Capitolo 11

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"Mi dispiace, non avevo idea che tu fossi qui."

"Non devi scusarti" rispose lei imbarazzata, continuando a cercare di coprirsi. "Questa è casa tua."

" Anche così..." S' interruppe. "Volevo scusarmi comunque per ciò che è accaduto ieri sera."

" Senti...per favore" lo interruppe lei disperata. "Non ce n'è bisogno, non so cosa mi sia preso. Di solito io non..." Emma esitò.

Non voleva tradurre in parole quello che era accaduto tra loro, né avere una conversazione così imbarazzante, mentre era lì di fronte a lui,  nuda.

"Comunque" continuò lei, abbassando lo sguardo, "è tutto passato. Dimenticato."

"Devo assentarmi per affari un paio di giorni, partirò questo pomeriggio. Pensi che ti troverai bene qui con Granny?"

Le sue parole così indifferenti la colpirono, facendola quasi sussultare per il dolore, un dolore inaspettato.

"Naturalmente. Non sono una bambina e non ho bisogno che tu rimanga a badare a me."

Killian la guardò sarcastico. "No?"

"No!"

"Stanotte non sembrava..."

Emma trasalì. Non pensava che si fosse accorto che l'aveva visto e sentito accarezzarla, la sera prima, nella sua camera.

"Questo non è leale! Non ti ho chiesto io di..." s' interruppe, rendendosi improvvisamente conto che si era dimenticata di coprirsi ed ora era lì di fronte a lui senza un fazzoletto addosso, con le mani sui fianchi.

Passandole accanto, il ragazzo aprì una porta e riapparve un momento dopo con due teli, se ne posò uno al collo e le porse l'altro.

Nuda, ferita e umiliata, in quel momento Emma avrebbe accettato aiuto da Satana stesso che da Killian Jones.

Cercando disperatamente di sembrare a proprio agio, raddrizzò le spalle e lo guardò fulminandolo.

"Puoi dire a Granny che non rimarrò, così non le toccherà fare da babysitter in tua assenza."

Questo gli cancellò quel sorriso ironico e soddisfatto dalla faccia e mandò in frantumi tutti i suoi piani.

"Dove pensi di andare?"

"Troverò qualche posto a Firenze."

"È agosto, tutti gli hotel sono pieni di turisti " rispose lui, stranamente molto serio.

"Allora dovrò pensare a un altra soluzione."

Gettandogli un'ultima altezzosa occhiata, lei si voltò e lentamente rientrò.

Erano solo sette o otto passi, ma sembravano chilometri, era come camminare sui coltelli.

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Per tutto il tragitto verso casa, Killian si maledì, aveva mandato tutto al diavolo.

La verità era che non riusciva a sfogare la propria rabbia per il fatto che la desiderava da morire e ora aveva rovinato tutto.

La villa era fresca e buia dopo la luce del sole di mezzogiorno e ai suoi occhi occorse un momento per abituarsi.

Nel corridoio si sentiva la voce di Granny, con il tono formale che adottava sempre al telefono. Un minuto dopo lo raggiunse di corsa.

"Oh signor Killian, meno male..."

Sembrava agitata. Posandole una mano rassicurante sulla spalla, le parlò con calma.

Until I met youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora