Capitolo 1

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È il grande giorno.
Sono appena le 6:07 del mattino, ma sono già in ritardo.
Trasferirmi sarà dura, molto dura. Cambiare vita, cambiare casa, non rivedere più i miei amici, andare in un altro liceo...solo al pensiero mi vengono i brividi.
Riguardo l'orologio: tra circa due ore e mezza sarò già nella mia nuova casa, a Modena e so che sta arrivando uno dei momenti peggiori che mi aspettano da qui fino alla fine di questa giornata: salutare una volta per tutte casa mia.
Seguita dai miei genitori, chiudo la porta, convincendomi che riuscirò a farmi nuove amicizie e chissà, magari la vita là sarà migliore.
Salgo in macchina, sul sedile posteriore, ma non faccio in tempo a sedermi che mi addormento. Meglio così, almeno fermo i pensieri che continuano a vagare nella mente.

"Tesoro svegliati, siamo arrivati."-sento dire da mia mamma, mentre mi accarezza il viso. Mi stropiccio gli occhi e vedo la mia nuova casa: è a due piani ed ha un giardinetto sul davanti, sembra accogliente.
Sono ancora perplessa sul fatto di abitare con un coinquilino; so che è figlio di una cara amica di mia mamma, ma comunque sia non lo conosco bene, non l'ho nemmeno mai visto. So solo che fa parte di un duo. Non mi fido per nulla, ma d'altronde è l'unica persona che avrebbe potuto ospitarmi: tutti i miei parenti sono in Australia, poiché entrambi i miei genitori sono australiani trapiantati a Milano, come la mamma di Benjamin, il mio coinquilino, lei però a Modena.
Faccio un lento e lungo sospiro, dopodiché prendo dal bagagliaio le valige.
Ed ecco che arriva il momento peggiore: salutare i miei.
"Mi raccomando Bonnie, fai la brava, studia e tieniti sempre in contatto, te ne prego."-mia mamma mi lascia un bacio sulla guancia, seguita subito da mio padre.
"Non state in pensiero, starò bene qui con Benjamin, dopotutto voi lo conoscete bene, sapete che vi potete fidare di lui....starò qui sino a che non sarete tornati dall'America..."
Eh già, mio padre ha trovato lavoro a Seattle e così, non so per quale motivo, hanno pensato che trasferirsi in America potesse essere un trauma per una ragazza timida come me. Sarò anche timida, ma di amici ne avevo tanti a Milano.
"Ti vogliamo bene!"
"Ve ne voglio tanto anche io!"-li abbraccio per l'ultima volta, prendo le valige e mi dirigo alla porta d'ingresso non appena sento la macchina partire dietro di me.
Suono il campanello. Niente. Riprovo. Nulla ancora. Mi scosto dalla porta per cercare di vedere qualcosa attraverso le finestre ed il risultato è quello di vedere il ragazzo sdraiato sul letto con le cuffie della Beats appoggiate sulle orecchie. Anche io ho quelle cuffie e so per certo che se per caso dovesse avere la musica al massimo volume, come penso ce l'abbia, non sentirà nessun campanello. Provo a sbracciarmi e gesticolare chissà che mi veda dalla finestra, ma il risultato è il medesimo di pochi istanti fa. Cerco il suo numero nella rubrica, ma ricordo di non averlo segnato. Merda. Chiamo mia mamma e me lo faccio dare e non appena aggiungo il contatto, lo chiamo.
"Pronto?"-sento dire dall'altra parte del telefono.
"Ehm ciao Benjamin, sono Bonnie, la figlia dell'amica di tua mamma, insomma quella con cui vivrai da oggi fino a non so quando..."
"Ah sì, comunque ti è permesso citofonare."
"In realtà..."-non faccio in tempo a rispondergli e a spiegargli che mi mette giù. Che simpatico, veramente non poteva capitarmi ragazzo migliore.
Apre la porta e accenna un saluto, squadrandomi dalla testa ai piedi. Non devo essere proprio un bel vedere, considerando l'outfit: pantaloni della tuta grigia e una semplice maglietta bianca, d'altronde stamattina non avevo voglia di vestirmi come si deve.
"Entra pure."
"Ehm sì, grazie."
"La tua stanza è al piano di sopra, appena sali le scale subito a destra. Di fronte invece c'è la mia, di fianco al bagno."
Mi guardo intorno e cerco di fare mente locale.
"Qua c'è la cucina, mentre qua c'è il salotto."-spiega il ragazzo, vedendomi persa.
"Ok, senti vado di sopra ad incominciare a mettere a posto la roba se non è un problema."
Lui senza dire nulla prende le valige e le porta direttamente al piano superiore.
Lo raggiungo e lo ringrazio, ma ancora una volta non mi degna. Rimango totalmente perplessa dal suo modo di fare.
Cerco di non pensarci troppo e decido di iniziare dalla valigia dei vestiti, lasciando per ultimo il borsone con le cose di scuola e i vari oggetti che mi sono portata da casa.

Tra il sistemare e il tempo che passa, la fame arriva, così scendo per prepararmi qualcosa da mangiare, aspettandomi che anche Benji voglia qualcosa. Entro in sala e non c'è nessuno, così come in cucina. Decido comunque di prendere una pentola e della pasta, qualcosa dovrò pur mangiare.
Tutto a un tratto sento la porta aprirsi.
"Finalmente, dov'eri?"
Nessuna risposta. Forse sono stata un po' indiscreta. Esco dalla cucina e vado al piano di sopra, ma l'unica cosa che riesco ad ottenere da lui è una porta in faccia. Fantastico.

Il pomeriggio passa normalmente, mi rifugio in camera ad ascoltare la musica, mentre Benjamin suona la chitarra. Ognuno dei due per conto proprio.
Tolgo le cuffie, mi sembra che abbia bussato alla porta.
"Avanti!"-dico.
"Senti io oggi vado ad una festa, se vuoi venire vieni, sennò stattene pure in casa, così non dovrò farti da babysitter tutta la sera."- noto che il ragazzo ha il potere di investirti con le parole.
"Allora?!"-aggiunge frettolosamente.
"Io in realtà sarei voluta venire, ma se sono di troppo no."
"Senti vieni e basta, mettiti qualcosa addosso che tra poco usciamo, andiamo a mangiare con dei miei amici."
Ok. Sono in questa casa da nemmeno dodici ore e sono già satura.
Prendo il primo vestitino che mi sembra, per lo meno, adatto all'occasione. È carino: nero, con del pizzo sulle maniche e corto fino a metà coscia. Dato che siamo alla fine di marzo, opto per delle collant color nudo, infilo le mie All Star nere, metto un po' di mascara e rossetto nude, prendo un giubbotto di pelle e sono pronta.
Esco dalla stanza e mi ritrovo Benjamin di fronte a me, che mi aspetta. Wow, sta davvero bene con la camicia bianca e i jeans strappati neri.
Vedo che mi guarda, ma non mi dà la soddisfazione di commentare come sto vestita così.
"Ci hai messo tanto."-proferisce, freddo, gelido.
"Scusa..."-dico, abbassando lo sguardo.
"Non scusarti."-mi rimprovera pure perché mi scuso.
Usciamo di casa e per tutto il tragitto a piedi, sino in pizzeria, rimaniamo in silenzio.
Nell'esatto momento in cui entriamo nel ristorante vedo una tavolata di ragazzi che si volta verso di noi.
"Oh vedo che hai compagnia..."-sento dire da uno, mentre dà il cinque a Benji.
"Francesco, non iniziare, sei il solito cretino!"-risponde Benjamin.
"Ehi Fede..."-continua, rivolgendosi al ragazzo con il ciuffo più sul biondo.
"Ehi Benji...lei deve essere Bonnie, piacere io sono Fede, l'altro componente del duo!"-dice quest'ultimo. Mi porge la mano e io gliela stringo, presentandomi.
Finalmente uno che usa le buone maniere.

<Spazio autrice>
Ciao a tutti/e❤️ sono Diletta!
Spero davvero che questa FF vi possa piacere...se avete consigli non esitate a commentare😘 fatemi sapere se il primo capitolo vi è piaciuto e se c'è qualcosa che dovrebbe essere cambiato nei prossimi che scriverò😘

Prendimi per mano e tutto avrà sensoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora