccisione di Hoxen e l'arresto della ragazza.
Buttai il giubbotto sul piccolo divano grigio posto davanti alla tv, contornata da mensole bianche e quasi vuote.
Andai a sedermi sulla sedia girevole davanti alla scrivania nel piccolo salotto, collegato direttamente alla cucina.
Il computer era ancora acceso e le pagine di ricerca aperte. Era da quasi un anno che cercavo di ricordare i nomi dei miei genitori e quelli che sembravano giusti li scrivevo su Google, in cerca di qualche immagine o articolo, ma ancora non avevo trovato niente.
Era già tardo pomeriggio, e come al solito mi dimentavo di mangiare o di dormire la sera.
Ordinai una pizza ai peperoni e nel mentre che la aspettavo, decisi di farmi una doccia veloce.
Sotto l'acqua calda ripensai al volto di Sophie, alle sue lacrime e a quando se n'era andata lasciandomi con ancora il telefono in mano. Se era ancora arrabbiata con me, non la biasimavo . Non mi ero fatto vedere per due anni, ma la verità è che non sapevo in che prigione era stata rinchiusa, e ho passato mesi per trovarla. Ma un altro motivo era che non mi sentivo pronto per vederla. Non so il vero senso di questo, ma avevo come paura di incontrare un'altra persona, che non mi amava più.
Mangiai la pizza e andai a dormire subito dopo.
Quando mi addormentai, il viso di una bambina si impossessò della mia mente.
Era la stessa bambina che avevo sognato anni fa.
Gli stessi capelli neri le incornicivano alla perfezione il viso candido, decorato con dei bellissimi occhi azzurri. Anche la donna a cui teneva la mano era la stessa che avevo sognato tempo fa. Mora e con la pelle bianchissima come la bambina.
Sorridevano entrambe e andavano incontro ad un bambino. Io.

"Ciao!"
Abbassai lo sguardo. Una donna con dei piccoli occhiali rettangolari mi raggiunse, prendendomi la mano.
"Prego, entrate in casa nostra. Ci presenteremo nel portico."
La donna accompagnò tutti e tre nel giardino di casa mia. Ci sedemmo ad un tavolo di legno scuro, dove un uomo con gli occhiali leggeva un giornale.
"Dai, piccolo, presentati su."
La donna mi invitò a presentarmi, ma ero troppo timido sotto il sorriso ella bambina.
"C-ciao io mi-mi chiamo Lorenzo... Te?"
"Io sono Sophie."

Mi misi seduto di scatto. Non poteva essere la mia Sophie. Eppure a ricordare meglio quella bambina le assomigliava.
Stavo ricordando veramente dei fatti accaduti molti anni fa?
Quei volti, dei miei presunti genitori, erano così familiari che iniziai a credere che tutto questo era vero. La cosa che mi faceva spaventare di più era quella piccola bambina con i capelli neri. Non c'era un apparente motivo per questa paura, ce l'avevo e basta.
Ritornai a dormire, anche se con molta difficoltà.


Hi guys! 

Allora, mancano solo  4 capitoli alla fine e non so se finire la storia in questo modo (vedrete quando pubblico l'ultimo capitolo) o se fare un sequel che non era nei miei piani ma siccome cambio idea ogni due secondi... beh ho rivalutato questa idea. 

N n ci posso neancora credere che siamo arrivati quasi alla fine della di Psycho.  E vi ringrazio, inoltre, del traguardo che abbiamo raggiunto 2,8k. Io non ci credo, grazie di cuore per tutto il sostegno che mi date schiacciando quella stellina o scrivendo un commento. 

Spero la storia continui a piacervi e basta non so cosa dire. 

Bye Bye!

Psycho//LorenzoOstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora