Ansia. Troppa ansia.
I suoi occhi, due piccoli fari, parlavano da soli.
Uscì dalla metro B della stazione Termini.
Fece pochissimi passi e giunse a destinazione.Chissà, cosa avrebbero pensato di lei, i suoi nuovi compagni di avventura?Solitamente non si era mai fatta troppi problemi, questa volta si invece.
Avrebbe avuto davanti a sé: persone simili a lei, con la stessa passione, la stessa determinazione, la stessa identica voglia d'imparare.Non doveva più cibarsi, i discorsi dei soliti sfigati di quartiere.
Non doveva più provare a spiegare, ai ragazzi con il doppio taglio e il "risvoltino", che esisteva dell'altro oltre la canna da fumare sotto il muretto di casa.
Ogni contesto però, ha i suoi pro e i suoi contro.Il mondo dello spettacolo è un circolo chiuso.
Se non si ha la stoffa, si rischia di cadere nel vortice.
Lo stesso vortice vortice in cui era caduta la sua cara Mimi.
Se il mondo di per sé è un grande circo, con i suoi domatori e le sue bestie feroci, disposte a tutto pur di uscire dalle loro gabbie, anche in un ambiente piccolo e ristretto, come quello di un Accademia, potevano abitare anime feline, determinate ad essere le migliori.Era esattamente lì, dove aveva sognato d'essere da sempre, in quella "Fabbrica di Sogni".
Insieme a lei, altri venti aspiranti artisti attendavano d'entrare.
Dal mucchio, si avvicinò a lei, una ragazza eccentrica.
Era vestita in modo strano ed aveva delle ciglia lunghissime.
Nessuno aveva mai avuto delle ciglia così lunghe e perfette.
Non erano, soltanto le ciglia, a catturare l'attenzione di Luce, ma i suoi capelli a caschetto rosso fuoco.
Con un accento spagnolo si presentò a Luce:
"Ehi ciao,piacere y so Eleonoire,ma tu puoi chiamarmi Nora, altrimenti mi offendo.
Sembri l'unica che si avvicina meglio, al mio ideale d'artista".
"Dici sul serio?Mi fa davvero piacere.
Lo avevo intuito da come mi guardavi, come dice sempre mia nonna, gli occhi sono lo specchio dell'anima."le rispose Luce sorridendo.
"Sei una sensitiva anche tu?"
Domandò Nora
"Si, ma non lo dire a nessuno".
A fine dialogo, le due scoppiarono in una sana e grossa risata. Una risata acuta, una risata aspirata, una risata sentita, un buon proposito per un inizio giornata.Luce insieme alla sua nuova amica, si era fatta riconoscere e già prima dell'inizio delle lezioni, era riuscita a conquistare più simpatie possibili.
Entrarono in sala musica, accompagnati dal Professor Piolo, il preside dell'accademia che esordì dicendo:
"Benvenuti a tutti quanti.
Se siete qui è perchè c'è qualcosa di folle e malinconico in voi, se c'è chi si definisce normale, può anche uscire subito da questa aula.
L'arte come la musica, è condivisione e voi siete qui per condividere il vostro essere, con il talento.
Da qui non usciranno semplici esecutori , ma artisti veri.
Persone che con sacrificio e dedizione saranno in grado di spogliarsi completamente di tutte le preoccupazioni che questa società d'oggi ci reca.
Perciò, spero che con queste mie parole, voi riusciate a tirare fuori il "peggio"di voi.
Il vero artista è colui che, una volta conosciute bene le regole, può stravolgerle a modo suo. Grazie. Ho finito."
Un uomo piuttosto paffuto,
con pochi capelli e molte contraddizioni per la testa.
Curioso, per essere il direttore di un'Accademia.
Sembrerebbe che da giovane, oltre ad avere avuto più capelli, sia stato un mostro a suonare la tromba e che abbia cominciato ad ingrassare dopo una forte delusione d'amore con la sua manager, scappata in Salento con la madre di lui.
Subito dopo il discorso bizzaro del Professor Piolo, cominciarono le lezioni.
Bisognava innanzitutto imparare a socializzare e a famigliarizzare l'uno con l'altro.
Luce in questo era straordinaria.
Eppure c'era qualcuno che le sfuggiva, aveva conosciuto tutti tranne un ragazzo.
Quel ragazzo era seduto in un angolo, in fondo alla sala, con le braccia conserte e lo sguardo a terra.
Ogni tanto si guardava intorno,
solo per vedere se qualcuno lo stesse osservando.
Sembrava avesse un leggero tic agli occhi.
Il suo atteggiamento, era di chiusura nei confronti del mondo.
Anche lui come Luce era un pò in carne, ma se agli occhi degli altri, poteva sembrare buffo e riservato,
lei lo riteneva un soggetto singolare e interessante.
Era per lei fonte di mistero.
Non si sarebbe mai messa con un ragazzo così, di quello ne era certa.
Era troppo introspettivo il suo modo di agire nei confronti della vita.
Di sicuro l'apparenza inganna, però lui era da Guinness dei Primati.
Ma lei non lo guardava con malizia,
lei lo guardava con curiosità e con una sorta di ammirazione.
In mezzo a tutti: lui era diverso.
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PROLOGO
RomanceAvere 17 anni, essere di Ostia, la parte balneare della Roma Antica, combattere per ottenere i propri sogni, provare l'emozione di un primo batticuore, conoscere nuove amicizie, trascurarne delle vecchie, è quello che succede di solito. Questa stori...