Capitolo uno

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Premetto che questo e il secondo sono i capitoli più lunghi che troverete (1500 parole) e mi scuso in anticipo, i successivi sono più brevi. Sperando che il numero eccessivo di parole non vi dissuada dall'immergervi in questo racconto, vi auguro buona lettura!

SE NON TROVATE DEI CAPITOLI, CERCATE ALLA FINE DELLA STORIA. SONO IN PIENA REVISIONE E PER VIA DEGLI AGGIORNAMENTI L'ORDINE DI LETTURA PUÒ VENIR PERSO :)

Enola

Mia madre entrò in camera ed alzò bruscamente la serranda permettendo al sole mattutino di infastidirmi. Tirai su le coperte fino a coprire gli occhi e feci finta di nulla. Non volevo risponderle male, non lo meritava e se lo avessi fatto il rimorso mi avrebbe tormentato per tutto il resto della giornata. 

Aveva insistito incessantemente per convincermi a trascorrere qualche settimana a casa sua. Non mi aveva dato tregua, accendere il telefono equivaleva a ricevere una chiamata da parte sua dove mi supplicava di accettare la proposta. Avevo declinato fino all'ultimo secondo l'invito preferendo di gran lunga la solitudine del mio appartamento, ma dopo aver rifiutato numerose volte, forse troppe, mi ero arresa. Preparate le valigie con il necessario per due settimane, avevo varcato la soglia della mia vecchia dimora.

Non abitavo lontano da mia madre, con una passeggiata di dieci minuti potevo mangiare la torta allo yogurt con cui mi aveva cresciuto. Tuttavia la consapevolezza di avere una figlia con la leucemia aveva amplificato le distanze, pochi metri si trasformavano in miglia e le miglia in anni luce. 

Dopo quella famosa telefonata si era fatto avanti l'istinto primordiale di ogni madre: proteggere e accudire la creatura messa al mondo. Nonostante trasferirmi per qualche tempo da lei fosse stata la scelta più saggia, non riuscivo a tollerare la rapidità con cui alternava crisi di pianto, accompagnate da baci e parole sdolcinate per la sua bambina di ventisette anni con un piede nella tomba, a momenti in cui mi trattava come se quel futuro di chemioterapia non fosse mai stato annunciato. Momenti come quello, dove pur conoscendo il mio bisogno di riposare, non esitava a svegliarmi la mattina presto in modo brusco.

« Sono le sette! Ho preso l'appuntamento dal parrucchiere alle nove, devi farti bella per la cena di stasera.»

Abbassai le coperte fin sotto le labbra, il minimo indispensabile per rendere comprensibili le mie parole.

«Il parrucchiere è proprio sotto casa, anche se mi avessi svegliato alle 8:59 sarei arrivata in anticipo.»

Aprì la finestra ed una ventata di aria gelida invase la camera.

Non gridare, non lo fare...

Mi alzai di scatto e mi diressi in bagno sbattendo la porta.

*


«Finalmente sono ricresciuti!»

Roberto non smetteva di accarezzarmi i capelli.

«Mi sono mancati e mi sei mancata tu. Sei una figlia per me.»

Roberto aveva avuto l'onore di tagliarmi i capelli la prima volta. Mia madre quel giorno non riusciva a tenermi ferma sulla sedia perché ero terrorizzata dalle forbici.

Guardai i tratti invecchiati di Roberto, troppo anziano per continuare con la sua professione da parrucchiere, troppo innamorato di essa per rinunciarvi.

«Anche tu mi sei mancato.»

Avrei potuto aggiungere che mi erano mancati anche i capelli così da ricalcare a pieno la sua frase, ma avrei detto una bugia. Ricordai la sera in cui nella penombra della mia stanza, in piedi davanti lo specchio, non avevo versato una sola lacrima nel guardare i miei capelli biondo cenere abbandonare la testa. Non avevo battuto ciglio. Per ogni ciocca che cadeva a terra mi sentivo più forte. Piansi la notte, quando mi resi conto che la mattina successiva non mi sarei dovuta svegliare presto per domare la mia chioma.

Ogni alba rimasta (Ex ANCHE ORA- Il castello del tempo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora