27. Lasciati amare come meriti

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John

Mi avvio verso l'università nella luce fioca di un inverno che si prepara a finire. Ho fatto bene a venire a piedi, non mi farà male prendere un po' d'aria.

Ripenso a quello che mi ha detto Randy. Ha davvero una storia così complessa e triste alle spalle?!

Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di una ragazza madre che si droga fino a morire e di un'altra ragazza che sabota l'adozione della bambina.

Scuoto la testa e decido di non pensarci più almeno per un po'. Ma pensare all'esame mi fa agitare e subito mi viene in mente Ally.

Come ha potuto, dopo la serata di ieri e dopo aver dormito con me, rifiutarsi di accompagnarmi quando proprio ne avevo bisogno? E poi farsi vedere con un coglione di professore che se la tira e che ci prova con lei?!

La rabbia e la delusione mi invadono prepotentemente. Come può una ragazza avere così tanta influenza su di me! Come vorrei prenderla, chiuderla nella mia stanza ed essere sicuro che è solo mia e che non può scappare. Non mi riconosco più.

Arrivo davanti al cancello dell'università. Chi l'avrebbe mai detto, vedendomi qualche anno fa, che sarei riuscito ad entrare alla New York University.

Ed ora che ci sono mi sento quasi stanco. Stanco di studiare e fare esami a catena grazie ad una stupida borsa di studio per il football.

Magari ci sono ragazzi che meritano molto di più di me questa vita. Non gioco più a football da una vita e sento come di aver sfruttato i soldi della mia scuola e aver mollato. E presto sarò sbattuto fuori dalla squadra.

A volte penso che avrei fatto meglio a lavorare anzichè stare senza fare niente. Un senso di soffocamento mi schiaccia violentemente.

È insopportabile e tutta la storia con Randy, l'avvocato bastardo e mio padre non fa che peggiorare la situazione.

"John!", sento chiamarmi.

Mi guardo intorno: so a chi appartiene quella voce. Una mano che saluta attira la mia attenzione.

Ally sorridente mi saluta e si avvicina cone se niente fosse. Il mio cuore perde un battito.

"Ciao", dice una volta di fronte a me.

"Ehi", riesco a sillabare.

Sorride ancora, un cestino da pic-nic sotto un braccio.

"Cosa vuoi farci con quello?", domando distratto dal suo sorriso.

Cerco di fingermi arrabbiato ma non mi riesce bene.

"Pranzo, no? Mi accompagni?", sorride ancora.

Dio quant'è bella!

"Tu sei pazza", dico con un sorrisetto troppo compiaciuto.

Ha davvero organizzato qualcosa per me?! Ma sono ancora arrabbiato con lei, anzi direi infuriato.

Mentre andiamo verso il parcheggio Ally mi prende per mano. Mi irrigidisco. Non ricambio la stretta ma mi abbandono alla sua dolce presa.

Le lancio un'occhiata di nascosto e noto l'agitazione sul suo volto. Vorrei essere più sciolto e lasciarmi trasportare da quel bellissimo sorriso ma è più forte di me, non ci riesco. Non dopo stamattina.

Entriamo in macchina, sistema il cestino ai suoi piedi e si mette la cintura.

"Dove ti porto?", chiedo con freddezza.

Alza gli occhi al cielo infastidendomi. Dovrei essere io quello indispettito, non lei.

"Sono io a portarti da una parte, solo che guidi tu perchè io non ho la patente".

Ricordati di amarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora