Era un martedì di agosto. La scuola era finita da poco e sempre da poco avevo compiuto diciannove anni. Non avevo fatto niente di speciale per il mio compleanno: Abby mi aveva regalato un libro e avevo passato tutta la giornata con lei ad andare in bicicletta.
Quel giorno io e la mia amica dovevamo vederci, perché saremmo andate nel nostro posto segreto. Era un luogo non facilmente visibile, che avevamo trovato insieme quando eravamo piccole. Mi ricordo che lo trovammo per caso, sempre durante l'estate: ci stavamo immedesimando in uno dei personaggi dei nostri libri, volevamo vivere un'avventura. Ricordo bene che nella nostra scuola di teatro tutti i bambini avevano timore ad entrare in una caverna che si trovava al limite di un bosco: tutti ci erano passati davanti, ma nessuno aveva mai oltrepassato la soglia. Ginee Collins pensava che ci fosse un mostro al suo interno, mentre Sandra Gremitt pensava che si sarebbe persa, se fosse entrata. Io ed Abby, invece, volevamo dimostrare ai nostri compagni che non c'era niente di cui aver paura, così decidemmo, con le nostre torce, di avventurarci all' interno, sperando di trovare teschi umani o addirittura dei tesori veri e propri. Quel che trovammo, in effetti, può essere considerato un tesoro: un lago sottomarino. Dopo quella scoperta io e Abby ci promettemmo di non rivelare la nostra esplorazione a nessuno, e dicemmo a Ginee, a Sandra e agli altri bambini che ci eravamo avventurate da sole all'interno della grotta e che avevamo trovato dentro proprio ciò che loro temevano potesse esserci: a Sandra dicemmo di aver trovato un labirinto, a Ginee di aver visto un mostro con cinque teste aggirarsi nella caverna.
Erano ormai le undici di mattina, il sole era alto in cielo e non poteva esserci giornata migliore per uscire un po' di casa. Mi alzai dal letto, nonostante fossi sveglia già da molto tempo, e con il mio nuovo libro mi avviai in cucina per fare colazione.
-Posate quei libri, su! – disse, come ogni mattina, nostra madre a me e a mia sorella, Tess.
-Un attimo- rispondemmo, in coro.
Mia sorella mi assomigliava sotto molti aspetti: come me amava leggere e come me aveva i capelli castani, sul rosso scuro. Anche da lontano si poteva notare la nostra parentela.
Mi diressi in bagno, il libro sempre con me. Non davo e anche adesso non do molta importanza a come mi vesto, proprio per questo motivo presi dall'armadio i miei jeans preferiti, non importandomene del fatto che fossero rovinati da uno strappo sia sul ginocchio, sia sul polpaccio. Avevo indossato quei jeans in tante occasioni per me importanti, inoltre erano comodi. Abbinata, o forse no, indossai una maglietta larga e leggera di colore bianco. Acconciai i miei capelli con una coda.
Uscii di casa un'ora dopo. La mia bicicletta era appoggiata alle mura della mia abitazione, come era sempre stato. L'avevo comprata all'età di quindici anni e nonostante non fosse così vecchia era tutta rovinata a causa dei luoghi dove andavo.
Incontrai Abby all' entrata della grotta. Ci salutammo e, con le nostre torce entrammo.
Quella mattina la caverna era eccessivamente umida: si poteva sentire ogni tanto, mentre si camminava, una goccia d'acqua che cadeva dalle pareti circostanti.
-Appena arriviamo facciamo un bel bagno- esclamò lei, senza che la si potesse vedere in faccia.
- Assolutamente- replicai io, avendo sudato a causa del tepore e dell'umidità.
Dopo circa mezz' ora di cammino, iniziai a sentire dolore al mio rigonfiamento grigiastro.
-È una cosa strana- pensai -non mi aveva mai fatto male prima. –
Cercai di non dire niente ad Abby, per non farla preoccupare: fin da piccola voleva essere sempre la prima a essere aggiornata sulla mia "malformazione", sapevo che temeva che fosse qualcosa di brutto e se lo era, di certo non volevo dirglielo in quella giornata speciale.
Ogni metro che facevo, più il dolore si intensificava. Era più di un semplice fastidio, mi sembrava che mi venisse tirata via quella parte di pelle con molta forza e per me era talmente insopportabile che dovetti persino cambiare mano per tenere la torcia accesa.
Dopo circa un'ora di camminata arrivammo a destinazione. Il lago, quel giorno, era trasparentissimo. La sala che era occupata dall'acqua era illuminata dai riflessi che provenivano dal fondale: pietre di ogni colore e specie si trovavano sotto i nostri piedi e fin da piccole, io ed Abby, ci divertivamo a fare a gara a chi ne raccoglieva di più. Incredibilmente, non appena toccai l'acqua, il dolore cessò.
Prima di tuffarci decidemmo di stare sdraiate a parlare, mentre guardavamo il soffitto della grotta, colmo di colori.
-Mer- così mi chiamava – forse domani sera Hood mi chiederà di fare una passeggiata con lui, o almeno è quello che spero. – Hood era il ragazzo di cui Abby aveva una cotta. Anche a lui piaceva la mia amica, la cosa era palese per tutti, tranne che per loro due.
-Fantastico! – esclamai io, felice per lei. – Dove andrete? –
- In realtà ancora non lo so, non so nemmeno se me lo proporrà. Solo che ne sono abbastanza sicura, dato che oggi si è avvicinato a me e ci ha provato spudoratamente. – sorrise. – Tu, invece? –
-Io cosa? – cercai di evitare l'argomento. Non mi interessava nessuno e io non piacevo, in generale. Mi vergognavo del fatto che non fossi interessata, all'età di diciannove anni, nemmeno a un ragazzo e che non avevo ancora dato un bacio.
- Ragazzi! Chi ti sta dietro? – mi guardò, quasi convinta che avessi una lista da elencare di almeno venti persone.
- C'è un ragazzo...- ero nel panico più totale e non volevo sembrare "colei che non piace a nessuno" alla mia più cara amica.
Mi guardava con i suoi occhi blu, aspettando che finissi la frase. Non volevo mentirle, ma lo avevo già fatto. Non volevo nemmeno dire il nome di un ragazzo al quale, magari non piacevo nemmeno.
-Vabbè- disse lei, interrompendo quel mio momento di tortura – quando usciremo dall'acqua mi dirai nome, cognome e codice fiscale. Adesso, però, gara a chi ne prende di più! Ci stai? – si stava riferendo alle perle del fondale lacustre.
Non le risposi nemmeno, semplicemente mi tuffai in acqua, pronta a vincere.
Un brivido di freddo mi attraversò le vene, come ogni volta che mi immergevo nelle acque del lago. Era incredibile come si vedessero bene le figure dei pesci e la figura di Abby che nuotava, nonostante non avessimo nessuna attrezzatura per guardare sott'acqua.
Velocemente nuotai fino al fondale, e velocemente presi una manciata di perle quando un dolore acuto mi paralizzò la mano con il rigonfiamento e immediatamente un vortice di acqua mi risucchiò, portandomi in un mondo che non avevo mai visto prima...
... ... ...
Questo è il secondo capitolo, quello che ci introdurrà alla vera storia di Meredith. Per dubbi, incomprensioni o consigli io sono qua! Aspetto voti e commenti!
Buona Lettura.
Lisa
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Lost Soul
Fantastik-Finalmente sei arrivata- mi disse, guardandomi negli occhi. -Arrivata dove?- chiesi io. -Nel posto che ti aspetta da sempre, Meredith.- Meredith Dowson non è una ragazza ordinaria: fin da piccola ha uno strano rigonfiamento sulla mano che nessun me...