4. Notti incancellabili

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"Ehi Ally Morgan!", risponde una voce maschile un po' roca.

"Chi parla?", chiedo quasi sussurrando per non svegliare la ragazza nel letto accanto al mio.

Questa voce mi è famigliare ma non ho la minima idea di chi sia.

D'un tratto un flash.

John!

"Oh andiamo! Sai benissimo chi sono, aprimi per favore". Lo immagino alle prese con uno di quei sorrisetti maliziosi.

"John?! Cosa diavolo stai dicendo? Sono le quattro di mattina!". Avrei tante cose da chiedergli ma le parole non mi escono di bocca.

Come diamine ha fatto a procurarsi il mio numero? E cosa ci fa dietro la mia porta?

"Se mi aprissi la porta sarebbe più facile spiegarti", dice con tono tranquillo.

Mi ha fatto passare il sonno e poi voglio davvero sapere cosa vuole da me a quest'ora.

Riaggancio.

In fondo semmai fosse successo qualcosa mi trovavo in un dormitorio con altre ragazze, mi sarebbe bastato urlare.

Mi alzo dal letto e prima di aprire la porta ricordo di essere in pigiama ma non mi importa più di tanto.

In fondo mi vedrà solo John e non mi preoccupo di certo di cosa potrebbe pensare.

Insosso le scarpe da ginnastica, faccio un respiro profondo e apro la porta.

John è appoggiato al muro di fronte la mia porta; è intendo a battere le dita sullo schermo del telefono.

Quando sente la mia porta aprirsi alza lo sguardo e mi sorride.

In quel momento, grazie a quel sorriso, capisco che non ho sbagliato ad accettare di incontrarlo.

Mi chiudo la porta alle spalle e mentre si avvicina ripenso in pochi istanti ciò che sta succedendo.

Sono con un ragazzo quasi sconosciuto nel corridoio di un dormitorio alle quattro di mattina ed entrambi in tenuta da notte.

Sento lo stomaco in subbuglio.

"Ciao", dice John che mi ha ormai raggiunto, e mi posa un bacio sulla guancia.

Rabbrividisco al contatto.

Oh mio Dio! E tutta quella confidenza?! Non sono abituata a quel contatto con la gente.

John, che ha notato la mia espressione incredula, sorride e dice:

"Mi sembrava un modo carino per salutarti". Sembra quasi volesse scusarsi.

"Ehm si, beh lo è, solo che...", inizio a biascicare.

"Solo che non ti aspettavi nulla di tutto questo- completa lui la mia frase, poi continua- che ne dici se ci facciamo una passeggiata nel cortile? Siamo entrambi in pigiama ma le scarpe le abbiamo". Sorride affettuosamente.

"Si, credo possa andare bene", rispondo ancora agitata.

Poi ci incamminiamo verso la porta.

Rimaniamo zitti finchè non ci ritroviamo fuori dal campus.

È un silenzio tranquillo, pieno di parole non dette e perdute per sempre.

Fuori ci siamo solo noi, illuminati dai lampioni dell'università e dalla luna piena.

"Studierò lettere", dico io per rompere il ghiaccio, in risposta alla domanda di stamattina.

"L'avevo capito", dice con voce bassa e tranquilla.

Ricordati di amarmiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora