Diverso da chi?
Diverso dagli altri?
Diverso da lei?
In che senso diverso?
Chi può permettersi di definire la diversità?
Come si comporta un diverso?
E se quel ragazzo fosse semplicemente timido?
Ugualmente potremmo definirlo un diverso?
O meglio colui che suscita mistero, è un diverso? Mistero per chi poi?
Forse solo per Luce?
Eppure era diverso.Nessuno si era mai accorto di lui.
Nessuno lo aveva osservato con la giusta attenzione.
Era un tipo silenzioso e solitario, tenero a vederlo.
Sembrava un cucciolo sperduto, in una fossa di egocentrici spigliati.
Luce continuava a fissarlo, finché non
entrò il Professor Piolo."Allora ragazzi, oggi inizieremo a conoscerci.
Credo non ci sia modo migliore per rompere il ghiaccio, cantando il pezzo che più ci rappresenta.
Dunque iniziamo. Vediamo un po'. Vediamo. Vediamo."Il professore cercava lo sguardo di ciascuno.
Le prime a cantare furono le Gemelle Santori, due parioline dolcissime, seppure molto chic. Una bionda e l'altra mora.
Di sicuro se si fossero presentate ad un provino per veline, le avrebbero certamente prese.
Non erano male, neanche nel canto.
Subito dopo, fu il turno di Sergio.
Più che un cantante sembrava uno di quei palestrati usciti da Uomini e donne.
Cantava una canzone di Venditti.
Buono il controllo del diaframma, ma interpretazione molto simile all'originale.
Nonostante il suo accento Romano, riscosse ugualmente successo, soprattutto dal pubblico femminile.
Tutte al di fuori di Nora, ovviamente lei lo disprezzava.
"Montato, fanatico, scontato, non mi piace proprio. Non ha nulla di originale. E poi si crede troppo fico. Non andremo mai d'accordo." Confidò Nora a Luce."Signorina, lei che sta parlando, ci delizi con la sua voce. Venga, venga." Disse il professore con voce da rimprovero.
Nora si posizionò al centro, formato dal circolo degli studenti e iniziò a cantare.
Lei si che era brava.
Il pezzo che aveva scelto era Nobody's Wife di Anouk, un pezzo rock molto difficile.
Per alcuni fu fuori luogo per l'uscita finale: "Io non sarò mai la moglie di nessuno".
A lei però tutto si poteva concedere: era un artista.
Quelle piccole freddure, facevano parte della sua personalità.
Dopo di lei, si esibirono ancora: Conte, un giovane Rap dal sorriso rassicurante di Porta Furba, il piccolo Jo, un "tipetto" bassino dagli atteggiamenti femminili e Rebby.
Rebby era una cantante raffinata, un soprano leggero, con degli acuti spaventosi.
Luce era molto presa nell'ascoltare i suoi compagni. Non si perdeva nulla.
Era pronta ad imparare da ognuno di loro."Molto bene e adesso proseguiamo con te! Chi sei?"
Il professore si rivolse a lui.
A quel ragazzo che Luce definiva diverso.
Il ragazzo fece finta di non capire.
"Insomma, puoi parlare o hai problemi con la lingua?"gli chiese il professore con fare comico.
Ridevano tutti, a parte Luce,
perché lei sentiva l'imbarazzo di lui.
Il ragazzo finalmente alzò lo sguardo, si sistemò la camicia, con la paura che si accorgessero della sua pancia e rispose intimidito.
"Dice a me?"
"Certo, se il mio dito è puntato verso di te, con chi credi stia parlando? Forza! Dimmi chi sei e raggiungi il centro."
"Io sono Sbembo!"
Disse posizionandosi lì dove gli era stato chiesto.
"Sbembo? Che razza di nome è Sbembo?" Chiese il preside.
Nuovamente tutti ripresero a ridere e a fare del sarcasmo sul nome del loro compagno
Sempre tutti. Tutti tranne Luce.
"Sbembo è il mio cognome.
Io mi chiamo Antony. Antony Sbembo"
Ecco come si chiamava quel ragazzo.
Adesso Luce lo sapeva. In pochi, lo avrebbero chiamato per nome.
Sbembo era un soprannome perfetto per un tipo come lui.
Eppure non fu il suo nome, né il luogo da cui veniva, che colpì Luce.
Fu qualcosa di più personale, qualcosa di più profondo. La sua voce!
Quella voce le entrò nell'orecchio, come solo un picchio sa battere contro un albero.
Un timbro assolutamente rinoscibile.
Bello. Caldo. Dolce. Potente e un pò graffiato.
La sua interpretazione? Estremamente credibile. Autentica. Unica. Vera.
Era dettata dalla sua anima.
Quella stessa anima che Luce doveva capire, scoprire, conoscere.
Quando Antony cantava, un altro mondo si apriva davanti ai suoi occhi.
Un mondo lontano, eppure così simile a quello di Luce.
Lei doveva raggiungerlo assolutamente.
Ogni sua nota, ogni suo respiro, era per lei fonte di meraviglia, di stupore.
Era davvero qualcosa di così strano,
qualcosa che gli altri non avrebbero mai potuto avere, a differenza sua.
Perchè realmente, la sua anima cantava, ciò che il cuore era in grado di dettargli e solo durante questi momenti riusciva ad essere veramente sè stesso.
Una sicurezza e serenità che provava e trasmetteva solo quando cantava.
In questo Luce, era come lui.
Subito dopo, fu il suo turno.
Con grinta e purezza, tirò fuori il meglio di se.
Così attraverso il canto, il puro d'animo riconobbe colei che di "sesso opposto", la purezza figlia fece e stranamente, per la prima volta le sorrise.
Anche lui, si era accorto di lei.
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PROLOGO
RomanceAvere 17 anni, essere di Ostia, la parte balneare della Roma Antica, combattere per ottenere i propri sogni, provare l'emozione di un primo batticuore, conoscere nuove amicizie, trascurarne delle vecchie, è quello che succede di solito. Questa stori...