Luce e le suo nuove compagne, uscirono dalla classe cantando.
Non smettevano, neanche un istante.
Se fosse successo in una scuola normale, le avrebbero già espulse.
In quelle mura invece, potevano farlo liberamente.
Nessuno le avrebbe viste in malo modo.
Tutti in quella scuola cantavano.
Presto sarebbero iniziate le verifiche d'ingresso.
Niente più equazioni o problemi di geometria da risolvere, bensì prove di recitazione."Ragazze, ma ci pensate? Reciteremo delle scene di un musical vero!"
Disse gridando la mora delle Gemelline santori.
"Ve lo dico da subito, niente storie.
Io mi occuperò della coreografia". Aggiunse subito la sorella bionda.
"Sarà una bella esperienza! Non credi Luce?" le domandò Nora.
"Luce, ma mi stai ascoltando? Ti ho fatto una domanda?"
Luce era persa. Antony stava per andarsene e lei non voleva
farsi sfuggire l'occasione per scambiarci qualche altra parola.
"Scusate ragazze. Non mi sento molto bene. Vado a casa. Ci vediamo domani." Rispose loro.
"Ma come? Non vieni con noi a fare una passeggiata?". Esclamarono all'unisono le gemelle.
"Lasciatela andare." Disse Nora.
Luce si girò un instante verso di lei e le fece un occhiolino.
Lei aveva già capito. Non aveva bisogno di tante spiegazioni.
Una vera amica, lo capisce quando è il momento di lasciar scorrere le cose.
Si conoscevano da poco, ma Nora era in gamba.
Era cresciuta più in fretta rispetto alle altre adolescenti. Si percepiva che era navigata.
Una ragazza che per i suoi anni, ne aveva di storie alle spalle da raccontare.
Avere i genitori di nazionalità spagnola, può aiutarti ad avere una mente più aperta.
Era questo che spinse Luce a fidarsi di lei.Nel frattempo Sbembo, era quasi arrivato alla metro.
Fortunatamente Luce riuscì a raggiungerlo.
Provò a chiamarlo, ma non riusciva a sentirla.
Aveva le cuffie alle orecchie.
Di solito indossiamo le cuffie, quando abbiamo bisogno di entrare in contatto con noi stessi. Ci immergiamo in un mondo parallelo. Non possiamo ascoltare quello che succede attorno a noi. Forse perché non vogliamo ascoltarlo. Scappiamo dai suoni dei clacson che fanno troppo rumore o dai no categorici dei padri di famiglia difronte al camioncino delle caramelle.
Spesso abbiamo bisogno di un mondo senza parole, fatto solo di d'immagini.
Era forse difficile per Luce da comprendere, dato che lei non stava mai zitta.
Alla fine riuscì a catturare la sua attenzione.
Gli tolse le cuffie dalle orecchie, un po' come di solito fanno i bimbi dispettosi e gli domandò: " Che musica stai ascoltando? "
Sbembo non sapeva se essere sorpreso o infastidito.
"Ma tu fai sempre così te? Lo sai che è da maleducati invadere gli spazi altrui?"
"Scusami. Hai ragione! Sono stata sgarbata. In realtà mi chiedevo se ti andava di accompagnarmi alla Mondadori? È appena uscita una raccolta dedicata a Mia Martini.
Gli chiese Luce.
"Veramente io stavo andando a casa". Le rispose Sbembo, dispiaciuto.
"Ah davvero! E dove abiti?"domandò incuriosita.
"Allora hai presente la selva oscura dove Dante smarrì la dritta via? Beh considera che io abito alla selva prima.
Si chiama Selva Candida.". Affermò Sbembo,autoironicamente.
"Ah, quindi sei anche un tipo spiritoso?Non finirai mai di sorprendermi, Antony Sbembo!" Esclamò divertita Luce.
"Se vuoi veramente che ti accompagni, devi decidere se chiamarmi in un modo o nell'altro.
"Ok. Sbembo è più simpatico. Perciò ti chiamerò così".E a pensarci bene era vero.
Antony nonostante fosse il suo vero nome, suonava troppo perfetto.
Troppo snob.
Sbembo invece era adatto a lui.
Lui che invece era tenero, molto dolce e soprattutto carino.
Più Luce era a contatto con lui, più si rendeva conto di quanto fosse carino.
Nonostante fosse cicciotto, aveva un viso meraviglioso.
Aveva dei lineamenti troppo perfetti per essere un ragazzo.
Per non parlare dei suoi modi così garbati e delicati,delle volte anche un pò troppo strani.
E poi quando sorrideva, sembrava come se attorno a Luce, non c'èra nient'altro.
Non era stato un vero e proprio colpo di fulmine.
Luce in questo non ci credeva. C'era qualcosa che la faceva andava oltre.
Era come, se fosse legata a lui da un filo sottilissimo, così sottile che nessuno poteva vederlo.
Sembrava quasi invisibile. Lei era in grado di leggere i suoi sentimenti.
Non solo dagli occhi, come era abituata a fare, ma dalle vibrazioni che emanava il suo cuore.
Non era amore quello,ma una forte alchimia che teneva legati due giovani dalla stessa passione.
