29. Tutto più chiaro

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Ally

È ormai notte fonda quando rientriamo all'università. Mi pareva di aver capito che ci fossero delle regole sugli orari ma è la seconda volta che io e John facciamo ritardo e non abbiamo mai trovato nessuno all'ingresso ad aspettarci con a pugni stretti.

O forse ho parlato troppo in fretta.

"Ehi voi! Venite un po' qui", ci intima non appena parcheggiamo un uomo troppo snello e burbero per la sua età.

John impreca. Mi giro a controllare Noelle ma non è cambiato niente da quando siamo entrati in macchina: ha ancora lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi ricolmi di lacrime.

Non l'ho mai vista così. Non sono tanto le ferite esterne a farle male ma quelle interne, io posso capirla. Mi fa male il cuore a immaginare lei, un perfetto angelo innocente, a dover sopportare tutto quello che ho dovuto sopportare io.

Ma a me era diverso, ero io la causa dei miei problemi e ne sono consapevole. Lei non merita niente di tutto questo e ora che la vedi così vuota, abbattuta, depressa, vorrei patire io al posto suo ogni sofferenza ingiusta.

Scendiamo e ci dirigiamo verso l'uomo che si sta avvicinando a noi puntandoci una torcia in faccia. John sembra scocciato, o forse è preoccupato. Non lo so.

Da quando ce ne siamo andati dall'ospedale non ha fatto altro che bombardare Noelle di domande e imprecare a bassa voce.

"Sapete che sono le tre di notte vero? E che nel campus si può entrare solo fino a mezzanotte durante la settimana?", domanda rivolgendoci sguardi di rimprovero.

Mi faccio piccola piccola e abbasso lo sguardo dietro a John che, sicuro, lo affronta.

"La vede questa ragazza?- fa cenno a Noelle- ecco, forse non le piacerà sapere che è appena uscita dall'ospedale e non può di certo scusarsi per questo".

Noelle sussulta alle parole schiette di John.

"Cos'è successo, ragazza?", chiede, suppongo, il guardiano rivolgendo tutta la sua attenzione sulla mia amica che è vicino a me.

John si mette prontamente tra noi e il signore.

"Non è importante, stia tranquillo. Ora può scegliere di farla entrare e farla riposare un po' nel suo comodo letto e magari lasciare qui fuori noi due, c'è posto in macchina per noi. O può lasciare che passi una notte qui fuori stremata com'è".

John ha colpito nel segno, il guardiano si gratta il capo in difficoltà ma poi si sposta e ci fa cenno di muoverci.

"Ma che non succeda mai più", ci ammonisce ancora.

John annuisce e ci accompagna nel nostro dormitorio.

"Noelle, ora tu va a letto e riposati. Non pensare a niente, domani è un altro giorno, ne parleremo poi. D'accordo?", fa John rivolgendo un caldo sorriso di incoraggiamento alla mia amica.

Ma non può mentire a me, è tutt'tro che tranquillo e il suo sorriso tutt'tro che vero.

"Grazie davvero, John", mormora Noelle. Sembra stia per dire qualcos'altro ma poi abbassa la testa sconfitta ed entra in camera.

John sospira frustrato e si appoggia al muro. Chiude un attimo gli occhi come per calmarsi ma subito li riapre e non sembra affatto tranquillo. Leggo nei suoi occhi la preoccupazione.

"Cosa c'è, John?", chiedo in un sussurro.

Oggi è stata un giornata meravigliosa. Gli ho fatto quella sorpresa, abbiamo fatto il giro in barca, mi ha confidato una parte della sua vita e ora forse ho rovinato tutto.

Ricordati di amarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora