Distanza.

3.6K 68 7
                                    

Allora, che posso dire? I momenti no mi hanno sempre portato a scrivere e anche stavolta ho preso tutto ciò che avrei voluto scrivere in risposta agli insulti continui che leggo su Lele e Elodie e l'ho trasformato in qualcosa che mi rendesse il fegato un po' meno amaro.

Questa sarà solo una sorta di introduzione alla storia vera e propria, che inizierà già dal prossimo capitolo.

Spero vi piaccia.



È complicato.

Avere un carattere molto forte è complicato, avere un carattere difficile da gestire, troppo imprevedibile, troppo istintivo, è complicato.

Avere qualcuno che nell'entrare a contatto coi lati più pesanti del tuo carattere la prende sul personale e ne fa una tragedia è molto semplice, lo è perché è semplice rispondere d'istinto e attaccarli ancora, far prevalere le proprie ragioni o semplicemente ignorare le risposte offese di chi se la prende per una critica detta apertamente, senza giri di parole e senza finto buonismo.

Ciò che è davvero complicato è avere a che fare con chi non ti fa pesare il carattere problematico che ti ritrovi, chi, una volta attaccato, invece di reagire attaccandoti a sua volta, cerca di capire il perché di tanta rabbia repressa o si limita a lasciarti sbollire prima di darti una vera risposta, così da poter avere un vero confronto. Questo è decisamente più difficile di vivere per dieci anni della tua vita allontanando tutti, perché ti mette davanti ad uno specchio, ti porta a chiedere a te stesso se questi attacchi ingiustificati a spese di qualcuno che magari ha solo detto la propria opinione non siano dovuti a qualcosa di più grande, ad un malessere che forse ti porti dentro da anni e che cerchi di ignorare allontanando chiunque ti avvicini alla chiave, alla soluzione.

Forse era proprio per questo che cercavo in tutti i modi di tenere a distanza Lele. Quel ragazzo pensava di poter andare sempre alla ricerca di qualcosa di più grande, più profondo e al mio chiudere la maggior parte delle nostre discussioni con un "a volte un 'mi stai sul cazzo' non significa nulla più di un 'mi stai sul cazzo'" se la rideva, scuotendo la testa come se gli avessi detto la cosa più ridicola al mondo, non mi lasciava altra scelta che voltargli le spalle e allontanarmi da lui, incapace di reggere un altro minuto di conversazione con quel ragazzo che pensava di avere le chiavi del mondo in tasca.

A volte mi sentivo persino in colpa, in fondo non era colpa sua se eravamo così incompatibili e se ogni parola pronunciasse mi faceva alzare gli occhi al cielo, ma non riuscivo a trattarlo con indifferenza, i suoi atteggiamenti mi disturbavano e spesso non riuscivo a controllare le mie reazioni, che portavano quasi sempre a degli scontri che mi giocavo da sola col silenzio, dato che Lele non rispondeva a nessun tipo di commento, se non con qualche sparsa provocazione che mi faceva spazientire e fuggire da questi insoliti battibecchi.

Più che per me e per lui, mi dispiaceva per Gabriele, amico molto stretto di entrambi, che spesso si trovava a dover mediare, cercando di farci quantomeno convivere in tranquillità. Noi tre –con Gessica, la mia compagna di stanza- passavamo la maggior parte del nostro tempo insieme, dentro e fuori la scuola e spesso le serate nella stanza dei ragazzi o nella nostra diventavano tremendamente pesanti, a causa di qualche commento, apparente innocuo, di Lele che mi dava sui nervi e faceva comparire sul mio viso un cipiglio irritato che mi portavo dietro finché non decidevamo di andare a dormire, cosa che di solito accadeva poco dopo il mio cambio d'umore.

Più volte avevo provato a seppellire questa invisibile ascia di guerra che avevamo raccolto sin dai primi giorni nella scuola, provavo ad avvicinarmi a Lele e ad iniziare un discorso che, in teoria, non avrebbe dovuto portare ad un sentiero minato, ma puntualmente dopo i primi venti minuti di pacifica conversazione, qualche suo commento mi faceva sbuffare o roteare gli occhi e mi chiedevo perché avessi persino provato a trovare un punto d'incontro con quel ragazzo.

Non eravamo compatibili e non c'era nulla che potessimo fare noi o Gabriele o chiunque altro per far cambiare la situazione, forse col tempo sarebbe diventato più semplice coesistere, magari saremmo persino arrivati a passare un'intera serata insieme a suon di risate, senza discussioni e senza sguardi irritati, ma per il momento mi sembrava fuori discussione.



Scopri l'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora