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Avevo pensieri strani, quel pomeriggio.
Io, Bob e Mikey eravamo all' ospedale, finalmente l' ambulanza era arrivata e aveva portato via Jamia. Noi tre ci eravamo avviati con la macchina di Bob, lui è più grande di me.
In macchina c' era un silenzio imbarazzante. Nessuno parlava. Bob guidava e guardava la strada, accanto a lui c' ero io e seduto dietro Mikey.
Per spezzare la tensione, decisi di parlare.
-Allora, tu sei Mikey?
-...Sì, uhm... scusate per la maleducazione di Gerard e Ray- Gerard era il riccioluto e Ray il rosso? O Gerard il rosso e Ray il riccioluto? Mikey non poteva specificare? Anche se non capivo esattamente perchè mi importasse sapere il suo nome.
-...ma sono fatti così. Non gliene frega niente di nessuno. Neanche in casi come questi. Vi prego di scusarli ancora.
-Figurati, certe persone sono fatte così. Raccontaci un po' di te. Quali sono le tue passioni?
-Uh... uhm... ecco... vi sembrerá strano ma... sì, sono un maschio e...- si zittì. Poi sussurrò: -mi piacciono gli unicorni. Li trovo adorabili.
Quel giovane era più strano di Gerard- o Ray-. Eppure sembrava così timido, era strano che ammettesse una cosa strana davanti a noi due.
Chi lo sa, forse ero io quello strano. Forse, investire qualcuno e fregarsene, era... normale.
Ma cosa dico?
Quel rosso mi ha influenzato. Troppo. Eppure mi ha detto sì e no una frase. Rivolta poi non a me, ma a Bob, me ed evidentemente Jamia.
Intanto, era dinuovo calato il silenzio. Riuscivo a leggere i pensieri di Mikey.
Sono uno stupido, si diceva.
Ho ammesso questa cosa strana davanti a persone normali, si diceva.
Eppure ci conosciamo da poche ore, pensava.
O forse per lui ammettere una passione per gli unicorni era normale.
Sono confuso.
Ho bisogno di riflettere e riposare.
Arrivati all' ospedale, l' aria era dinuovo tesa ed imbarazzata.
-Mi scusi, è stata ricoverata una certa Jamia?
Chiese Bob.
-Il cognome, prego?
-Uhm, non lo sappiamo.
La segretaria si rivolse a me.
-Siete suoi amici?
-Sì, si può dire di sì.
Eh certo, ovviamente se io so il tuo nome e la tua etá siamo amici.
Hey tu che leggi, come ti chiami? Quanti anni hai?

Perfetto, ora siamo amici. Ciao amico!

Era tutto strano.
La segretaria mi guardò con uno sguardo ammiccante.
-ovvio, tu sei il fidanzato! Entrate pure, allora l' ultimo ricovero risale a circa un' ora fa, la ragazza si chiama Jamia Nestor. È lei che cercate, vero?
Senza fare caso al fatto che la tizia abbia pensato che io fossi il fidanzato, risposi, con più nonchalanse possibile.
-Sì, è lei. Può indicarci la sua stanza, perfavore?
-Certo, sarai preoccupato. Beh, anche i tuoi amici lo saranno. Basta che tu non sia geloso, eh!
Io le sorrisi debolmente, in un modo che più falso non esisteva.
Numero 142.
Bussammo alla porta.
Nessuno.
La seconda volta.
Nessuno.
Allora Bob aprì la porta.
Ed eccola lì, con i suoi bei capelli e il suo corpo perfetto.
L' infermiera di turno, che stava lì, mi chiese:-sei il suo ragazzo?
Stavolta no. Porca puttana, non sono il suo ragazzo. Perchè continuano a chiederlo?
-Uhm, no... perchè me lo chiede?
-Perchè la guardavi con gli occhi di un innamorato. In ogni caso, vi lascio soli.
Io, Mikey e Bob ci avvicinammo al suo letto. Dormiva, era bellissima.
Forse mi stavo davvero innamorando di lei.
Ma la conoscevo da poco più di tre ore. Eppure in lei c' era qualcosa.
Come in Ray. O Gerard, comunque si chiamasse, il rosso.
Negli occhi avevano la stessa luce. Ma era diversa.
Quel pomeriggio, scoprii la mia dote. Potevo capire com' era una persona solo guardandola negli occhi.
Me ne resi conto parlando con Jamia. I suoi occhi sembravano buoni, innocenti. Il suo sguardo era teso, per il momento, era a terra, caduta dall' impatto col mezzo. Eppure, era sempre dolce, delicata, una brava persona. Parlando con lei, mi resi conto di avere ragione.
Tutto il contrario del rosso. Lui era trasgressivo. Di sicuro delle regole o delle persone non se ne fregava niente. Ma aveva un lato buono. Un lato dolce. Ma non lo mostrava. Evidentemente voleva sembrare il bullo, il duro. E lo era, credo.

Dopo una mezz' oretta Jamia si svegliò. Era spiazzata. Evidentemente aveva perso la memoria. Perfetto, pensai.
Prima che potesse dire qualcosa, cominciai.
-Jamia, sei qui perchè ti hanno investito. Noi eravamo lì con te, ma ce la siamo cavata. Non stai alla grande ma ti riprenderai fra un po'. Ti ricordi di me? Mi chiamo Frank.
-Oh, certo! Ricordo tutto!
-bene.
-Tu sei Frank, il mio ragazzo. Oh Frank, ti amo. Speravo di rivederti.
Io mi alzai e andai dal medico.
-È normale, non ricorda tutto della sua vita. Solo le cose più importanti. E questo Frank lo era. Assecondala, per qualche mese. Fino a quando non ricorda. Solo allora le potrai spiegare.
-E se trovassi il vero "Frank"?
-andrebbe bene, ma incontrerebbe solo altri ostacoli.
-Okay, grazie dottore.

Ero deciso a trovare questo Frank. Chiesi a Jamia: -Jamia, ricordi dove abito?
-Oh certo, Frankietto mio tesoruccio.
Puah, stavo per vomitare cacca di unicorno. E fidatevi, Mikey mi aveva informato su questo. A quanto pare era color universo, con tanto di stelline e sapeva di cioccolato. E non voglio sapere come Mikey lo sapeva. Non mi andava di vomitare cacca di unicorno.
Mi accorsi che poco a poco facevo pensieri sempre più strani. Nel giro di poche ore, solo grazie ad uno sguardo, ero cambiato.
-Tesoro, abiti qua vicino. Esci dall' ospedale. Gira a sinistra, vai dritto ed è la terza casa a destra.
-Certo, vado. Grazie, ciao Jamia.

-Sì? Chi è?
-Sono Frank.
-Frank? Uhm, entra pure caro.

-Conoscete Jamia? Jamia Nestor.
-Oh, sì. Davvero una brava ragazza. Era la fidanzata di mio figlio, si chiamava come te.
-continui, perfavore.
La vecchia signora scoppiò in lacrime.
-Ecco... tre mesi fa...
Un singhiozzo. Mi dispiaceva per lei.
-tre mesi fa lui è... ecco... lui ora è un angelo.

Normal Story. [Frerard]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora