Cura.

3.6K 96 39
                                    

"Ma che bella è, 'sta casetta?"
Avevamo appena finito di cenare e Lele era dovuto tornare in sala da Elisa per rifinire i dettagli dei pezzi per la registrazione del sabato, aveva avuto giusto il tempo di mettere qualcosa sotto i denti tra una prova e l'altra, come accadeva sempre più spesso negli ultimi giorni.
"Stiamo qua da due settimane e tu mo' c staj pensann?" Gabriele continuò a fissare lo schermo del televisore sul quale stavamo guardando un film di Di Caprio che ci eravamo fatti portare quella mattina dalla produzione.
Scrollai le spalle, continuando a guardarmi intorno dal divano, soffermando lo sguardo su ogni piccolo particolare, come a volerlo imprimere nella memoria. La verità era che in quella casetta piccola e tutta bianca mi sentivo protetta, mi sentivo coccolata. Ogni giorno provavamo per ore e poter tornare in casetta, con un pasto mandatoci dalla produzione e qualche film che avevamo richiesto in precedenza, passare la serata a chiacchierare con i miei amici e poi finalmente andare a dormire tra le braccia di Lele, mi faceva sentire bene, mi faceva pensare che era così che avrei voluto vivere la mia vita, tra il canto e gli affetti.
Presa da un'improvvisa tenerezza, mi accoccolai accanto a Gabriele, che mi passò un braccio sulle spalle, abituato alla mia altalena emotiva.
"Uajù, fatemi spazio!"
Alessio si incastrò accanto a noi sul divano, allungando i piedi sul tavolino rigorosamente bianco.  "Ma Lele nun torn cchiù?"
"Ha detto che fa tardi, tanto per cambiare. Spero non come ieri, ché è tornato alle tre." Gli risposi, mordendomi il labbro. Ero preoccupata per Lele, sembrava star lavorando molto più di tutti noi, finiva di provare quasi sempre dopo la mezzanotte e la mattina si svegliava presto, non recuperando affatto il sonno perso. Pensare che quella era solo la seconda settimana del serale peggiorava le mie preoccupazioni, la mole di lavoro non avrebbe fatto che aumentare e Lele aveva bisogno di riposo. Nonostante lui affermasse sempre il contrario, era evidente quando fosse stanco.
Alessio, vedendo la mia aria pensierosa, mi accarezzò un braccio, appoggiando la testa alla mia spalla.
Questo gesto mi fece sorridere e mi ricordò nuovamente quanto fossimo simili ad una famiglia.
Alessio era una persona che avevo scoperto negli ultimi dieci giorni, prima del serale non avevamo un gran rapporto e, anzi, a volte c'erano stati anche dei piccoli litigi. Passare più tempo insieme, soprattutto in un contesto così stressante, ci aveva fatti avvicinare e, senza forzature, una delle prime sere in casetta ci eravamo aperti l'uno all'altra. Mentre gli altri finivano di cenare, noi eravamo usciti a fumate e su quei divanetti, chiusi nei nostri giubbini neri, ci eravamo raccontati senza freni, scoprendoci più simili di quanto avessimo mai immaginato.
Nonostante anche prima del serale passassi tutto il mio tempo con loro, stare chiusi in casetta, isolati da tutti gli affetti esterni, ci aveva fatti avvicinare ancor di più, rendendo ognuno dei ragazzi parte della mia quotidianità.
Chiusi gli occhi e lasciai che la stanchezza mi portasse in uno stato di quiete, cullata dalle voci provenienti dalla tv e dalle carezze di Alessio e Gabriele.
Mentre il sonno prendeva il sopravvento su di me, mi sentii grata per il percorso che stavo affrontando che, oltre ad insegnarmi a vivere di musica, mi stava donando persone che, ne ero sicura, avrei portato dentro per molto tempo.

Sentii il letto cigolare accanto a me e delle labbra si posarono delicate sulla mia fronte, svegliandomi dallo stato di dormiveglia in cui ero stata nell'ultima ora.
Il profumo e il calore di Lele mi fecero comparire un sorriso istintivo sulle labbra, mentre mi stringevo a lui, passandogli un braccio intorno alla vita.
"Amore, che ore so'?" La mia voce era bassa e strascicata, mentre gli lasciavo dei baci assonnati sul petto, sul quale mi ero appena accoccolata.
"Le due e mezza. Scusa se ti ho svegliato." Lele coprì i nostri corpi col lenzuolo, andando poi ad accarezzarmi la schiena con le sue mani calde. Anche la sua voce era badsa, probabilmente per la stanchezza e per la paura di disturbarmi.
"Scusa tu, ti volevo aspettare in piedi, ma so' crollata." gli confesssi con voce sommessa, nonostante la porta della camera fosse chiusa, isolandoci dagli altri.
Sentii Lele sorridere, mentre mi lasciava dei baci tra i capelli. "Volevi stare sveglia fino a mo'? Tu devi dormire!"
"E tu no? Amore, stai dormendo pochissimo." Il mio tono si fece improvvisamente serio e alzai la testa per incrociare lo sguardo di Lele, sperando di fargli capire quanto fossi preoccupata per lui. "Dormi poco e mangi sempre di fretta, se continui così va a finire che ti senti male."
Lele sorrise, intenerito dalle mie premure, accarezzandomi piano il viso, con il solito sguardo assorto e pieno di dolcezza che riservava solo a me. "Quanto sei bella."
Gli lanciai un'occhiataccia, sbuffando. "Guarda che non mi distrai coi complimenti, domani prima delle dieci tu non ti alzi dal letto!"
"Uè, dottore', ma comm staj agguerrita alle tre del mattino!"
Scoppiai a ridere del cambiamento nel suo tono e mi puntallai sui gomiti per lasciargli un bacio sulle labbra. "Mi preoccupo, cosa che dovresti fare anche tu. Hai bisogno di rimetterti in forze."
"Ma io sto bene! Finalmente sto facendo quello che ho sempre voluto fare. Se non ho voglia di dormire è perché la realtà finalmente supera i sogni."
Un sorriso dolce mi si aprì sul viso nel sentire l'entusiasmo nelle sue parole. Dalla sua voce era evidente quanto fosse felice di star iniziando questo percorso, sembrava un bambino, con gli occhi che gli brillavano e un sorriso fisso sul volto.
"È tutto bellissimo, lo so, ma mi devi promettere che riposarai un po' di più, amore." Il mio tono si era notevolmente addolcito, forse per la stanchezza, forse perché a sentirlo così euforico non me la sentivo di bacchettarlo, come invece mi ero ripromessa di fare quella stessa sera. "Pensa a questo: se ti senti male, non puoi più provare."
Lele annuì piano e dal suo sguardo serio era evidente avesse capito le mie preoccupazioni. Mi augurai che ascoltasse davvero i miei consigli, vederlo così stanco mi faceva stare in pensiero per ore.
Quando fui certa che le mie parole fossero arrivate a segno, gli lasciai un bacio sulle labbra e appoggiai la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo.
Sentii le braccia di Lele cingermi e, con il battito del suo cuore a farmi da ninnananna e il suo odore che mi riempiva le narici, tornai nel mondo dei sogni, tranquillizzata dalla sua presenza calda accanto a me.

Scopri l'anima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora