"Fossi in te quella sottospecie di succo arancione non lo berrei..." mi disse Nathan sedendosi proprio davanti a me.
Quel ragazzo era ovunque, sembrava sapere esattamente il luogo in cui mi trovassi in ogni istante e questo m'inquietava parecchio.
"Perché dovrei darti ascolto?" dissi incrociando le braccia scocciata e appoggiandomi allo schienale della sedia della mensa: un posto che odiavo frequentare, dove ogni singolo ragazzo si girava per ogni persona che varcava la soglia di quella dannata stanza, seguendo con lo sguardo il tuo percorso e ogni tuo movimento.
"Perché forse ne so qualcosa più di te?" disse ironico e iniziando a bere dalla sua tazza quello che poteva sembrare caffè.
Sbuffai scocciata dal suo fare saccente e lo ignorai rigirandomi il bicchiere tra le mani. Era del normale succo d'arancia, cosa poteva farmi? Uccidermi?
"Carter, dico sul serio. Ci hanno trovato delle blatte là dentro qualche giorno fa." Disse tranquillamente.
Allontanai schifata con un dito il bicchiere verso il centro del tavolo ed evitai di guardarlo sentendo avvicinarsi i conati di vomito.
La sua reazione fu soltanto quella di ridere leggermente, lasciandomi nel dubbio se tutto quello che mi aveva detto fosse vero o solamente una bugia inventata al momento.
"Come sai il mio cognome?" chiesi diretta ricordandomi di non averci mai parlato seriamente e quindi non essermi neppure mai presentata, cosa che invece lui aveva fatto, oltre ad immaginarsi già una storia d'amore con noi come protagonisti.
"Io so tutto di tutti qui dentro. Sono come un Dio rinchiuso dentro queste quattro mura. Nulla mi sfugge." Mi sorride malizioso finendo il suo caffè e indicandosi orgoglioso di sé.
"Buon per te." Scrollai le spalle disinteressata.
"E so anche che dovresti stare alla larga da quel coglione di Lawley." Mi avvertì "Sai, dicono non sia di buona compagnia e posso solo confermarlo." Continuò facendomi solo ridere tra me e me. Non doveva girare aria buona tra quei due, ma l'ultima cosa di cui mi interessavo era saperne il motivo nonostante la mia indole da ragazza sempre interessata ai pettegolezzi.
"Non penso stia a te decidere cosa sia giusto o sbagliato per me." Risposi sinceramente, incurante di quanto potesse sapere lui su Kian.
"Io penso dovresti ascoltarmi invece." Incrociò le braccia sopra al tavolo, guardandomi in modo sempre più serio.
Forse avrei dovuto ascoltarlo, o meglio potuto, ma non m'importava. Mi ero svegliata male, volevo solamente starmene per i fatti miei senza essere interrotta da presenze come la sua. Mi sarei fatta scivolare tutto addosso, nulla mi avrebbe colpito, oggi preferivo l'indifferenza totale e vivere per una giornata nella più totale apatia, rinchiusa nel mio mondo.
"Senti coso..." dissi seria anch'io e mettendomi nella sua stessa posizione "Potrai sapere tutto di tutti qui dentro, potrai sapere il mio nome, magari anche perché sono qui, buon per te. Ma non per questo avrai il diritto di entrare a farci parte. Puoi sapere del mio passato, puoi vedere con i tuoi stessi occhi il mio presente, ma la mossa successiva, nella partita della mia vita, ce l'avrò sempre io." dissi alzandomi "E di certo non sarà uno come te" sottolineai indicandolo dalla testa ai piedi "a dirmi come muovermi." E mi avviai verso l'uscita buttando il succo d'arancia rimasto intatto nel tavolo.
"Quando fai la dura mi piaci solamente di più!" disse affiancandomi poco dopo durante il mio tragitto verso la stanza.
"Da parte mia non si può certo dire lo stesso." gli risposi senza guardarlo e superandolo con una lieve spallata.
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Semper Fidelis || Kian Lawley
FanfictionDove la troppa libertà viene rubata, dove le ore sono scandite dai ritmi lenti della quotidianità, dove il silenzio viene interrotto dal suono stridente delle manette dei più ribelli, dove il passato ti condanna, ci sono loro, due ragazzi che si pro...