Una complicità nata troppo in fretta per essere decifrata.
Come è possibile sentire la sofferenza di una persona se ancora non la si conosce bene?
Beh a Luce è accaduto proprio questo.
Il cuore di lui era in lacrime e lei riusciva a sentirlo.Ormai erano ore che passeggiavano per Piazza del Popolo.
Entrambi preferivano la pizza al gelato.
Entrambi non andavano mai al mare, ma lo amavano di sera e d'inverno.
Nel panino lei preferiva il prosciutto crudo che lui sapeva riconoscere solo dal colore scuro. Sbembo adorava il salame.
Entrambi ritenevano, che l'idea di creare un programma come il Grande Fratello era geniale.
Infatti per loro, oltre ad essere
un vero e proprio compagno per chi soffriva d'insonnia, era utile per comprendere meglio la società di oggi.
Credevano anche nella magia.
Lei si definiva la regina della notte e compagna delle stelle, lui invece il Dio dell'Acqua.
Sbembo sosteneva che quando era arrabbiato, riusciva a mandare giù tremendi acquazzoni.
"E all'amore ci credi?". Luce era così curiosa di conoscere la sua risposta.
"A quello vero,si, ma non è facile da trovare. A mio parere la manifestazione più grande d'amore è nel Titanic.
Lì si vede proprio il trionfo dell'amore che vince anche sulla morte.
Peccato che stiamo parlando soltanto di un film." Rispose Sbembo.
"Un film meraviglioso.
Il mio preferito. L'unico in assoluto che riguarderei 50 senza stancarmi.
Ogni volta che lo trasmettono, piango in continuazione.
Aggiunse Luce, quasi commossa.
"My heart will go on è la colonna sonora della mia vita. È da lì che ho iniziato a cantare. Devo molto a questo film. Pensandoci bene , io non sono portato per l'amore. Io non posso del tutto amare, né tantomeno sentirmi amato. L'unica cosa che so di amare è la musica, perché so che non potrò mai possederla.
Dunque se non la possiedo, lei non è mia completamente,.
La musica non può tradirmi, come mi tradirebbe una donna.
Io sono abituato a vedere gli altri che si amano. Ho pensato a come potrei sentirmi, sapendo di stare con qualcuno che mi vuole realemente bene.
Ci sono state anche, situazioni in cui potevo provarci, ma ho avuto fatica nel lasciarmi andare.
Non me la sono sentita.
La maggior parte delle persone, dicono che il giorno che troverò la persona giusta, sarà diverso. Io non ci credo.
Sono troppo strano. Preferisco di gran lunga l'amicizia, anche se trovare un amico è ancora più difficile.
Amici maschi non ne ho mai avuti.
Non hanno mai apprezzato la mia sensibilità. Credevano fossi gay.
Ho avuto tante amiche femmine, ma sempre con un secondo fine.
Nonostante questo,sono rimasto ugualmente legato a loro.
Credo che questo però, vale solo per me.
Non credo che quando tornano a casa,mi pensano.
Hanno così tante cose a cui pensare .Quando io credo che indipendentemente dall'affetto che provi verso un altra persona,il pensiero conta più di tutto. Io penso molto."
Concluse così il suo breve monologo.Luce era affascinata dalle sue parole.
Nessuno le aveva mai parlato in quel modo.
Nessuno prima d'ora le aveva fatto quei discorsi.
Doveva fare bella figura anche lei. Doveva dire anche lei, la sua sull'amore.
Ma nel momento in cui stava per emettere fiato, un taxi si accostò davanti a loro,catturando l'attenzione di molti.
"Si fermi un momento,per favore.".
Disse qualcuno da dentro la macchina.
Il taxista scese dalla macchina per aprire lo sportello alla persona che gli aveva detto di fermarsi.Chi c'era dentro a quella macchina? Una celebrità? Un qualche politico?
La regina d'Inghilterra in visita a Roma?Nessuno di questi personaggi.
Uscì da quella macchina una ragazza bellissima. Avrà avuto vent'anni.
I suoi capelli erano lunghi e piastrati perfettamente.
Gi occhi verdi luccicanti erano truccati con po' di mascara e un filo nero di matita
La sua borsa di Louis Vuitton non potevi, non farci caso. Era enorme.
Indossava un jeans bianco aderente, una camicetta blu a maniche lunghe con sopra un gillet di pelle abbinato agli stivali. Il tutto era di marca.
Lei era perfetta: splendida, raggiante, sicura, affascinante. Era diretta verso di loro.
Luce non l'aveva mai vista.
Invece Antony, la conosceva molto bene.
Infatti gli si avvicino, gli diede un bacio sulle labbra, esordendo così.
"Antony. Fratellino. Come stai? È
molto tempo che non ci vediamo.
Dimmi la verità, ti manco eh?
Da quando non ci sono più io, la casa è una desolazione non è vero?".Un bacio? Sulle labbra? Fratellino?Sua sorella?
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PROLOGO
RomansaAvere 17 anni, essere di Ostia, la parte balneare della Roma Antica, combattere per ottenere i propri sogni, provare l'emozione di un primo batticuore, conoscere nuove amicizie, trascurarne delle vecchie, è quello che succede di solito. Questa stori...