Capitolo 6

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"Laaa Tar-ta-ru-ga,
Un tempo fu
Un animale che correva a testa in giù!
Cooo-me un si-lu-ro,
Filava via
Che ti sembrava un treno sulla ferrovia!"
Il moccio è diventato il mio nuovo microfono nonché partner nella mia coreografia inventata sul momento. Ho già pulito i materassini dal sudore dei miei compagni e spazzato l'intera sala, manca l'ultimo quarto di palestra da lavare ed ho finito, ancora stento a crederci.
Solo che è un ambiente troppo grande per una persona sola, poi immerso nel silenzio ed illuminato dalle fredde luci al neon, non è proprio ospitale. È tutta un'altra storia quando sono in corso gli allenamenti, per quanto estenuanti siano rendono il posto più vivo. Ecco perché è da quando ho incominciato a pulire che canto. Canzoni stupide, quelle da bambini: un po' per tenermi compagnia e un po' per lavorare con allegria.
Una punizione è tutt'altro che felice, vero, però lavorare con il broncio rende il compito più faticoso e lungo. Invece, se lo si accetta con diplomazia anche il risultato finale sarà migliore. Come dice una canzoncina che canticchiavo prima:
"Con un poco di zucchero la pillola, va giù. La pilolla va giù. La pillola va giù. Con un poco di zucchero la pillola, va giù. E tutto brillerà di più!"
Me la cantava mia nonna, diceva che l'aveva imparata anche lei dalla sua e che era una canzone di un film. Mi diceva che quando ancora non era nata la nostra società, l'interpretazione si chiamava recitazione e le persone che lo facevano per lavoro erano gli Attori.
Venire pagati per vivere la vita di qualcun altro e mostrarlo a tutti, lo trovo un po' strano, ma se al tempo andava bene, nulla da ridire. Mi piacerebbe vedere uno di questi film, poi se nella storia ci sono anche queste belle canzoncine, non ci trovo alcun male. Chissà perché li hanno vietati.
"Ma avvenne un incidente,"
Continuo a cantare mentre muovo il moccio più velocemente.
"Un muro la fermò"
Inizio a piroettare su me stessa.
"Si ruppe qualche denteeh!"
Nel danzare ho lavato attorno a me senza accorgermene e nel fare i vari passi sono ovviamente scivolata.
La tipica caduta: lanci in avanti la gamba e cadi dritta, dritta di schiena.
Ma non sarebbe tanto male se fossi realmente sola come credevo:
Una figura imponente si piazza sopra di me e mi scruta severamente.
"E allora rallentò..."
Finisco di cantare a voce strozzata mentre metto a fuoco l'ombra su di me.
Appena riconosco i tratti spigolosi del volto mi sfugge un mugugno:
"Eric."
Lui ghigna:
"Bella caduta Trasfazione."
Quanto gli piace mettere il dito nella piaga.
"Grazie, anni e anni di esperienza." sogghigno.
Per un attimo gli angoli della bocca tendono all'insù prima di assumere una linea ancora più stretta e dura del normale.
*Continua a fingere, tanto ti becco sempre.*
Mi alzo massaggiandomi il lato B, ho preso proprio una bella botta.
Lo vedo stingere i pungi e mordicchiarsi le labbra prima di ringhiarmi contro:
"Comunque io ti avevo detto di pulire e non di cantare e ballare, altrimenti saremmo nella Fazione dei Pacifici con rose nei capelli e vino nelle gole. Qui siamo negli Intrepidi dove nessuno ti garantisce che ti sveglierai il giorno dopo." .
Sbuffo mentalmente:
"Questi giochetti spaventeranno gli altri Iniziati, ma non me. Non posso dirti che so cosa ho scelto, ma sto iniziando a capire e mi piace. Poi non puoi inventarti nulla di più spaventoso degli allenamenti che facciamo già."
Alla fine mi scappa da ridere, ci dice che potremmo non alzarci la mattina quando a mala pena sappiamo se riusciremo ad arrivare vivi a fine giornata!
Non fa trasparire alcuna emozione, ma i muscoli facciali si rilassano.
"E comunque ho pulito tutta la palestra, il canto era per passarmi il tempo, sono così stonata?"
Vediamo cosa mi rispondi mio caro Capofazione.
Gli occhi gli diventano due fessure ed io inizio a temere di essermi spinta un po' troppo in là.
Non pronuncia parola, ma inizia a ispezionare ogni centimetro quadrato di palestra.
L'incedere lento e autoritario.
Lo sguardo attento, non gli sfugge nemmeno un dettaglio.
Inizo a pensare a tutti i punti fatti più velocemente e mi maledico per essere stata un po' superficiale. Se trova anche solo un filo di polvere in più del dovuto, mi farà diventare un'esclusa, ne sono certa.
Lo seguo a ruota come un cagnolino tentando, inutilmente, di decifrare il suo volto. Mi viene da chiedere se stando qui, anch'io diventerò così criptica un giorno. Non se si può considerare un bene o un male. Torniamo all'ingresso della sala ancora immersi nel silenzio.
"Ciò che è successo oggi non deve recapitare mai più, sono stato chiaro?"
Esordisce e io mi limito ad annuire vigorosamente, nemmeno io voglio tornare a non avere più controllo su me stessa e grazie a Quattro so come evitarlo.
"Puoi tornare in branda."
Aspetta, aspetta, aspetta... Quindi è soddisfatto del mio lavoro? Vorrei tanto chiederglielo, ma so che non è un tipo che si perde in complimenti, quindi mi custodirò il mio "torna in branda" come il più prezioso dei tesori. Vorrei sembrare impassibile, ma sono troppo stanca per trattenere un sorriso che parte da un orecchio e finisce dall'altro.
"Grazie" Squittisco. Lui in tutta risposta grugnisce e mi fa cenno con il capo di sparire dalla sua vista. Non me lo faccio ripetere due volte e a testa alta raggiungo la porta antipanico.
"E comunque sei intonata, ma la canzone era stupida." la sua voce mi colpisce alla spalle.
Mi giro ancora sorridendogli:
"Da quanto mi stavi ascoltando?"
"Da abbastanza per dirti che la canzone è stupida." ribadisce pragmatico, ormai non mi stupisco più.
"Allora devi ascoltare con più attenzione: le canzoni per bambini insegnano sempre qualcosa." detto ciò, spingo la porta e lo lascio solo.

REBORNDove le storie prendono vita. Scoprilo ora